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La sera dopo, andai al pub da solo, Shoto mi aveva scritto che avrebbe fatto qualche minuto di ritardo. Insolito da parte sua non arrivare all'orario previsto, ma immaginai fosse perché non era del tutto sicuro di voler vedere di nuovo Shinso, tantomeno se era in compagnia di un nuovo ragazzo. Non avevo dormito per i mille viaggi mentali che mi avevano tormentato. Avevo afferrato il cellulare più o meno quindici volte, scrivendo quindici messaggi diversi a Shoto, messaggi che poi non avevo avuto la forza di inviare. In piena notte probabilmente gli avrei fatto venire un colpo. Avevo preferito fingere che andasse tutto bene e che l'incontro con Shinso non mi impensierisse affatto.

Arrivai davanti al locale in orario, non volevo di certo far arrabbiare il viola per un mio ritardo, mi ero ripromesso di non dargli più alcun motivo per guadarmi male e odiarmi. Mi guardai intorno alla ricerca della chioma inconfondibile del mio amico. Quando dovevo cercare tra la folla i miei compagni, era semplice trovarli grazie ai loro capelli dai colori particolari, soprattutto il mio ragazzo che si distingueva per il doppio colore, anche se era raro che io dovessi cercare Shoto nella folla.

"Bakugou, è tanto che aspetti?" mi voltai e vidi un paio di iridi color prugna osservarmi, mi sembrò quasi di tuffarmi per un istante nel passato, ai tempi del liceo quando arrivava tardi a lezione e richiamava la mia attenzione facendo cadere sul banco il libro più voluminoso che aveva, facendomi sobbalzare sulla sedia perché, come era ovvio, io sonnecchiavo mentre aspettavo l'arrivo del professore. Shinso sembrava sereno. Scossi la testa in negazione e poi spostai la mia attenzione sul ragazzo al suo fianco. Erano abbastanza vicini da potersi sfiorare le spalle e sembravano in sintonia per come si lanciavano le occhiate d'intesa. Mi chiesi se quel genere di occhiate ce le lanciavamo anche io e Shoto o se era una prerogativa delle coppie che avevano iniziato il rapporto dopo una lunga amicizia, o almeno dopo essersi stati simpatici. Io e Shoto eravamo praticamente passati dall'odiarci all'amarci, saltando una serie di convenzioni sociali che, forse, ci avrebbero portati ad avere una relazione più consona e non piena di dubbi e preoccupazioni come quella che stavamo effettivamente vivendo. C'erano molte cose che ancora non conoscevo del mio ragazzo, come ad esempio che pasta gli piaceva o se preferiva il Natale o la Pasqua, cose stupide, ma piccoli particolari che si imparano a conoscere quando si è amici. Però in compenso sapevo quanto amasse le stelle, le costellazioni lo affascinavano, ricordo ancora oggi che una sera mi chiese di promettergli di diventare parte della stessa costellazione una volta lasciata la terra. Ma ciò accadde quando la nostra relazione si era già abbastanza consolidata, quella sera in cui dovevamo conoscere il nuovo ragazzo di Shinso era ancora lontana dalla notte delle stelle cadenti.

Spostai l'attenzione da Shinso al ragazzo al suo fianco e attesi che fosse lui a prendere l'iniziativa per iniziare i convenevoli.

"Tu devi essere l'amico di Shinso" allungò la mano verso di me senza alcuna remora, mi chiesi se Shinso si fosse dimenticato di avvertirlo sul mio carattere leggermente discutibile. Studiai anche la sua mano, come se dalle dita e le unghie potessi trarne qualche informazione in più sul suo conto. Ero leggermente protettivo nei confronti dei miei amici e, il fatto che la prima cosa che mi era venuta in mente, quando avevo saputo che Shinso si vedeva con qualcuno, fosse stata l'intenzione di accertarmi che fosse un ragazzo per bene, mi aveva tranquillizzato perché voleva dire che avevo ricominciato a vedere il viola come l'amico di un tempo. Un amico che dovevo proteggere.

"Bakugou Katsuki" mi presentai stringendo la mano del biondo che sorrideva. Sì, un altro biondo si stava per aggiungere al gruppo e io non sapevo se esserne grato perché così diluiva un po' le particolarità del nostro gruppo, essendo già il terzo con i capelli chiari, o se esserne irritato perché da quel momento non avrei più potuto riferirmi a Denki come il biondo. Stavo aspettando che pronunciasse il suo nome, non ero a conoscenza di come si chiamasse, ma qualcosa interruppe quel momento.

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora