Chapter 75

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Erano le 23 passate, fortunatamente questa mattina quando mi svegliai e di Rafe non c'era traccia, aveva lasciato un semplice biglietto nel ripiano della cucina ed una brioche al cioccolato.

-Scusami non potevo trattenermi a lungo, buona colazione- un messaggio freddo, degno di Rafe, ma chi lo tratteneva mi domandai tra me e me più di una volta, non ero di certo io ad aver desiderato una sua visita in piena notte.

Scacciai dalla testa questi pensieri e mi limitai a guardare il film che avevo iniziato, ma che non riusciva a coinvolgermi abbastanza per farmi rimanere concentrata.

Il campanello suonò. Scattai in piedi confusa, ma non ci misi più di un secondo a realizzare chi fosse: Rafe. Ai miei amici avevo detto esplicitamente di lasciarmi sola, avevo bisogno del mio spazio per metabolizzare, la mia vita era stata stravolta in una sola estate.

"È uno scherzo?" sbottai spalancando la porta, il fatto che lui si trovasse sotto casa mia mi infastidiva assai "cosa vuoi?" esclamai alzando le sopracciglia, cercavo disperatamente ogni volta di mantenere uno sguardo severo, ma il mio labbro cadeva in tentazione nella sua figura divina.

Indossava dei pantaloni corti, della Jordan mi sembrava, ai piedi le sue solite Nike, ma quando arrivavo alla parte superiore rimanevo ogni volta abbagliata da tale perfezione; vestiva con una maglia nera, rendeva il suo fisico fottutamente perfetto.

I suoi occhi divertiti osservarono il mio corpo malignamente prima di rispondermi "posso entrare?" domandò e sorrisi innervosita a tale quesito "no" risposi schietta "non ti voglio in casa mia" lo fronteggiai nonostante la mia statura fosse rigorosamente più bassa della sua "e non voglio la tua compagnia" sbottai.

"Io si" esclamò e rimasi sbalordita "fai quel che vuoi Rafe" mi rassegnai a lui, anche se dopotutto speravo disperatamente che passasse il resto della serata con me; mi riportai sul divano e lo sentì fare capolino all'interno della mia abitazione, le chiavi della sua Range Rover sbatterono contro il grande tavolo di legno come il suo cellulare poco dopo.

"Hai mangiato?" mi domandò sedendosi al mio fianco e feci un cenno con la testa "si" risposi stendendomi, più distanze mantenevamo e meglio era. "Smetti di mentirmi" esclamò con lo sguardo fisso sul grande schermo "non ci guadagni niente" sentì la sua mano farsi largo lungo la mia gamba nuda scorrendoci le dita molto lentamente, sensualmente, lo odiavo con tutta me stessa ma non riuscivo a fermare il suo tocco.

"Non hai mangiato la tua brioche" si riferiva a quella che mi aveva portato questa mattina come merenda "a pranzo cosa hai mangiato? E a cena?" il suo tono arrabbiato mi faceva sentire estremamente in colpa, ma in questo stato non riuscivo a digerire nessun tipo di cibo. "Rispondo io per te: niente" nonostante i suoi rimproveri, continuava ad accarezzare il mio corpo.

"Gaia parla" sentì la sua voce disperata, ma chiusi soltanto gli occhi "per favore"si rassegnò in ultima e rimase in silenzio, scorrendo i polpastrelli sulla mia pelle liscia e poco dopo le sue parole, con la sua presenza affianco a me, sprofondai in un sonno pesante, forse uno dei pochi.

Percepì solamente, più tardi, delle mani sollevare il mio gracile corpo e portarmi in camera mia, sentivo il suo respiro e il suo sguardo addosso nonostante dormissi, ma sapevo che era lui, Rafe.

Mi poggiò delicatamente sul materasso per poi afferrare il lenzuolo e coprirmi, infine sussurrò qualcosa: "ho sbagliato tutto con te, ti ho fatto soffrire fin troppe volte e non lo meritavi, mi dispiace Gaia" dopo le sue parole le labbra sfiorarono la mia fronte per lasciarmi un umido bacio e un ultimo bisbiglio: "ti amo" e poi niente, il buio.

Dormivo.

———————
Mi svegliai alla luce che trapassava dalle tapparelle, erano le 11 di mattina e avevo dormito così serenamente che non mi sembrava vero; mi alzai dal letto dirigendomi in cucina, ma una figura sul mio divano disturbò la mia attenzione: Rafe.

"Sveglia" lanciai un cuscino verso il suo corpo, accettavo il fatto che mi venisse a trovare la sera, ma non che la mattinata dopo fosse ancora in casa mia, io e lui non eravamo più niente.

Mi accorsi a preparare due tazze di caffè e latte per poi portarmi sul divano, dove Rafe era disteso a pancia in su senza maglietta, un braccio lo teneva sopra il suo sguardo, evidentemente la luce infastidiva i suoi occhi celestini.

"Buongiorno" la sua voce rimbombò nelle mie orecchie quando mi sedetti al bordo del divano, poggiando la tazza sul tavolino a noi di fronte. "Buongiorno" sbottai schietta e la sua mano circondò la mia vita "hai dormito?" domandò ancora con gli occhi serrati e il suo volto coperto "si, tu?" chiesi a mia volta.

"Un paio di ore" rispose stanco e di conseguenza scoprì il suo viso dal braccio: i capelli pendevano sulla sua fronte, spettinati e scompigliati, mentre gli occhi tentavano disperatamente di rimanere aperti ed osservare il mio corpo adagiato vicino al suo.

"Come mai?" domandai inevitabilmente e la sua mano ricadde all'interno della mia coscia, facendo scorrere il suo pollice all'interno "non preoccuparti " sorrise nel vedermi preoccupata nei suoi confronti, per quanto lo odiassi non riuscivo a stargli lontano.

"Andiamo Rafe" poggiai involontariamente una mano sul suo petto scoperto e rimase a guardarmi abbagliato "non puoi continuare così" mi bloccai un secondo "ne avevamo già parlato a Charleston" un nodo in gola si formò ricordando i tragici momenti: il proiettile, mio fratello e Rafe che si picchiano e il nostro litigio finale.

"Il passato è passato" sussurrai sorridendo, cercavo di trattenere il dolore e le lacrime che incombevano nel mio viso ferito "devi andare avanti" il suo tocco continuava ancora lento sulla mia coscia facendomi rabbrividire. "Andremo avanti" alluse al fatto che avremmo dovuto superare tutto assieme, ma non ero poi così convinta che lui fosse la persona migliore per il mio futuro.

"Io penso che sia meglio ognuno per la sua strada" una lacrima rigò la mia guancia.

scelta difficile || rafe cameronDove le storie prendono vita. Scoprilo ora