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"Non ho capito il tuo piano" Denki certe volte mi faceva impazzire, così come in quel momento, mi stava chiedendo per la quinta volta quale fosse il mio piano per riconquistare Shoto, mi urtava soprattutto perché non avevo un vero e proprio piano, non ancora. Qualcosa mi sarebbe venuto in mente, così come già una volta ero riuscito a rubargli il cuore, non vedevo perché non ci sarei potuto riuscire di nuovo.

Certo che, se prima partivo da zero, in quel momento, invece, dopo aver tradito la sua fiducia, partivo da un punto ancora più in basso, ero andato in negativo, avevo addirittura peggiorato la mia situazione.

"Non c'è un piano, improvviserò"

"Ecco, è proprio questo che trovo sia stupido, ma affari tuoi" sventolò le mani per aria e riuscì a prosciugarmi della sicurezza che fino a quel momento mi aveva convinto che entro la fine dell'anno sarei tornato insieme a Shoto.

"Tu hai qualche idea?" chiesi, incrociando le braccia al petto e inclinando la testa con espressione saccente, di chi ne sa più di chiunque si trovi nella sua stessa stanza. Beh, in quel caso, eravamo solo io e Denki e molto probabilmente era vero che ne sapessi di più riguardo alla mia vita sentimentale.

"Vuoi che Shoto si innamori di me?"

"Certo che no"

"Allora credo che debba essere tu stesso a trovare la soluzione"

E mi lasciò da solo nella nostra camera. Avrei voluto strozzarlo in quel momento, ma dovevo trovare davvero un modo per far innamorare di nuovo il bicolore di me e strozzare Denki avrebbe solo peggiorato le cose.

Mi buttai sul letto con le mani a coprirmi il volto, ero esasperato, erano passati altri tre giorni dall'ultimo bacio con Shoto e ormai il suo sentore si era perso, non rivestiva più la mia bocca e lo sentivo tremendamente distante. Mi portai le dita sulle labbra e cercai di mimare la pressione della sua bocca sulla mia. Cosa voleva significare quella mancanza, se non astinenza dall'amore che mi donava Shoto?

Poi realizzai, ero un idiota, Shoto non era alla ricerca di grandi gesti, lui non si era innamorato della mia incredibile capacità di sorprenderlo con eventi al di fuori della normalità. Lui si era innamorato di me e della mia irrimediabile banalità. Mi alzai e corsi fuori, bastava poco e non lo avevo capito. Mi erano serviti tre giorni interi per realizzare che avevo tutto a portata di mano.

Corsi per tutto il campus, lo cercai ovunque e lo trovai di nuovo seduto sotto il ciliegio, con un libro in mano e una sciarpa intorno al collo a proteggerlo dal freddo.

"Bak..."

"Mi hai chiesto cosa ti avesse fatto innamorare la prima volta, mi hai chiesto silenziosamente di ricordare cosa ci avesse portati a confessarci a vicenda i nostri sentimenti e io sono un idiota"

Annuì, non so se per confermare la parte iniziale del discorso o il fatto che fossi un idiota. Non chiesi per paura di sapere la verità.

"Tu ti sei innamorato di qualcosa di fisico, perché tutti descrivono l'amore solo come un sentimento, ma noi sappiamo che è qualcosa di diverso, è più di questo, giusto?"

Si alzò in piedi e mi si posizionò di fronte. L'amore cosa è? Mi ero chiesto più volte e non avevo trovato risposta finché quel paio di occhi dai colori diversi non mi avevano fulminato davanti a una macchinetta del caffè. Mi avvicinai a lui e rimasi a mezzo metro di distanza. Era tremendamente serio, ma sapevo che tutto ciò di cui necessitavo per farlo innamorare era già a mia disposizione.

Allungai il braccio, gli presi il polso e portai la sua mano aperta a aderire al mio petto. Il calore del suo palmo mi pervase ed ebbe un effetto rigenerativo istantaneo.

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora