Epilogo

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"Ora che sono passati anni da quel giorno e ancora più tempo da quando ho conosciuto Shoto davanti a quella stramaledettissima macchinetta del caffè, mi ritrovo qui, di fronte a tutti voi, a raccontare questa storia solo per riportare a galla ciò che mi ha fatto innamorare di lui. So che vi ho trattenuto per più tempo del dovuto ma, se non lo avessi fatto oggi, non avrei avuto un'altra occasione" la mia voce trema, la gola si è stretta diversi minuti fa, più o meno quando ho dovuto raccontare l'episodio in cui ho realizzato di provare qualcosa per lui.

Lui, è sempre stato lui a rendermi così vulnerabile.

Vedo degli occhi lucidi, qualcuno con i fazzoletti e realizzo che forse anche io avrei dovuto munirmi di qualcosa per asciugarmi le lacrime, ma mi ero ripromesso che sarei stato forte abbastanza da non piangere oggi. Ho fallito, ma Shoto credo se lo aspettasse, che non avrei potuto mantenere un controllo tale da rimanere serio. Shoto ha sempre saputo leggermi dentro, ancora prima che imparassi io stesso a farlo.

Era ovvio che la gola mi si sarebbe chiusa e gli occhi avrebbero iniziato a inumidirsi, in fondo ho passato una vita con lui. Una vita bellissima. Una vita che racconterei anche a un passante per strada, uno sconosciuto che dopo pochi minuti mi manderebbe a quel paese e scapperebbe via. Non mi importerebbe di sembrare un pazzo, a me basterebbe sapere che la sua storia, nonché la nostra, è sulla bocca e nella mente di più persone possibili. Voglio che il mondo intero sappia che gli mordicchiavo il dito con cui indicava le frasi dei libri, che mi baciava sotto la pioggia e lo definiva il nostro bacio piovoso, voglio che si sappia che non sempre i muri che ci costruiamo intorno sono impossibili da abbattere. Voglio tante cose, ma c'è sempre poco tempo a disposizione.

Lancio un'occhiata all'orologio che porto al polso e mi rendo conto che, nonostante mi sia sembrato un soffio, ho sproloquiato per quasi un'ora. Ma il tempo che impiego per parlare di lui non è nulla in confronto al tempo che ho passato al suo fianco.

Guardo tutti coloro che ricambiano il mio sguardo, ma non cerco il paio di iridi spaiate tra le persone sedute su quelle panche di legno. Sento il cuore nel petto, è incerto se aumentare o rallentare il proprio ritmo e io non so cosa consigliargli di fare. Voglio che si fermi? Non credo, ma vorrei che il tempo si cristallizzasse un attimo, che mi desse la possibilità di riprendermi, ricominciare a respirare perché ho appena messo a nudo tutti i miei sentimenti e le emozioni che ho provato in quel periodo al dormitorio e ora mi sento lievemente svuotato. Il prete alle mie spalle sembra, invece, leggermente spazientito, ma non mi importa.

Asciugo il palmo della mano sui pantaloni, ho sudato più o meno per metà del discorso, ma non ho rallentato il mio fiume di parole, ho raccontato ciò che ritenevo importante. Se non oggi, quando? So che questa è l'ultima occasione che ho per tenere tutti inchiodati davanti a me mentre parlo di quanto ho amato una persona, anzi, non una, la persona. Chiudo gli occhi e cerco di riportare alla mente il discorso che qualche mese fa Kirishima mi ha fatto per infondermi il coraggio per andare avanti.

"L'amore è qualcosa di invisibile, ma scorre. Scorre nelle vene, nei polmoni, vive negli occhi della persona che si ama e si districa negli eventi di ogni singolo giorno. L'amore non si esaurisce qualsiasi sia il futuro che ti aspetta. L'amore era nel midollo che gli hai donato e credo rimarrà insito nelle ossa per sempre, non importa la paura, l'amore non svanisce come l'alcool, l'amore resta"

L'amore resta, mi ripeto nella mente, mentre tra le persone presenti in questa chiesa cerco con impazienza proprio il rosso che ha detto queste parole. L'amore resta. Di che ho paura? Che mi possa dimenticare dell'emozione che ho provato nel momento in cui l'ho baciato la prima volta? Che mi possa dimenticare delle notti passate nel dormitorio? Che possa scordare il sapore sulla lingua della definizione mio ragazzo? Non c'è possibilità che io dimentichi o che ritrascrivi qualcosa di nuovo su quei ricordi. Shoto è stato il mio ragazzo, non importa cosa sarà d'ora in poi, lui mi scorre nelle vene, perché lui è amore.

Lancio un'occhiata alla mia sinistra e poi mi soffermo sul prete che sembra impaziente di finire la funzione. Vorrei dirgli che lui sta per porre fine a un periodo della mia vita e che sta per diventare un tassello dei ricordi futuri, che non dovrebbe avere tutta questa fretta di mandarmi via da questa chiesa.

Mi perdo le parole del prete, non mi importa, mi concentro solo su una cosa, ciò che mi aiuta ogni volta a muovere dei passi che mi devono portare da qualche parte importante.

Cammino con andatura leggermente incerta, cammino e non mi fermo, non mi guardo dietro le spalle, non c'è nulla che mi possa più interessare vicino all'altare di questa chiesa. Percorro la navata, mi vorrei poggiare alle panche di legno, ma evito e mi appoggio a chi mi sta di fianco. La grande porta che dà sull'esterno è spalancata, chiunque sarebbe potuto entrare durante il mio monologo, chiunque avrebbe potuto assistere alla rappresentazione del mio amore per Shoto. Chiunque, ma non credo che qualcuno si sia infiltrato in questa chiesa.

"Sei pronto?" mi chiede sorreggendomi. Lo sono? Sono pronto a uscire dalla chiesa e a lasciarmi il passato alle spalle? Un nuovo futuro, una nuova vita mi aspetta oltre la porta, ma sono davvero pronto? Abbasso la testa, sorrido amaramente. Ho passato la notte insonne a pensare a cosa avrei potuto dire quest'oggi, ho riaperto quella scatola che Shoto si era premurato di riempire di scontrini e ricordi della nostra relazione e alla fine mi sono ritrovato a raccontare buona parte della mia vita, le parti salienti del mio rapporto con Shoto.

Risollevo lo sguardo, lo punto oltre la porta, si vede il sole e mi acceca. Non posso vedere tutti coloro che sono già usciti dalla chiesa, ma so che mi stanno aspettando. Annuisco, sono pronto.

Ricomincio a camminare.

Varco la porta e vengo investito dalle emozioni di tutti coloro che hanno assistito all'amore che mi ha unito a Shoto.

Ci sono urla e movimenti tutto intorno, le emozioni si scontrano, mi colpiscono fisicamente e mi obbligano a chiudere gli occhi, mi copro il viso, mi proteggo da tutto ciò che mi sta venendo addosso e mi giro verso sinistra. Lo stesso lo fa colui che mi tiene il braccio, anch'esso colpito da quelle emozioni frammentate in tanti minuscoli chicchi. Apro gli occhi mentre rido e le vedo, le iridi spaiate piene di gioia.

"Il mio desiderio era questo, di vivere il resto della mia vita al tuo fianco" la sua voce mi arriva attutita dalle urla che ci circondano, ma lo sento, perché la sua voce mi raggiunge sempre.

"Di vedere i tuoi occhi prima del resto del mondo, ogni mattina" rispondo, avvicinando la mia bocca al suo orecchio.

"Che?"

"Il mio desiderio"

Allargo il sorriso, non riesco a credere a ciò che ho appena fatto. Era una mia grande paura, avevo il timore che potesse cambiare tutto, troppo velocemente. Temevo che il sentimento si potesse disperdere negli anni e che giunti a questo punto non ci sarebbero state più corse sotto la pioggia, desideri espressi alle stelle, libri vissuti insieme o macchinette del caffè. Avevo talmente paura che questo passo in più, questo tassello aggiunto al puzzle, potesse necessariamente condurre a una vita monotona, da anziani seduti in poltrona, che disperato ero corso a cercare qualcuno che mi convincesse del contrario. Ma, pensandoci ora, quella vita non mi spaventerebbe, anzi, vorrei davvero poterci arrivare a quegli anni.

Un tassello del puzzle che ancora non mi capacito di che forma abbia, ma sembra perfetto per ciò che stiamo creando, l'immagine sembra addirittura diventare più concreta e nitida. E io non posso credere a tutto questo, a ciò che ho appena fatto.

Shoto Todoroki non è più il mio ragazzo, Shoto Todoroki è mio marito

-fine-

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora