Liam
"Possibile che devi sempre lasciare le tue cose in giro?" chiesi seccato, dopo essere inciampato nel filo della piastra per capelli di Nicola.
Lei sbuffò, come se avesse avuto ragione. Alzai gli occhi al cielo, mordendomi la lingua per trattenere un insulto.
"Nicola, ha ragione tuo fratello." disse Lauren, mentre attraversava il corridoio.
Storsi la bocca. Quale fratello? Non c'era nessuna possibilità che e io e quella fossimo in qualche modo imparentati.
Le ignorai e scesi al piano di sotto. Sul portone trovai mio padre, intento a mettersi il cappotto.
"Dove vai?" gli chiesi confuso, notando che l'orologio segnava le otto di sera.
Quando si voltò a guardarmi, la sua espressione mi preoccupò. Sembrava essere molto teso. Pensai che ci fossero ancora problemi con il lavoro.
"Liam, ti ricordi che in garage c'è un letto?" chiese, mentre si allacciava gli scarponi. Annuii, ricordando più una branda che un letto.
"Ho bisogno che tu mi faccia un favore." disse, rialzandosi. "Sistemalo, puliscilo e mettilo in camera tua." disse.
Corrugai la fronte. "In camera mia?" chiesi confuso. "È l'unica stanza in cui può stare. Le ragazze sono già in due." disse, riferendosi a Nicola e Ruth.
"L'unica stanza in cui può stare.. chi?" chiesi, piuttosto perplesso.
Lui sospirò, lo vidi interdetto. Non sembrava convinto di volermelo dire.
"Penso che dovresti venire anche tu." disse, quasi in un sussurro.
Corrugai la fonte, completamente confuso. "Dove? Adesso? Ho promesso a Niall ed Harry che.." iniziai, ricordando di avere un appuntamento con i miei amici.
"Ti parlerò di tua madre." disse lui interrompendomi, sapendo che non avrei mai rifiutato.
I miei occhi brillarono a quelle parole. Dopo diciotto anni, mi avrebbe raccontato tutto. Avrebbe risposto alle mie domande, mi avrebbe tolto tutti i dubbi.
"Prendo il cappotto." dissi, senza pensarci neanche due volte.
Ashley
Smisi di piangere in silenzio dopo le prime tre ore di viaggio.
Un po' perchè le domande della signora al mio fianco mi avevano stufata, un po' perchè realizzai che non sarebbe comunque cambiato niente e un po' perchè avevo decisamente esaurito le lacrime.
Cercai di passare il tempo guardando fuori dal finestrino, ma si stava facendo notte e riuscivo a vedere ben poco. Allora provai a dormire. Ma non appena chiudevo gli occhi, la mia mente si sovraffollava di pensieri.
Avevo una paura folle di scendere da quell'aereo, non avevo idea di cosa mi aspettasse. Christopher poteva essere un brav'uomo, come lo aveva descritto Judy. Come poteva benissimo non esserlo.
Magari già mi odiava perchè era arrabbiato con Rebecca, la quale non gli aveva detto di essere incinta di me. O magari per lui sarei stata solo un peso, dato che ero apparsa nella sua vita improvvisamente.
Cosa avrei fatto una volta di fronte a lui? Cosa avrei detto? Come mi sarei comportata? L'ansia accresceva e non avevo idea di come riuscire a sopprimerla.
Quando iniziai a provare freddo, mi resi conto che il mio abbigliamento non era idoneo al luogo in cui mi stavo trasferendo. Non ero mai uscita da Long Beach, ma sapevo che il clima inglese era molto più rigido.
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Just Forget The World | h.s.
FanfictionLei, irrimediabilmente diffidente. Lui, irrimediabilmente convinto di poter farla tornare quella di una volta. Loro, irrimediabilmente legati l'uno all'altra. Alcune esperienze ti portano a chiuderti in te stessa. E innalzi muri insormontabili, obbl...