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Vedere l'estate finire non era mai stato così bello come quell'anno. Sarei tornato al campus, ma stavolta avrei avuto Shoto, le mie serate le avrei passate al suo fianco, gli avrei tenuto il posto a mensa, perché lui riusciva ad arrivare sempre per ultimo, avrei potuto guardare male chiunque avesse provato a fare delle avance verso di lui, perché sì, ne avevo il diritto, ero ufficialmente il suo ragazzo. Sarebbe stata una vita completamente differente al college e non vedevo l'ora che questa nuova avventura avesse inizio.

Spalancai la porta della stanza e trovai nel mezzo tutti gli scatoloni di Denki. Era arrivato prima di me e già aveva lasciato la camera, ovviamente era riuscito a incasinare l'ambiente nel giro di pochi minuti. Un classico di Denki.

Mi avvicinai al mio letto, vi poggiai sopra il borsone e poi mi voltai a guardare la parete del mio compagno di stanza, non aveva staccato le foto dall'anno prima, effettivamente, quando avevamo lasciato il campus, eravamo già consapevoli che avremmo occupato la stessa identica stanza, non avrebbe avuto senso togliere tutto, e mi ritrovai a fissarne una in particolare: ritraeva tutti noi, Denki rideva talmente tanto da avere gli occhi chiusi, Kirishima gli teneva una mano sulla testa, come se stesse provando a mantenerlo calmo, Shinso aveva un braccio sulle spalle di Shoto e io, invece di guardare la telecamera davanti a me, osservavo con espressione assorta il bicolore. In quel periodo non stavamo ancora insieme, non avevo nemmeno donato il midollo e già i miei occhi cercavano i suoi, assurdo che non me ne fossi accorto.

"Ero proprio cieco" sussurrai, muovendo un passo verso il letto del biondo.

"Lo eravamo entrambi" sussultai e mi voltai di scatto. Era stato silenzioso, non avevo sentito i suoi passi, difatti ero convinto di trovarmi completamente solo in quella stanza. Shoto si avvicinò, mi prese il viso tra le mani e mi sfiorò le labbra con le sue. Un delicato bacio che poteva dare inizio a quella nuova vita al campus. Altri mille volevo che ce ne fossero tra quelle pareti.

Il nostro momento di intimità fu interrotto da un energico Denki che ci corse incontro, saltandoci addosso. Abbracciò entrambi e poi mi guardò sorridendo. Ci eravamo visti poco durante l'estate perché entrambi presi dalle nostre relazioni, ma a quel punto avremmo potuto condividere molto più tempo insieme, essendo coinquilini.

"Bentornati" alzò la voce e, mettendoci le mani sul petto, ci distanziò mettendosi nel mezzo. Invadente.

Gli scompigliai i capelli, non sembrava più il ragazzo spaventato a causa della banda dei fuoricampo, non sapevo se avesse superato il trauma, forse non lo avrebbe mai superato del tutto, ma speravo che avesse ricominciato a uscire di sera senza avere paura.

Quando finalmente la giornata giunse al termine, ci buttammo sui letti esausti. Mi girai su un fianco e guardai in lontananza Denki che faceva lo stesso voltandosi verso di me.

"Te e Shoto fate sul serio" non fu una domanda, bensì una constatazione nata da ciò che aveva potuto osservare durante il trasloco al campus. Effettivamente, ogni volta che io e Shoto arrivavamo in stanza con dei nuovi scatoloni, ci concedevamo una pausa di alcuni minuti, minuti durante i quali non facevamo altro che donarci sorrisi. Denki se ne era accorto ovviamente, sarebbe stato strano se non ci avesse notati, perché interrompevamo tutto semplicemente per voltarci l'uno verso l'altro e guardarci con sorrisi ebeti sui volti.

Annuii e il biondo fece lo stesso, come per avvertirmi che aveva ricevuto la risposta anche se non avevo proferito parola.


Le sue mani erano come la porta per il paradiso, ogni suo tocco, ogni carezza dei suoi polpastrelli per me erano sospiri di angeli che mi beavano con la loro grazia. Durante il giorno io vagavo per i corridoi, vagavo nel buio alla ricerca delle sue mani, quelle dita che mi donavano la luce. Io ero perso senza di lui e questa consapevolezza mi terrorizzava, tutt'ora mi terrorizza il dover stare senza di lui.

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora