Chapter 59

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Erano due giorni che la piccola Tess abitava in casa nostra e non ne ero poi così felice, ma mia sorella Wheezie si trovava bene con lei quindi non avevo da cui preoccuparmi, avrebbe badato alla mocciosa senza neanche troppe preghiere perché lo facesse.

In questo momento mi trovavo in terrazza seduto su una delle poltrone insieme alla mia fidata bottiglia di Vodka, ormai non c'era giorno in cui non sprofondavo nella tentazione dell'alcol. Ieri sera avevo vomitato anche l'anima, come duole dire la metafora, avevo bevuto così tanto da arrivare a quel punto e poi non mi ero sicuramente risparmiato qualche canna, forse erano state loro a darmi il colpo finale per distruggermi.

In seguito avevo dormito fino ad adesso, insomma se i miei calcoli non erano errati avevo in corpo quindici ore di sonno, eppure sentivo ancora in me la stanchezza; ormai dalla morte di Gaia dormivo neanche tre ore a notte, faticavo a stare in piedi e poi peggioravo il tutto ubriacandomi di giorno, ma la cosa che continuava a tentarmi sempre di più era la droga.

Tenevo le bustine della coca nella tasca dei miei pantaloni, mi ero ripromesso di non comprarla nemmeno, ma non era andata proprio nel verso giusto.

Uscì di casa cercando di distrarmi, cosa che ritenevo quasi impossibile, visto che ripetevo la stessa frase ogni giorno e secondo ma nulla sembrava migliorare.
Percorsi il corridoio per poi raggiungere le scale, dove al termine di esse si trovava Tess che giocava con delle bambole, o almeno pensavo lo fossero, non che la cosa mi importasse più di tanto, la scavalcai e ignorai andando verso il giardino dove incontrai mio padre.

In questi giorni stavamo riscontrando diversi problemi coi Pogues, quella Kiara aveva scritto la parola assassino in grandi caratteri sulla nostra muretta di casa, stava giocando col fuoco e non le conveniva, soprattutto nel mentre che mi trovavo in questo stato di instabilità.

"Credo che dovremmo ucciderli" sussurrai a mio padre toccandomi la fronte e roteai gli occhi in giro, per poi andarmene via, questa volta la mia meta era cambiata, sarei andato a farmi un giro in moto per poi tornare la sera tardi, almeno mi sarei perso a fare qualcosa, speravo che l'adrenalina riuscisse a combattere il tutto.

———————

Mi trovavo a letto, incapace di addormentarmi, fino a quando qualcuno venne di soprassalto a svegliarmi, era mio padre. "Rafe" mi richiamò toccandomi una spalla e voltandomi verso di lui "aiutami" dopo questa sua ultima parola ci recammo in giardino in piena notte.

"Rafe sta calmo, non agitarti ok?" annuì con la testa anche se non comprendevo il fatto per cui si stesse agitando e mi guardasse con tale terrore, cosa mai doveva esserci di così spaventoso. "Che cos'è?" chiesi un po' confuso "un cadavere figliolo".

"O mio dio" sussurrai per poi fare qualche passo indietro "o mio dio un cadavere" mi portai vorticosamente le mani sui capelli "devo saperlo" portai il mio sguardo sul suo in preda al panico visto che stavo alzando il mio tono di voce "lo hai ucciso? Chi hai ucciso?" sbottai e in quel momento un attacco di panico si dissolse in me, non ero pronto ad affrontare un'altra situazione del genere.

"Non ha importanza" cercò di chiudere il discorso ignorando le mie domanda, ma diedi di matto appena lo disse "non ha importanza papà? Chi è morto? Mi devi dire chi è morto! Devi dirmi chi è quel cadavere!" urlai mentre mi giravo attorno fino che Ward non mi tappò la bocca, avrebbero potuto sentirci e sospettare, d'altronde non eravamo visti di buon occhio dal resto della città.

"Zitto non parlare" mi rimproverò "è Gavin" non credevo alle mie orecchie "cosa? Il pilota? Non capisco... perché cosa ha fatto?" lo tempestavo di domande, ma d'altronde non era da tutti i giorni trovarsi un cadavere là di fronte e nemmeno per un Cameron lo era, state tranquilli.

"Voleva ricattarci Rafe" questa non era una buona scusa "cosa ricattarci? Ma di che parli?" domandai sempre più confuso e col cuore che batteva all'impazzata, il mio attacco di panico si stava alleviando, lo percepivo dal mio respiro che si stava destabilizzando. "Quel giorno sulla pista quando hai sparato a Peterkin, avevo bisogno che portasse l'aereo alle Bahamas e mi sono fidato, ok? Gli ho dato la pistola, la pistola che hai usato, gli ho detto di gettarla dal finestrino nell'oceano mentre andava alle Bahamas, ma non lo ha fatto, se l'è tenuta." sputò tutto d'un fiato.

"No no no come tenuta?!" ripresi ad agitarmi, non capivo e non ragionavo, la mia vita peggiorava di giorno in giorno, non c'era cosa che filasse per il verso giusto "si è tenuto la pistola che hai usato per uccidere Peterkin, per ricattarci e chiederci altri soldi" sintetizzò il discorso di prima e cercò di farmelo entrare in testa, marcando di più sulle parole chiavi del discorso.

"Perché avrebbe dovuto farlo?" sospirai stremato "minacciava di denunciarti Rafe, ha detto che ti considerava uno psicopatico che non sarebbe andato in prigione per te" quindi ero uno psicopatico? Una volta Gaia me lo aveva detto, le avevo fatto del male e l'avevo portata all'esaurimento, qualsiasi possibile cosa la collegavo a lei, come una fottuta malattia.

"Ora ti prego aiutami a caricarlo sulla barca" mi sentivo sollevato dal fatto che mio padre volesse il mio aiuto e quindi non esitai "vado avanti io" e raggiungemmo il pontile, strascinando quel corpo, avevo le mani sporche ma nel senso metaforico, avevo sulla coscienza fin troppe vittime e lei mi avrebbe fermato prima di arrivare a questo punto.

"Non volevo che finisse così, volevo che tu lo sappia. Gli ho offerto una somma enorme più di quanto avessi" lo ascoltavo, ma non ero così fiducioso sulle sue parole, mi ero fidati fin troppe volte di Ward per poi avere delle delusioni "ok va bene, ora che dobbiamo fare?" chiesi passandomi le dita fra i capelli, la luce fioca dell'alba mi stava illuminando il viso.

"Ho perso la pistola" non ero stupito a quelle parole "dimmi dove che la recupero" forse facendo così avrei dimostrato a mio padre che ero io il figlio migliore e non Sarah, non aveva mai fatto niente per questa famiglia "al cantiere di Grand Street è finita in un tombino, dobbiamo ritrovarla" terminò di parlare e poi feci un cenno con la testa per andare alla ricerca di essa "sta attento" mi urlò di rimando mentre percorrevo il tombino.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora