Compagno di cella (Capitolo 48)

3 2 0
                                    

Si sentirono dei passi avvicinarsi. Mida non riusciva a capire chi o cosa fosse. "Abbiamo compagnia..." disse un uomo sulla sessantina, dai capelli bianchi, lunghi e spettinati. La barba non era stata rasata da diversi giorni. Indossava anche lui, sopra una maglietta bianca, una pettorina come Mida. Mani e piedi erano ammanettati.

"Come dici Miguel?" domandò, girandosi verso un piccolo bradipo che si era avvinghiato sulla spalla sinistra: "Ma no! Non ce lo mangeremo, non sembra abbia un buon sapore". Il ragazzo lo guardava con espressione stranita e confusa. "Oh giusto, che maleducato che sono!" disse l'uomo: "Io sono Carlos e lui è Miguel. Qua la mano!". Sorridendo, tese la mano verso Mida.

"Ah, giusto" borbottò, notando che il ragazzo era incatenato. Fece il giro dall'altra parte, senza pestargli i piedi e gliela strinse, agitandola energeticamente: "Allora, perché sei qui filho?" domandò l'uomo. Mida provò a rispondere, ma Carlos lo interruppe: "Mi hanno sbattuto qui perché dicevano che ero collegato alla Squadra Zubinov e di essere complice di un certo Mida Faggin. Maledetto sorcio, è colpa sua se sono qui a patire le pene dell'inferno!" disse, agitando il pugno mentre esclamava quest'ultima frase.

"Capisco..." disse il ragazzo: "E cosa faresti nel caso lo avessi qui davanti?". Carlos rimase una decina di secondi a pensare prima di rispondere: "Probabilmente niente. Si vede che se sono qui me lo meritavo". Mida si guardò intorno un attimo prima di parlare: "Beh, ecco... sono io Mida Faggin".

"Oh, capisco" disse con nonchalance l'uomo, sdraiandosi di lato e bevendo dell'acqua da un bicchiere. Un paio di secondi dopo sputò la bevanda. "T-T-T-TU SEI MIDA FAGGIN?!" esclamò, sbarrando gli occhi e spalancando la bocca talmente tanto da far sbattere il mento a terra. "Se vuoi ammazzarmi fa' pure, tanto non ho più nulla per cui vivere" sospirò Mida, abbassando lo sguardo.

"Ehi, sembra un po' giù di morale questo" sussurrò Carlos a Miguel, che rispose con un versetto. "Hai ragione, dobbiamo capire che cos'ha" disse l'uomo, pensieroso. "RRRagazzo" disse, sedendosi a fianco di Mida e mettendogli il braccio sulle spalle: "Dimmi vita-morte-miracoli, tutto quello che ti è successo prima di venir fin qui e ti prometto che Miguel non ti sbranerà nel sonno! Forse...".

Il ragazzo gli raccontò tutto ciò che era successo: dall'incontro con Darian al suo arrivo al penitenziario. Carlos ascoltava attentamente ogni passaggio del racconto di Mida. "Capisco. Sei qui perché quel Darian ha calciato un nano che si chiamava Lucia Romeo" disse l'uomo con fare serio, mettendosi una mano sotto al mento. "MA NON HAI CAPITO NIENTE DI QUELLO CHE HO DETTO!" lo rimproverò Mida, che aveva i denti aguzzi.

"Tranquillo Midinho, il tuo segreto è al sicuro con me e Miguel" disse Carlos, con tono rassicurante. "Anche la tua cotta per questa Lucia" sussurrò al suo orecchio, facendo degli occhi da cerbiatto e mettendosi la mano davanti alla bocca. "MA NON SONO INNAMORATO DI LEI!" controbatté Mida, arrossendo un po'.

Un dolore improvviso al petto lo investì. Sentì come vari aghi che infilzarono la sua carne. "Merda!" esclamò, in preda al dolore. "Ragazzo, devi stare tranquillo" disse Carlos, allarmandosi. "C-Cosa mi stanno facendo?" domandò Mida, agitandosi. "Ti stanno prelevando il sangue" rispose l'uomo, indicando il cerchio viola nella pettorina del ragazzo: "Domattina passeranno per analizzarlo. Adesso è meglio se pensi a riposarti".

Dopo un paio di minuti, la prelevazione terminò. Attorno al cerchio viola, un contenitore di vetro che lo circolava era pieno di sangue. Il ragazzo, senza energie, appoggiò la schiena al muro e cadde in un sonno profondo.


_____________________

Che ruolo avrà Carlos nella permanenza di Mida al McBurn? Cosa faranno col sangue del ragazzo?

Nel prossimo capitolo: "La cavia"

_____________________

EmotionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora