Un odio coltivato da anni (Capitolo 33)

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"Eccoli! Fermati qui!" disse Lucia all'autista, la quale scese dall'auto nel momento in cui Mida colpì Vincenzo Romeo. Venne investita da un'onda d'urto, che a sua volta creò un grosso spostamento d'aria. Il corpo del Guardiano volò per decine di metri. Nel suo tragitto sforò i muri di quattro edifici e, dopo una decina di secondi, si schiantò all'interno di una montagna, privo di sensi.

Una grossa nube di fumo, svanita poco dopo, mostrava un Mida esile, stanco ed affaticato. I suoi muscoli si erano contratti così tanto che sembrava non mangiasse da giorni. "Mida!" esclamò la ragazza, correndo verso di lui e prendendolo in braccio prima che cadesse a terra.

"Che cos'è successo?" domandò Lucia, preoccupata. Il ragazzo prese fiato prima di rispondere: "Ho terminato il tempo della trasformazione. Non pensavo che gli effetti collaterali sarebbero stati questi...". "Non importa, possiamo andare al pronto soccorso. Tanto lo hai battuto, giusto?" domandò la ragazza con un sorriso, sperando in una risposta positiva.

"No. Non l'ho battuto" rispose serio il ragazzo: "Me l'avevi detto anche tu, i Guardiani non sono così facili da battere eheh. Adesso però ho bisogno di riposare. Mi dispiace chiedertelo, ma potresti tenerlo distratto? Circa per sette minuti". Lucia rispose con un sorriso: "No problem".

Incastrato ancora nella parete di roccia della montagna, Vincenzo Romeo aveva cominciato lievemente a riprendere coscienza. "Allora Enzo, che fai? Te ne stai lì impalato?" chiese una voce a lui familiare. "P-papà..." borbottò, cercando di capire se quello davanti a lui fosse un miraggio oppure no.

37 anni fa

Nel 1984, all'età di 10 anni, Vincenzo Romeo era il figlio di Pietro Romeo, capo dell'omonima famiglia. I suoi esponenti erano temuti ed allo stesso tempo rispettati in tutta la provincia di Reggio Calabria.

Tornando da scuola insieme a suo fratello Riccardo, che allora aveva sette anni, Vincenzo si fermò in una gelateria. "Tenete, questo lo offre la casa. Salutatemi vostro padre!" disse il proprietario, offrendogli due coni con un sorriso stampato sul volto. Anche quando andava a giocare al parco, il piccolo Vincenzo veniva sempre salutato da grandi e piccoli.

Una sera, mentre i due fratelli stavano andando a tavola per la cena, la porta di casa si aprì. Dalla soglia entrò un uomo con una giacca beige ed un cappello di feltro dello stesso colore. In mano reggeva un mazzo di fiori e nell'altra un cappotto nero.

"Papà!" esclamarono i due bambini correndo verso di lui per abbracciarlo. L'uomo rispose con un sorriso e porse alla madre dei piccoli il mazzo di fiori. Dopo cena, rimasero tutti insieme a parlare del più e del meno. Pietro Romeo raccontò del proprio viaggio di lavoro e ciò che aveva visto. Verso le dieci della sera, Vincenzo e Riccardo andarono a dormire, lasciando soli a parlare i loro genitori.

"Si sono addormentati. Avevi detto che mi avresti parlato di una cosa che riguardava la famiglia" disse la donna dai capelli neri, Teresa. L'espressione di Pietro si fece seria: "Nella famiglia Romeo c'è un infiltrato, ma non sappiamo chi sia" disse, passandosi la mano tra i capelli castano scuro. "Cosa?!" esclamò la donna, abbassando poi la voce per non svegliare i bambini: "Stai scherzando?". L'uomo alzò lo sguardo e si mise a braccia conserte: "Sai bene che non scherzerei su queste cose" sospirò: "Ma non preoccuparti, tu ed i bambini non siete in pericolo" disse, abbracciando poi la donna per rassicurarla.

Pochi giorni dopo

"N-NO! NON E' POSSIBILE!" urlò disperato il piccolo Vincenzo. Tutti erano rimasti sconvolti dal titolo in prima pagina del giornale: ARRESTATO IL BOSS 'NDRANGHETISTA VINCENZO ROMEO. Le pagine del quotidiano si strinsero tra le mani di Teresa, come il suo cuore mentre leggeva quelle parole. "Non è detta l'ultima parola" disse un De Luca più giovane: "Tra pochi giorni ci sarà il processo. Siamo riusciti a trovare un buon avvocato, al massimo Don Romeo verrà mandato ai domiciliari".

Intanto, dentro al piccolo Vincenzo, si accese una fiamma di odio. Come potevano aver fatto questo alla sua famiglia? Suo padre aveva collaborato varie volte con lo Stato per metter fuori gioco i membri delle altre famiglie. Si diresse in camera sua sbattendo la porta e sfasciando varie cose per sfogarsi.


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Stanno iniziando a riaffiorare vari ricordi nella mente del Guardiano del Mezzogiorno. Forse la sua vendetta deriva da uno di questi?

Nel prossimo capitolo: "L'origine dell'odio"

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