Mi resi conto di cosa significasse amare una persona in quei primi giorni condivisi con Shoto, avevamo deciso di non farci influenzare dagli sguardi che ci seguivano per i corridoi o dai commenti leggermente sarcastici di Kirishima e Denki che, come potevo immaginare, non sapevano se gioire per noi o essere arrabbiati per come avevamo trattato Shinso. Sembrava che la nostra relazione non potesse trovare supporto al di fuori di noi due, ma a me andava bene così. Io avevo al mio fianco Shoto, avevo quegli occhi spaiati dalla mia parte, potevo svegliarmi specchiandomici all'interno. Avevo la possibilità di perdermi nelle iridi color fumo e oceano, potevo nuotarci e librarmi al loro interno, non mi importava più di rischiare di non riuscire più a tornare alla realtà, perché finalmente potevo ritenermi padrone, o meglio, parte di quel mondo che si celava nel suo sguardo. Un mondo che, fino a quel momento, avevo avuto solo la possibilità di sognare e agognare con tutto me stesso. Ancora, di notte, mi capitava di credere di esser entrato in coma e che tutto quello che stavo vivendo con il bicolore non fosse altro che un sogno delirante concesso solo da dei farmaci potenti.
Shinso fu, forse, l'ostacolo più grande per la nostra relazione appena iniziata. Lo incontrai, suo malgrado, sul posto di lavoro. Attirai la sua attenzione facendomi trovare poggiato sul cofano della sua macchina all'orario in cui sapevo per certo che sarebbe tornato a casa. Per ottenere informazioni sui suoi turni lavorativi avevo dovuto raggirare Eri che, a soli diciassette anni, era anche fin troppo furba per i miei gusti. Aveva capito subito che qualcosa non quadrava, che io non ero tipo da voler fare sorprese a suo fratello ma, alla fine, vittima anche lei del mio tono duro, mi concesse il beneficio del dubbio e mi riferì gli orari in cui entrava e usciva dal lavoro Shinso.
Non appena mi vide, il viola alzò gli occhi al cielo e fece lampeggiare la macchina aprendola con il pulsante. Aveva il viso stanco, le occhiaie profonde e gli occhi rossi. Aveva pianto, non c'era alcun dubbio, anche se non era successo quello stesso giorno, precedentemente aveva lasciato che le lacrime gli bagnassero il viso e quella consapevolezza che, fino a quel momento, non era stata così vivida nella mia mente, mi strinse la bocca dello stomaco. Avevo fatto piangere Shinso, o meglio, le mie azioni avevano permesso che quegli occhi si arrossassero. Mi chiesi, comunque, se le lacrime che non mostrava in quel momento fossero la conseguenza della rottura con Shoto, ma sapevo che la mia paura più grande era che fossero per il mio tradimento come amico.
"Che vuoi, Bakugou?" provò ad allungare la mano verso la maniglia dello sportello, ma io mi intromisi e glielo impedii. Ero più muscoloso, ma non avrei mai usato la forza contro quel mio amico. Era capitato qualche volta di litigare fino a doverci picchiare perché le parole non erano bastate per trasmettere il nostro dissentire, ma in quell'occasione, quel giorno d'estete, non mi sarei mai avventato su di lui, ero io nel torto e forse un pugno o due mi avrebbero anche fatto bene. Volevo comunque provare a parlarci. Non lo avrei lasciato andare via tanto facilmente. Non rispondeva ai miei messaggi e nemmeno alle chiamate. Avevo provato a fregarlo chiamandolo dal cellulare di Denki, ma appena aveva sentito la mia voce aveva riattaccato immediatamente. E io mi ero anche beccato una strigliata da parte del biondo perché avevo usato il suo cellulare di nascosto mentre stava sotto la doccia.
"Parlare" risposi assumendo l'espressione più afflitta possibile. Mi sentivo in colpa, non ero ancora riuscito a mangiare decentemente senza avere poi i crampi. La nausea era diventata una costante giornaliera e l'unico antidoto per quel malessere era la presenza di Shoto nella mia vita, ma c'erano quelle sere in cui mi ritrovavo solo e non riuscivo a pensare ad altro che a Shinso e al torto che gli avevo fatto. Una pugnalata dietro le spalle. Se Shoto baciandomi aveva provato a liberare le mie ali dalla costrizione della mia pelle, io baciandolo avevo strappato le ali di Shinso con un coltello ben affilato.
"Di che?" sospirò e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Stava piano piano cedendo anche lui come la sorellina o almeno era quello che speravo.
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L'imperfezione della necessità
FanficQuando odi una persona le auguri i peggiori mali al mondo, ma, quando scopri che nasconde un segreto e che il male vive accanto a lui, tutte le tue certezze crollano e vorresti solo esser rimasto all'oscuro di quel pesante segreto. Una enemies to l...