La serata proseguì abbastanza tranquilla, Kirishima sembrava rilassato, anzi oserei dire che per un attimo si dimenticò di avere un esame il giorno seguente. Credo che fosse merito di Denki, quei due avevano un rapporto di amicizia incredibile, comunicavano con gli occhi in una maniera che a noi comuni esseri umani era impossibile comprendere. Li vedevo sorridersi e annuirsi, come se si scambiassero battute segrete. Ogni tanto si scambiavano i boccali per assaggiare i due tipi di birra diversi che avevano ordinato, condividevano la ciotola con i salatini e si distraevano molto facilmente dai discorsi che intavolavamo noi altri. Erano cresciuti insieme, una volta mi avevano raccontato di essersi conosciuti ancora prima di andare all'asilo perché erano vicini di casa, poi il rosso aveva cambiato quartiere, ma avevano continuato a iscriversi sempre alla stessa scuola, in modo tale da non perdersi per strada negli anni a venire. Quando mi veniva il dubbio sul significato di amicizia, mi bastava riportare alla mente il loro legame, il modo in cui camminavano con la stessa andatura, come se ne avessero perfezionata una in particolare durante gli anni passati in modo tale che andassero alla stessa velocità per non perdersi, o il modo in cui si riuscivano a lanciare le penne senza nemmeno guardarsi durante le lezioni al liceo, come se uno sapesse già che l'altro aveva dimenticato l'astuccio a casa. Mi ritrovavo a chiedermi se avrei mai avuto un legame così nella vita, se mai qualcuno avrebbe afferrato le mie penne al volo.
Quando alle tre passate mi voltai verso il mio vicino di sedia, trovai Shoto con il mento poggiato sulla mano che osservava il cielo oltre la finestra. Ogni tanto sospirava come se tramite quei leggeri soffi potesse liberarsi dei pensieri che gli stavano occupando abusivamente la mente. Mi stupii di come sembrasse una persona così semplice e gentile. Vedendolo in quel momento non avrei mai detto fosse un infame che infilava due monete alla volta nella macchinetta solo per impedirmi di prendere il caffè. Un caffè che però poi mi aveva offerto al bar. Non credo che quel gesto fosse stato una sorta di scuse, ma in quel momento mi venne il dubbio. Mi chiesi se effettivamente avesse provato a ricucire un rapporto in realtà inesistente. Lo vidi socchiudere gli occhi e per poco non gli cadde la testa giù dalla mano. Spalancò le palpebre e si guardò intorno nella speranza che nessuno lo avesse visto e io gli sorrisi salutandolo con un ghigno. Il mio pensiero era fargli capire che avevo notato benissimo che si stava per addormentare con la faccia sul tavolo di legno, anzi avevo sperato proprio che desse una craniata a quel tavolo sporco di birra e ketchup.
Mi fulminò, come se fossi stato la causa di quella stanchezza e si alzò facendo strusciare la sedia sul pavimento appiccicoso. Guardai istintivamente il parquet, come se fossi alla ricerca dei solchi appena lasciati dalle zampe della sedia, e mi resi conto che lì a terra c'erano probabilmente strati di birra dal 1980 in poi.
"Io vado al campus che ho sonno" Shoto sembrò rivolgersi più a Kirishima che al resto del gruppo. Potevo capire che a noi non interessasse il suo orologio veglia-sonno, effettivamente conosceva solo il rosso, per lui, noi altri eravamo solo gli amici eccessivamente rumorosi del suo compagno di stanza. Nemmeno voleva uscire quella sera, non solo lo avevano praticamente obbligato Kirishima e Denki, ma poi lo avevano ignorato per tutta la sera, mollandolo a me, che ovviamente non me lo ero filato nemmeno per un istante. Chissà quanto si era annoiato a stare seduto lì, forse almeno quanto mi ero annoiato io.
"Non puoi andare da solo" disse il rosso, aggrottando le sopracciglia. Lo guardai con espressione interrogativa. Eravamo tutti abbastanza grandi per andare in giro da soli e il campus non distava più di un paio di chilometri dal pub dove ci trovavamo.
"Starò attento" Shoto afferrò la felpa dallo schienale della sedia e si diresse verso l'uscita. Accennò un saluto con la mano in direzione del resto di noi seduti al tavolo e poi ci diede le spalle. Camminava spedito e con le mani armeggiava nelle tasche dei jeans alla ricerca di qualcosa, forse il cellulare per sentire un po' di musica nel tragitto dal pub al dormitorio.
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L'imperfezione della necessità
FanfictionQuando odi una persona le auguri i peggiori mali al mondo, ma, quando scopri che nasconde un segreto e che il male vive accanto a lui, tutte le tue certezze crollano e vorresti solo esser rimasto all'oscuro di quel pesante segreto. Una enemies to l...