Allenamento estremo (Capitolo 10)

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Dopo essersi rinfrescato, Mida si vestì e, insieme all'eremita, raggiunse un campo d'erba. Verso la strada vi era una piccola cappella color giallognolo col tetto rosso. "Direi che qui va più che bene" disse l'eremita: "Ti insegnerò a controllare il Cringe. Oggi ci sarà la prima prova: se la supererai entro mezzogiorno, mangerai. Se non la supererai, dovrai aspettare la cena, che sarà più povera degli altri giorni".

Il ragazzo annuì col capo, facendo intendere che aveva capito. L'eremita continuò: "La prova consiste nell'arrivare alla cappella là infondo trasportando dei pesi". "Non sembra una prova così strana" borbottò Mida. L'uomo fece uscire da dietro a dei cespugli una slitta e la legò al ragazzo: "Aspetta, non partire" gli disse; prese una roccia di medie dimensioni e la caricò sulla slitta, sarà pesata tra i quindici e i diciotto chili.

"Parti! La tua prova è appena iniziata!" disse l'uomo. Mida iniziò a trainare la slitta che, nonostante la presenza della neve, sembrava ancora più pesante. In pochi minuti, aveva già percorso poco più di cinque metri. Proprio nel momento in cui il ragazzo si stava abituando a trainare quel peso, l'eremita aggiunse un'altra roccia, pesante almeno altri dieci chili. "Devi imparare ad essere sempre pronto agli imprevisti" disse l'uomo mentre andava a cercare altri massi.

Mida fece finta di nulla e continuò a trascinare la slitta, mettendo più forza nelle gambe. "Basta non pensare troppo alla fatica e arriverò prima alla cappella!" pensò.

10:05; metri alla cappella: 40; carico della slitta: 28 kg

Si iniziavano a sentire i primi accenni di stanchezza, ma Mida cercava di non farci troppo caso. "Non voglio rimanere a stomaco vuoto!" pensava. Si sentì la schiena ancora più appesantita: l'eremita aveva caricato sulla slitta un'altra roccia, stavolta di almeno venti chili. "Sei arrivato fin qui, complimenti! Da qui in poi, però, diventa dura!" disse con tono di sfida.

11:07; metri alla cappella: 37,5; carico della slitta: 48 kg

La stanchezza cominciava ad essere più oppressiva. Mida, da quando l'eremita gli aveva caricato l'ultima pietra, aveva iniziano a camminare all'indietro, tirando la slitta con le mani. All'improvviso, gli venne un'idea geniale: si girò verso la cappella, appoggiò le mani a terra, sotto la neve e lanciò un Tuono dello schifo. Il suo piano ebbe un buon successo e riuscì a avanzare di qualche metro. Appena atterrò, l'eremita gli posò ridacchiando un altro masso di piccole dimensioni.

11:23; metri alla cappella: 30; carico della slitta: 56 kg

Mida decise di prendersi un paio di minuti di riposo: "Ho bisogno di riprendere le energie. Pensandoci bene, non è poi così lontana e non credo manchi ancora molto" pensò mentre si sedette a terra, con le braccia appoggiate sulle ginocchia. Tre minuti dopo, si rimise in piedi e ricominciò a trascinare la slitta.

11:32; metri alla cappella: 24,5; carico della slitta: 56 kg

"Il nano non mi ha ancora portato un altro masso. È una cosa positiva, ma non devo abbassare la guardia: potrebbe mettermene un altro quando sarò a pochi metri dalla meta..." pensava il ragazzo, il cui fisico aveva iniziato ad abituarsi a trascinare quel peso. Per evitare di surriscaldarsi troppo, aveva iniziato, dopo un determinato numero di decimetri percorsi, di prendere della neve da terra e di cospargersela addosso.

11:41; metri alla cappella: 19; carico della slitta: 55 kg

Approfittando del fatto che una delle rocce si era rotta, Mida accelerò il passo e arrivò a meno di venti metri dalla cappella. Controllò l'orologio: "Dovrei avere ancora 19 minuti. Un metro al minuto, perfetto" disse tra sé e sé compiaciuto. Mentre si accingeva ad arrivare al diciassettesimo metro dalla cappella, l'eremita caricò un'altra roccia, stavolta di cinque chili. Il ragazzo perse l'equilibrio e cadde sulla neve.

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