"Ho detto di no" alzai la voce dimenandomi e rimuovendo le sue mani dal mio corpo "Gaia" mi richiamò rimproverandomi e mi schiacciò con la sua figura al muro, teso e pieno di stupore portò delicatamente le sue labbra al mio orecchio, sfiorava il lobo sensualmente e sentivo il suo odore percuotermi le narici, amavo infinitamente il suo profumo.
Il profumo di un temporale estivo, che combina la morbidezza del muschio con un caratteristico tocco legnoso. Discreto, pulito e pieno di mistero, questo profumo evidenziava la sua personalità così psicopatica.
"Hai capito?" pispigliò scontrando le sue labbra sulla mia dolce pelle, socchiusi gli occhi affranta dallo strazio e alzai il ginocchio in direzione del suo membro, conoscevo il dolore che avrei provocato, ma era l'unica soluzione e possibilità che avessi per permettermi una via di uscita dalle sue grinfie.
Il suo corpo si allontanò di qualche passo dal mio, contorcendosi e piegandosi "stupida pogues" sputò fuori quelle parole come puro veleno, con intento di offendermi e farmi ricordare il perché del nostro odio costante.
Rimasi impietrita se non scandalizzata, insieme avevamo compiuto diversi passi nel miglioramento del suo carattere ed ora era di nuovo lui, il maledetto e arrogante Rafe Cameron... eravamo tornati al punto di prima, a impedirci di continuare le nostre vite serenamente, ma ora a quanto pare le cose erano cambiate.
"Va a farti fottere" sibilai uscendo dalla stanza a passo svelto e con immensa confusione mi dirisi alla pistola, John B la teneva nascosta nell'armadietto delle medicine in cucina, non era un luogo consigliato, ma dopotutto ci trovavamo a casa di uno sconosciuto.
L'afferrai con tutta fretta, non avevo la minima intenzione di perdere un minuto di più insieme a quello psicopatico, se la sua intenzione era comandarmi si stava sbagliando di grosso, non ero di sua proprietà e non poteva trattarmi in maniera sgarbata quando il suo umore cambiava, non ero un suo oggetto e mai lo sarei stata.
"Dove pensi di andare" sbottò inferocito e la sua figura spuntò da dietro l'anta dell'armadio, facendomi sobbalzare e il mio viso divenne puro terrore "lasciami in pace" sbottai sorpassandolo, ma scaturì solo la sua rabbia repressa "piccola" quel ghigno di sottofondo mi avvisò che il peggio si sarebbe a breve scatenato.
"Non ho intenzione di ripeterlo ancora una volta" con un veloce movimento mi bloccò al tavolo da pranzo, tenendo il suo palmo fisso sul mio collo, stringeva sempre di più facendomi mancare l'aria, ormai era quotidianità che la mia vita fosse un costante pericolo.
"Rafe" boccheggiai confusa "non respiro" cercavo di levarmi le mani di d'osso fino a quando non alzai l'arma, quello strumento di ferro assai dannoso e colpì ferocemente il suo capo, un immenso vuoto si espanse per il mio corpo, cosa avevo appena fatto?
La sua tempia grondava di sangue e lui barcollò prima di scivolare a terra, forse avevo causato più danni di quanto pensassi, le lacrime cominciarono a scorrere sulle mie innocue guance che forse poi non lo erano più; osservavo il volto disgraziato dell'uomo che amavo e un senso di oppressione si levò in me, portandomi ad uno stato di iper ventilazione.
La mia figura era rigida e ferma, guardava incapace di compiere un ulteriore passo verso di Rafe, quel ragazzo mi aveva ferito diverse volte: mentalmente e fisicamente, ma la mia minuta personalità non si era mai spinta a tanto, avevo fatto del male a lui, a Rafe, nonostante sapessi con certezza le varie problematiche che lo invadevano.
"Gaia che succede?" udì la voce impacciata di mio fratello, ma non mi mossi, rimasi a scrutare quello che avevo fatto "avanti" le braccia di John B mi circondarono il bacino cercando di trascinarmi via da lui "dobbiamo andarcene" sentì le sue parole in lontananza e mi lasciai trasportare, ormai osservandolo da lontano.
La mia testa non ragionava minimamente, era persa nei più totali casini; stavamo scendendo le scale per dirigerci alla barca che Cleo ci aveva procurato, ma il cordoglio che scorreva in me mi distruggeva secondo dopo secondo e solo poi, quando la calma sembrava essersi recuperata, gettai il mio viso infranto dalle lacrime sulle gambe di mio fratello, mentre lui manteneva diritto il timone.
La sua mano si poggiò prontamente sulla mia nuca, accarezzando i fragili capelli biondi, "Gaia" la sua voce totalmente scandalizzata cercava di tranquillizzarmi "devi reagire" a quell'affermazione strinsi il tessuto dei suoi pantaloni con le tenere dita delle mie mani, soffocando nel pianto disperato.
"Non ce la faccio" replicai furiosa "non c'è niente che vada per il verso corretto" sbottai alzando il volto in direzione sua, gli occhi rossi e rigonfi lo fecero riflettere "prima la vecchia pazza che mi perfora il fianco e poi un proiettile" alzai la maglietta mostrando le due cicatrici "l'uccisione di Peterkin" ansimai struggente "questa maledetta caccia all'oro" alzai la voce rassegnata per poi gettarmi con la schiena al bordo del veicolo acquatico.
"E infine Rafe" lo sguardo di mio fratello fissava un punto fisso nel cielo sereno "era cambiato" sussurrai portandomi le mani alla faccia non riuscendo a dire nient'altro, il ragazzo che amavo e odiavo allo stesso tempo stava divenendo un problema.
"Ho notato come lo guardi" esclamò di soppiatto John B e alzai il capo in sua direzione "non hai mai guardato nessuno come lui" fece un profondo respiro "e per la prima volta ho visto Rafe" parlava come se avesse un nodo in gola "così fottutamente innamorato che avrebbe dato la vita per te" mi sentivo così a disagio nonostante fosse mio fratello, ma non riuscivo a reagire.
"Lo ami Gaia?" quella domanda rimase impressa nella mia mente e una serie di ricordi di noi due si levò in me, belli e brutti.
"Si" risposi.
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scelta difficile || rafe cameron
Fiksi PenggemarDue opposti, Gaia Routledge una pogues e Rafe Cameron un Kooks. Fin dai primi anni della loro vita i due non si sopportano, mantenendo un odio costante da parte di entrambi, ma che sotto sotto sanno che nonostante quell'odio c'è qualcosa che li avv...