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La settimana successiva riuscii a dormire un po' meglio e a seguire le lezioni con più attenzione, come se il bacio che gli avevo rubato sulla terrazza mi avesse rifornito di quell'energia che avevo consumato standogli lontano. Solo che la stavo esaurendo di nuovo, l'energia donata dalle labbra di Shoto. Non potevo di certo andare alla ricerca della sua bocca ancora una volta. Avrei voluto prenderlo da parte, far scorrere le mie mani sui suoi fianchi, percepire la sua pelle calda a contatto con la mia, mangiarlo di baci e stuzzicarlo con dei morsi nei punti che poi avrebbe potuto facilmente coprire con la maglietta. Avrei voluto poterlo assaggiare, farmi pervadere dal suo odore e sapore, farlo diventare la portata principale della mia cena. Ma lui non era più mio.

Quindi mi accontentavo di poterlo vedere di sfuggita quando si affacciava in mensa o in biblioteca. Quando si perdeva nella lettura di qualche libro, rannicchiato sulla poltrona nella sala comune, quella poltrona che raramente trovavamo libera, ma che, quando succedeva, non abbandonavamo più per delle ore, rimanendo su quel singolo cuscino in due, uno in braccio all'altro, con un solo libro a disposizione a leggere contemporaneamente le stesse pagine, con lui che mi faceva notare quanto fossi più lento e io che gli pizzicavo il fianco per distrarlo e poter concludere la pagina per primo. Mi sarebbe piaciuto potermi sedere di nuovo lì, con lui appollaiato sulle mie gambe che mi indicava le frasi che più lo emozionavano. E quando girava le pagine, io che gli accarezzavo la schiena, come se le righe che leggevo scorressero sulla sua pelle, sotto la maglietta.

Passai proprio per la sala comune e lanciai un'occhiata a quella poltrona posizionata nell'angolo in fondo. E lo vidi, era appollaiato senza scarpe proprio su quel cuscino. Mi avvicinai senza pensare e mi posizionai dietro di lui, cercando di cogliere qualche frase di ciò che stava leggendo in quel momento.

Girò pagina, non si era accorto della mia presenza, così ne approfittai e mi chinai per far avvicinare le mie labbra al suo orecchio.

"Quei secondi, quei mezzi secondi, in cui i nostri sguardi si toccavano erano gli unici momenti della giornata in cui sentissi qualcosa" citai l'ultimo libro che avevamo letto insieme e che insieme avevamo scoperto di amare. Ci eravamo rispecchiati nei protagonisti e ne avevamo imparato le frasi a memoria.

"Eravamo come dei all'alba del mondo e la nostra felicità era così abbagliante che non potevamo vedere altro che noi" rispose anche lui con una citazione tratta dallo stesso libro e io venni pervaso da brividi lungo la schiena e le dita, che fremevano per toccare il corpo piegato del ragazzo davanti a me.

Achille e Patroclo, uno un semidio e l'altro il migliore dei mirmidoni, ci eravamo immedesimati in loro, ma desideravamo e agognavamo una fine diversa. Nessuno dei due avrebbe indossato le vesti dell'altro, ma entrambi saremmo morti per amore, allora, quando avevamo finito di leggere La canzone di Achille, ci eravamo chiesti chi dei due fosse Achille e chi Patroclo, quando la risposta più ovvia era: nessuno dei due poteva essere qualcun altro. Io ero Bakugou e lui Shoto, ci amavamo e saremmo morti l'uno per l'altro, questo sentimento ci rendeva forse entrambi Patroclo? Eppure, se uno dei due se ne fosse andato, l'altro avrebbe provato la stessa identica ira di Achille. Non avevamo trovato risposta, avevamo deciso di prendere la parte migliore di entrambi e di imparare dai loro errori. Eppure, eccoci lì, proprio come Achille e Patroclo, a porre una distanza l'uno dall'altro.

Sollevò lo sguardo dal libro e si voltò, incrociandolo con il mio. Vidi in lui l'emozione che avevo provato io stesso rievocando i ricordi di quando avevamo letto insieme quel libro. Un libro che, alla fine, ci eravamo regalati a vicenda con una sola parola scritta sopra come dedica: prendi.

"Ti sei comportato come Achille, non ti sei accorto di me, così come Achille non ha compreso che il migliore dei mirmidoni era proprio colui con cui condivideva la tenda e con cui dormiva ogni notte, Patroclo"

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora