Mitchell.

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Harry

Che cosa avrebbe dovuto significare? Cosa insinuava quando aveva detto che poteva fare a meno di tante persone? Parlava di me?

Certo che parlava di me.

Aprii il borsone ed iniziai a riporci i miei vestiti poiché, il giorno dopo, sarebbero tornati mia madre e Robin.

Quando finii, mi tenni occupato con la piccola televisione che c'era nella mia stanza. Ma neanche questo mi aiutò a tranquillizzarmi.

Ero un fascio di nervi e stavo lottando contro il mio corpo per impedirgli di uscire dalla stanza e correre da Ashley.

Ma sapevo che, se l'avessi fatto, avremmo continuato a litigare e ad essere sinceri, ne ero stufo.

Va bene, forse non avrei dovuto fargli quella domanda. Ma dannazione, lei sapeva quanto entrambi i suoi nuovi amici mi avessero ferito. Ma era anche vero che questo a lei, molto probabilmente, non interessava.

Riuscii a trattenermi fino all'ora di cena e intorno alle otto, decisi di scendere al piano terra. Una volta terminate le scale, percorsi il corridoio che mi avrebbe condotto alla cucina.

Avevo fame, ma sapevo che mi attendeva la pessima cucina di Lauren, perciò non ne ero poi così entusiasta.

"Harry." una voce solare insorse alle mie spalle e quando mi voltai feci fatica a credere ai miei occhi. 

Cameron era seduto sul divano di Liam.

Corrugai la fronte confuso, mentre lui continuava a guardarmi sorridente. 

"Tu che.. che ci fai qui?" chiesi accigliato. 

"Sono venuto a prendere Ashley." mi rispose, come se avesse appena sottolineato l'ovvio.

Dovetti farmelo dire una seconda volta e forse, per comprenderlo del tutto, avrei avuto bisogno di sentirlo una terza.

Rimasi semplicemente fermo immobile, a chiedermi se quella fosse una specie di proiezione della mia mente o qualcosa del genere.

Ma lui era veramente lì, non si toglieva quel sorriso dalle labbra e aspettava Ashley, perché era venuto a prenderla.

Che cazzo voleva dire che era venuto a prenderla? Per portarla dove? Che avesse deciso di fare un altro tatuaggio? Impossibile. Non alle otto di sera comunque.

La portava fuori? A cena magari. E da quando uscivano insieme? Si erano visti solamente una volta. Giusto? O mi ero perso qualcosa?

La testa mi sbatteva e non avevo idea di cosa dire o fare. 

"È un problema, amico?" chiese titubante. 

"Ashley mi ha detto che fra voi non c'è niente. È così, vero?" chiese ancora.

Le mie labbra si schiusero e tutto l'ossigeno che c'era nella stanza, venne come risucchiato, lasciandomi senza fiato.

Era questo che pensava? Che fra noi non ci fosse assolutamente niente? E dopo avermi baciato, più di una volta, usciva con un ragazzo? Un ragazzo che non ero io?

Ragazzo che, fra parentesi, ero stato io a presentarle. Per quale dannato motivo lo avevo fatto?

Mi aveva ferito. Poteva sembrare patetico e forse ero ridicolo, ma quelle parole mi avevano ferito davvero.

Poche ore prima, quando aveva insinuato di poter fare a meno di me, lo avevo dubitato. Ma adesso ne ero certo. A lei non importava di me.

Sentii i suoi passi scendere le scale e quando mi voltai, incontrai il suo sguardo. Schiuse le labbra, ma non disse niente. Posò gli occhi su Cameron e poi li inchiodò su di me.

Just Forget The World | h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora