Sentii la porta a vetri sbattere con violenza, qualcuno l'aveva aperta con forza, e mi voltai a guardare chi stesse correndo verso di me. Indossava la tuta, o forse era ciò con cui di solito dormiva, non potevo saperlo, le scarpe da ginnastica ai suoi piedi erano slacciate, segno che per la fretta di raggiungermi in strada non aveva nemmeno fatto in tempo a fare un nodo con i lacci. Lo guardai con un'espressione mista tra il confuso e il disgustato. Proprio lo stronzo della macchinetta doveva raggiungermi? Pensai, mentre cercavo una qualsiasi scusa per cacciarlo via.
"Sei impazzito? Quelli ti ammazzano" parlava a denti stretti, con le parole che faticavano ad uscire e a farsi sentire. Si guardava dietro le spalle voltandosi ogni tre o quattro secondi, come se fosse un tic. Aveva la paura nel suo sguardo spaiato, potevo percepirla anche senza conoscere quel ragazzo e le sue espressioni. Gli occhi eterocromi saettavano da una parte all'altra, cercavano di captare un qualsiasi movimento sinistro, mentre le orecchie, avrei potuto giurarci, si stavano concentrando sui rumori circostanti, anche se l'unica cosa che in quel momento io riuscivo a sentire era il suo respiro affannato.
"Da quando ti interessa se vivo o muoio?" gli diedi una spinta poggiandogli una mano sul petto ansante per allontanarlo e sentii un'onda di calore provenire dal suo corpo. Aveva corso, senza alcun dubbio. Lo vidi scuotere la testa e scansare con rabbia la mia mano che era rimasta per un istante sospesa tra me e lui, come a misurare la distanza che avevo ottenuto tra di noi con quella leggera spinta.
"Non me ne frega un cazzo se muori, ma Shinso e Kirishima ne uscirebbero distrutti e non potrei sopportarlo" mi confessò e io rimasi interdetto, aveva agito per conto dei miei amici, gli amici che ormai dovevo ammettere condividevamo.
Fu in quel momento che il lampione si spense e riaccese di nuovo, nel giro di una frazione di secondo, e mi riportò con i piedi per terra. Alzai lo sguardo, che fino a quel momento non avevo distolto dalle iridi di colori diversi di Shoto, purtroppo, nonostante lo odiassi più di chiunque altro, a quel paio di occhi non potevo resistere, mi chiamavano, mi imploravano di guardarli e di studiarli e io, ogni dannatissima volta, cadevo nella loro trappola, li guardavo di sfuggita, per poi rendermi conto che di sfuggita non era affatto e che mi ero incantato nella loro osservazione senza nemmeno rendermene conto.
In lontananza vidi un gruppo di ragazzi vestiti di nero avvicinarsi. Sentivo il rumore delle mazze trascinate sull'asfalto e devo ammettere che quel suono mi mise i brividi. Sembrava di esser finito in una serie tv o in uno di quei film con bande rivali che organizzano scontri in una discarica abbandonata.
Mi sa che il mio sguardo si fece vigile perché Shoto, senza chiedere nulla, aveva capito semplicemente dalla mia espressione che eravamo nei guai. Si voltò di scatto e indietreggiò fino a trovarsi al mio fianco. Scuoteva la testa e ripeteva a fior di labbra continui e infiniti no, come se in quel modo i ragazzi della banda potessero non accorgersi di noi e fare retromarcia. Mi sembra ovvio che quelli non potevano fare dietrofront una volta che ci avevano individuati in fondo alla strada, da soli, pronti a farci pestare come fossimo sacchi a box.
"Cazzo, cazzo, cazzo" sentirlo imprecare era sempre una novità, solo quando lo facevo davvero arrabbiare tirava fuori quel lato di sé e devo ammettere che lo trovavo quasi divertente. Non in quel momento però, perché sapevo che lui conosceva meglio di me la banda dei fuoricampo e immaginavo che, quando se l'erano presa con lui, ci erano andati relativamente leggeri. Stavolta non avrebbero badato alla forza e alla brutalità con cui colpirci, li avevo sfidati in prima persona, li avevo insultati e accusati di essere dei vigliacchi.
"Lascia fare a me" mi portò una mano davanti, come per intimarmi a rimanere fermo e a non intromettermi, ma io non volevo che fosse lui a prendere in mano la situazione, né tantomeno che prendesse le mie difese. Potevo cavarmela da solo, non mi serviva l'aiuto di quello stronzo del caffè, così scossi la testa e diedi uno schiaffo alla sua mano.
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L'imperfezione della necessità
FanfictionQuando odi una persona le auguri i peggiori mali al mondo, ma, quando scopri che nasconde un segreto e che il male vive accanto a lui, tutte le tue certezze crollano e vorresti solo esser rimasto all'oscuro di quel pesante segreto. Una enemies to l...