Intrusi (Capitolo 16)

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10 aprile, Penitenziario Mc Burn, Antartide

Nella sala controlli, due guardie stanno parlando di cose personali, ignorando i filmati delle telecamere di sicurezza. Altri tre, invece, finiscono anticipatamente i loro turni e vanno a fare una pausa caffè. Nel corridoio che dà verso le celle, un'altra guardia si è addormentata. Le uniche che stanno facendo il loro lavoro sono quelle addette alle torture, quelli erano sempre contenti del loro lavoro.

Nella sua cella, Tien Tsu contava per l'ennesima volta le piastrelle della cella. In diciassette anni non erano cambiate. "Sono già passate due settimane" pensò, mentre guardava il soffitto. Al di fuori del carcere, delle figure incappucciate vi arrivarono davanti e, una volta entrati, iniziarono ad aggredire le guardie, che aprirono il fuoco.

Uno di loro prese il capo delle guardie per il collo e, dopo avergli preso le chiavi, lo usò come scudo umano. "Tranquilli ragazzi" rassicurò l'uomo, nascosto dal suo mantello color violetto: "Questi qui non hanno alcun potere. Le uniche armi che hanno solo le loro inutili pistole".

Dopo pochi minuti dal loro arrivo, gli intrusi fecero fuori la sicurezza. L'uomo incappucciato diede i mazzi di chiavi ai suoi sottoposti e si avviarono verso le celle. I detenuti ritenuti meno pericolosi vennero liberati subito e si unirono ai loro liberatori.

Arrivando alla porta della cella di Tien Tsu, l'uomo col cappuccio violetto aprì la porta ed entrò. "Siete in ritardo di un paio di giorni" sottolineò l'asiatico. "Lo so. Le chiedo scusa Sua Eccellenza" rispose l'uomo togliendosi il mantello, mostrando un ciuffo di capelli biondi ed una cicatrice sulla fronte: "È stato difficile trovare le coordinate del penitenziario senza far insospettire mio padre" continuò. Dopo aver tolto le catene dalle caviglie e dai polsi di Tien Tsu, l'uomo gli riportò alcune informazioni: "Sua Eccellenza" bisbigliò: "Ares aveva chiesto di incontrarla in Grecia, insieme agli altri membri, per preparare il piano". L'uomo gli fece cenno con la testa e proseguirono.

Dopo aver liberato gli ultimi prigionieri, si riunirono tutti nella sala principale. Lì, Scott McBurn, figlio del progettista del carcere, Paul McBurn, mostrò a tutti il sentiero da percorrere fino alla nave che li avrebbe trasportati fuori e consegnò loro degli abiti invernali.

Dal nulla si iniziò a sentire picchiettare qualcosa, come un bastone. "Dunque pensate di uscire dalla mia prigione, luridi escrementi della società?" disse un uomo, alto due metri e ottanta, mentre teneva in mano un bastone appuntito. L'uomo si chiamava Lupo che Corre, aveva origini Sioux ed era stato promosso a Guardiano per la sua straordinaria forza fisica e, successivamente, ottenne poi il ruolo di direttore del carcere.

Lupo che Corre fece fuori con due colpi secchi alcuni prigionieri evasi. Scocciato dalla sua presenza, Tien Tsu si lanciò contro di lui; il Sioux si parò col suo bastone e colpì l'avversario in volto. "Nessuno di voi aborti mancati esce qui!" urlò. "È da quasi vent'anni che non combatto" borbottò Tien Tsu: "Dammi almeno il tempo per riscaldarmi". Si rialzò, partendo ad una velocità elevatissima e colpendo con un calcio Lupo che Corre. Quest'ultimo gli rispose afferrandogli la gamba e scagliandolo contro un tavolo alla sua sinistra.

"Devo dire che è perfetto come scontro per ricominciare" borbottò l'asiatico, pulendosi il sangue sotto al labbro con il pollice. Incrociò le dita delle mani, circondandole di un'aura scura. Aprì le mani e le richiuse, tranciando nettamente un pezzo di ferro: "Bene, non si sono indebolite" disse. Si lanciò di nuovo contro il direttore, fratturandogli tibia e perone. Quest'ultimo accusò il colpo, dando poi una bastonata sul capo dell'avversario: "Quella tecnica è creata attraverso l'odio, giusto?" chiese. "Esattamente" rispose Tien Tsu: "L'odio che ho provato dopo diciassette anni di prigionia qui dentro" dopodiché gli tranciò la gamba.

Lupo che Corre scagliò un pugno verso il suo avversario, il quale lo parò e lo colpì sotto il mento. Ansimava il Sioux, mentre si reggeva sul suo bastone. Due detenuti provarono ad aggredirlo, ma lui li scaraventò via, colpendoli col suo braccio. Tien Tsu, che nel frattempo gli si era avvicinato, gli afferrò il volto con la mano destra e lo scagliò contro il muro, sfondandolo.

"L'esito della battaglia è deciso ancora prima che inizi" ridacchiò: "L'arte della guerra, Sun Tzu. Mio parente di qualche secolo fa". Alzò la mano sinistra, dalla quale si creò una sfera dal diametro di circa un metro. "Nel caso remoto in cui sopravvivessi ed i tuoi compagni ti trovassero" disse: "Digli che l'era di Zubinov sta arrivando". Il direttore non riuscì a rispondergli e sputò del sangue. Tien Tsu, allora, scagliò la sfera che, esplodendo, creò una modesta onda d'urto.

"Bene, adesso possiamo andarcene" disse con voce soddisfatta il cinese. Dopo aver indossato i cappotti invernali, Tien Tsu, McBurn ed i detenuti evasi si diressero verso le coste dell'isola, dove li attendeva una rompighiaccio.

12 aprile, Roma

"PERCHE' NON SONO STATO AVVISATO PRIMA?" urlò Paolo Furlan ad un segretario che gli aveva comunicato dell'evasione di Tien Tsu e degli altri detenuti dal penitenziario McBurn. "Adesso dovremo diramare l'allerta a livello mondiale" disse con voce un po' più calma, mentre appoggiava la mano sul volto. Si alzò dalla scrivania e, uscendo dal suo ufficio, si diresse verso la segreteria. 

"Comunicate a tutti i Guardiani delle nazioni che ci sarà una riunione straordinaria qui a Roma oggi stesso. Assicuratevi che siano presenti tutti" ordinò, mentre componeva un numero di telefono. "Darian, devi venire a Roma, adesso" dall'altra parte, l'uomo non sembrava avere molta voglia di spostarsi. Furlan, allora, si fece più autoritario: "Il McBurn è stato distrutto e tutti i prigionieri sono evasi. La situazione è esattamente quella di quasi vent'anni fa" dopo un paio di secondi d'attesa, Darian rispose che sarebbe partito immediatamente e chiuse la chiamata.

Chiusa la chiamata con Darian, Furlan telefonò Vincenzo Romeo, Guardiano del Mezzogiorno (zone d'amministrazione: Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e Molise) per avvisarlo di ciò che era successo in Antartide e di controllare tutti gli arrivi ai porti e agli aeroporti in Italia.

Atene, nel frattempo

"Ho capito, partirò tra pochi minuti" rispose Ares, chiudendo poi la telefonata. "Alla fine sono evasi davvero" ridacchiò con voce sorpresa il greco: "Vladimir sei riuscito ad avvisare tutti dell'incontro con Sua Eccellenza Tien Tsu qui in Grecia?" chiese. Il russo annuì, consegnandogli una lista che conteneva dei nomi. "Perfetto! Presto daremo inizio alla guerra più grande della storia!" esclamò Ares facendo poi partire una grossa risata.

FINE DEL PRIMO ATTO

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I criminali del penitenziario McBurn sono evasi. Cosa succederà alla riunione straordinaria? Qualcuno approfitterà dell'assenza momentanea dei Guardiani? Come agiranno Mida e gli altri?

Nel prossimo capitolo: "La riunione straordinaria"

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