La condanna (Capitolo 46)

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"Si alzi l'imputato" disse Julio Gonzalez. Mida, con qualche acciacco, si alzò in piedi. "Signor... Mida Faggin" disse il Giudice Assoluto, controllando il nome del ragazzo sui documenti che aveva sulla scrivania: "È accusato dell'omicidio dell'ex Guardiano del Mezzogiorno, Vincenzo Romeo e di associazione alla Squadra Zubinov".

"Esattamente" rispose con tono deciso Mida: "Sono stato io a sconfiggere e, allo stesso tempo, ad eliminare Vincenzo Romeo. Per quanto riguarda la mia connessione con la Squadra Zubinov, vi dico che è tutto falso. Anzi, era lo stesso Vincenzo Romeo a farne parte" si mise una mano nella tasca dei pantaloni e poi sospirò: "Ho anche stampato una lista di un invito ad una riunione ove vi era il suo nome e quello di altri Guardiani, maestri ed allievi".

"E può farci vedere questa lista?" domandò il Giudice Assoluto. Mida si girò dandogli le spalle e, con lo sguardo, scrutò il pubblico. "Ce l'ha lui adesso" disse, indicando con l'indice destro Angel: "Me l'ha presa prima che mi catturaste". "Si sta inventando tutto!" controbatté una voce tra i presenti: "Vuole infangare il nome del povero Angel!". Mida sollevò le spalle, come se non gl'importasse minimamente di quello che stava accadendo. "Credete a quello che volete" disse, con espressione calma.

"Ma perché fa così?" si domandò Darian nella sua testa: "Si comporta come se non gliene fregasse niente di essere giudicato colpevole o meno!". "Sig. Faggin, se non può fornirci delle prove, metterà ancora più in crisi la sua situazione. Cambiando discorso, alcuni testimoni quella sera dicono di aver visto altre due persone combattere Vincenzo Romeo insieme a lei. Precisamente il Guardiano delle Due Isole, Guido Baglio e Lucia Zanellato. Conferma?" domandò Julio Gonzalez.

"Confermo. Ho usato una tecnica per manipolarli, dato che non sarei riuscito a sconfiggerlo da solo" rispose Mida. "Bene. Verifichiamo subito se quello che ha detto è vero" disse il Giudice Assoluto: "Signorina Zanellato, è vero ciò che ha appena detto l'imputato?". Lucia iniziò a sudare freddo. Cos'avrebbe dovuto fare? Voltare le spalle a Mida, come quest'ultimo le aveva chiesto? Oppure dire la verità?.

"È... è vero..." disse la ragazza con voce tremante. Mida chiuse gli occhi, sorridendo, in segno di gratitudine per aver fatto come le aveva chiesto. "Capisco" disse Julio Gonzalez: "Mida Faggin, data la mancanza di prove o testimoni a suo favore, la dichiaro colpevole per l'omicidio del Guardiano del Mezzogiorno, Vincenzo Romeo, per collaborazione con la Squadra Zubinov e per l'uccisione di circa 300 altre persone. Il Tribunale dei Guardiani la condanna, dunque, alla pena di morte con data da destinarsi. Nel frattempo, passerà le sue ultime settimane nel carcere McBurn, in Antartide". Riguardo alle altre 300 vittime, Mida fece una smorfia confusa.

Lucia, Darian e Mark erano rimasti scioccati da ciò che avevano sentito. "Adesso libererete la mia famiglia?" domandò Mida. "Adesso le guardie le faranno strada" rispose il Giudice Assoluto. Due uomini si misero a fianco del ragazzo, prendendolo sottobraccio. "Mida..." singhiozzò Lucia, abbracciandolo. Il ragazzo sorrise amaramente: "Devi farcela".

Le due guardie lo scortarono fino ad una stanza. Entrarono e chiusero la porta a chiave. Una volta accesa la luce, Mida sbiancò: a terra vi erano i corpi dei suoi cugini, amici, nonni e zii in una pozza di sangue. I suoi genitori erano in ginocchio, legati e bendati. Una delle guardie gli mise in mano una pistola: "Chi ha avuto contatti con Mida Faggin deve essere eliminato. Ha deciso così il Tribunale dei Guardiani".

"E-Ehi, che vuol dire?!" balbettò Mida, sudando freddo e con gli arti che gli tremavano. Una guardia afferrò la sua mano, puntando l'arma verso il padre del ragazzo. "Non preoccuparti Mida" disse quest'ultimo, che sorrise dopo aver sentito la voce del ragazzo: "Non ce l'abbiamo con te. Se sai di essere dalla parte del giusto non devi sentirti in colpa!".

Il ragazzo incominciò a piangere a dirotto. "VI PREGO, BASTA!" urlò con voce rotta, mentre le lacrime solcavano il suo volto. Puntò la canna della pistola verso la propria faccia: "SE VOLETE MI TOLGO LA VITA ALL'ISTANTE, MA VI PREGO, NON FATEGLI DEL MALE!". Uno sparo fece celare il silenzio nella stanza. Il padre di Mida cadde senza vita all'indietro, colpito alla fronte.

"Papà!" urlò Mida, continuando a versare lacrime e urlando dalla disperazione. La guardia spostò l'arma, puntandola sulla madre del ragazzo. "Vi prego... basta" singhiozzò Mida, con voce ormai rassegnata. Il grilletto venne premuto. Anche la madre di Mida crollò nella pozza di sangue, senza vita.

Il ragazzo urlò per la disperazione, inginocchiandosi a terra e continuando a piangere. Le due guardie presero la pistola e lo sollevarono di peso, portandolo fuori dalla stanza, all'insaputa di tutti. Una volta fuori dall'Accademia, venne caricato in una camionetta che avrebbe fatto tappa a Genova, dove sarebbe partita la nave-prigione.


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In poco tempo, Mida ha subito delle grandi sofferenze. Cosa gli succederà ora? Riuscirà a reggere tutto ciò?

Nel prossimo capitolo: "Arrivo al carcere"

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