Catturato (Capitolo 45)

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Il volto di Mida era pieno di sangue, sembrava finita per lui. Scivolando con la schiena, schivò un'altra onda d'urto, che perforò la pietra. Si riprese in fretta dallo stato confusionale e colpì l'uomo con un Tuono dello Schifo, facendolo allontanare di un paio di metri.

Con una velocità di quasi 500 km/h, si lanciò verso un Guardiano, il quale bloccò il suo calcio con il braccio sinistro. "Devi avere una bella faccia tosta a sfidarci!" commentò l'uomo, Guardiano di Marsiglia. Mida provò ad attaccarlo con un Colpo dei 100 tori, ma il suo braccio venne bloccato: "Ma che?". Anche l'altro braccio e le gambe vennero bloccati da altri avversari, con catene o strane corde.

"Tocca a te, Ishiura!" urlò il Guardiano di Marsiglia. L'interpellato, Guardiano di Hiroshima, fece un grosso balzo ed atterrò di fronte a Mida, il quale fece una faccia scioccata ed iniziò a dimenare braccia e gambe, ma le catene non accennavano a spezzarsi. "Kaminari na goon!" esclamò l'uomo, causando una grande onda d'urto. Il ragazzo, dopo aver incassato il colpo, provò a dimenarsi ancora ma, una volta sciolte le catene, crollò a terra, svenendo. Sotto il suo volto, si era creata una pozza di sangue. Mida era stato sconfitto.

"Cosa facciamo adesso, François?" domandò il Guardiano d'Hiroshima. "Hanno detto di portarlo all'Accademia di Padova, hanno preparato lì il Tribunale dei Guardiani" rispose il francese: "Voi! Legatelo e caricatelo su una camionetta! La missione è finita". Due allievi obbedirono. Legarono Mida con delle corde e lo appesero ad un gancio nell'angolo posteriore destro del rimorchio della camionetta.

Padova, circa un'ora dopo

I Guardiani entrarono in città fieri e vittoriosi. Mida venne buttato in strada, con la faccia sull'asfalto. Legato con una corda alla camionetta, continuò la propria strada verso il Prato della Valle. Aprendo leggermente gli occhi vide vari edifici rovinati, parzialmente o totalmente crollati, automobili ribaltate, avvisi di scomparsa o ricercati. Sembrava vi fosse stata una guerra. "Non posso crederci. Quei bastardi hanno fatto questo?!" pensò, continuando a grattare la propria guancia sull'asfalto.

Una volta arrivati al Prato della Valle, i Guardiani scesero dalle camionette, venendo applauditi dalla folla, accorsa a vedere in faccia la causa dei loro mali subiti negli ultimi mesi. Il Guardiano di Hiroshima sollevò Mida, mettendolo in piedi. Strappò la corda che lo teneva legato al veicolo e lo ammanettò. Le manette, collegate ad una catena, erano talmente spesse che sarebbe stato impossibile spezzarle nelle sue condizioni.

Il Guardiano di Marsiglia prese la catena, tirandola: "Avanti, muoviti". Mida, lentamente, iniziò a camminare. Prima un passo, poi un altro. Sulla fronte, una scia di sangue segnava la parte sinistra del suo volto, grattata dall'asfalto. Dalla folla, qualcuno gli lanciò qualcosa addosso: "Muori, Faggin!". Presto venne colpito da lattine, bicchieri e frutta marcia.

Il ragazzo cercò di ignorare tali gesti; pensava che quella gente dovesse dar sfogo alle proprie frustrazioni o al proprio dolore. Vicino a lui, vide un bimbo cadere. Il ragazzo gli si avvicinò. Inginocchiandosi, gli porse la mano per aiutarlo a rialzarsi. Un calcio al volto lo fece cadere a terra: "Vuoi ammazzare pure questo povero bimbo?" domandò il Guardiano di Marsiglia, con tono scioccato. Gli diede un pugno e lo rimise in piedi, tirando la catena.

Poco dopo, entrarono all'Accademia di Padova. Gli attrezzi con cui Mida si allenava non c'erano più. Vi erano soltanto delle sedie e tre tavoli. "Un tribunale improvvisato?" pensò. Davanti a lui, tenendo bassa la testa, passò Lucia. Mida le batté l'indice sulla spalla, per attirare la sua attenzione.

La ragazza alzò lo sguardo, senza proferire parola e con sguardo indifferente. "Ho bisogno di un ultimo favore" sussurrò Mida, guardandola negli occhi: "Ho bisogno che tu, e nel caso se ci fosse anche Baglio, dichiariate di non aver partecipato di vostra spontanea volontà alla battaglia con Vincenzo Romeo. Non voglio che soffriate a causa mia. Specialmente tu". La vista di Lucia iniziò ad appannarsi ed i suoi occhi divennero lucidi . "Mi dispiace per quello che hai passato in questi 5 mesi. Me ne sono andato senza dirvelo per proteggervi. Spero tu un giorno possa capire" concluse Mida, mettendole una mano sulla spalla.

Un Guardiano tirò la catena delle sue manette, portandolo al banco degli imputati. Ognuno andò a sedersi ai propri posti. Seduti nella fila di mezzo, Darian teneva la testa china; la sua solita aria scherzosa aveva lasciato spazio ad un'espressione seria e silenziosa. Accanto a lui, Mark teneva le braccia incrociate e fissava il pavimento, anche lui in assoluto silenzio.

"In piedi, entra il Giudice Assoluto Julio Gonzalez" disse a voce alta un Guardiano, spostando una sedia. Da una porta entrò un uomo sulla settantina con dei capelli corti grigi ed un paio d'occhiali. Indossava una tunica nera e reggeva in mano un fascicolo. "Julio Gonzalez è un tipo fetente. È impossibile che Mida trovi il modo per salvarsi" pensò Darian, senza alzare lo sguardo.

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Il contingente inviato per catturare Mida lo ha sconfitto. Cosa deciderà ora il Tribunale dei Guardiani? Riuscirà il ragazzo a salvarsi in qualche modo?

Nel prossimo capitolo: La condanna

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