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Il giorno dopo ci rivedemmo al bar del campus per festeggiare il voto di Kirishima. Sapevo che era l'ennesima volta che mi recavo in quel posto, ma il mio migliore amico ci viveva e ormai lì anche i guardiani notturni mi conoscevano, delle volte mi salutavano addirittura dandomi il cinque, forse il fatto che gli offrissi delle birre del supermercato ogni volta che avanzavano da una serata mi aveva aiutato ad entrare nelle loro grazie.

Denki, invece, presto sarebbe diventato il mio compagno di stanza in quello stesso campus. Avevo richiesto e ottenuto il trasferimento in quella sede universitaria dove studiavano sia Kirishima che il biondo e così avevo già mandato tutta la documentazione per trasferirmi anche io in quel college.

Ancora non riuscivo a credere di aver acconsentito a quell'amico eccessivamente energico di dividere la stanza con me. In realtà era l'unico che aveva avuto il coraggio di cacciare il proprio compagno di stanza per fare posto a me. Non me lo sarei mai aspettato da lui. Lui che voleva essere sempre il clown della situazione, aveva mostrato la sua espressione più seria e aveva chiesto al suo amico di sloggiare perché qualcuno di più importante sarebbe arrivato. Beh, questa era l'idea che mi ero fatto io del discorso che era avvenuto tra le quattro mura della stanza di Kaminari, probabilmente si era messo in ginocchio pregando l'altro di lasciare libero il letto e l'armadio. Era sicuramente più plausibile come scena.

Sapevo già che mi sarei dovuto comprare dei tappi per le orecchie perché Denki parlava nel sonno, ma ero disposto a sopportarlo pur di condividere la vita universitaria con lui e Kirishima. Dopo ciò che era accaduto al bar con Shoto, dopo che avevo compreso che legame si stesse stringendo tra i due compagni di stanza, avevo scoperto di esserne invidioso e di volere più momenti da studenti universitari insieme ai miei amici.

"Quindi non sapevi nulla" Shinso, che aveva deciso di venire con me al campus, inarcò un sopracciglio e guardò interrogativo il rosso. Era completamente fuori posto Shinso in quel college. Lui aveva abbandonato gli studi dopo aver conseguito il diploma del liceo e aveva deciso di iniziare subito a lavorare. A quei tempi era l'unico ad avere uno stipendio fisso, nemmeno basso, infatti molto spesso mi facevo offrire da bere da lui.

"Magari prendessi io 27 quando non so nulla" Denki si lasciò cadere sulla sedia accanto a me e mi lanciò un'occhiata. Da quando avevo accettato di diventare il suo compagno di stanza, aveva cominciato a guardarmi come se potessi comprendere i suoi pensieri. Forse anche lui si era reso conto dell'amicizia che stava nascendo tra Kirishima e Shoto e voleva creare un legame simile con me.

Come se effettivamente Denki mi avesse letto la mente, si girò verso il rosso e sollevò in modo particolarmente accentuato le sopracciglia mettendo in mostra le iridi color miele. Quel paio di iridi mi avrebbe guardato ogni mattina e ogni sera, già lo sapevo, ma non lo concepivo del tutto. Quegli occhi li avevo visti cambiare di luminosità nel corso degli anni, ma non mi era mai capitato di vederli in continuazione, ventiquattro ore su ventiquattro. Chissà cosa avrei provato, mi chiesi perdendomi per un istante nei miei pensieri.

"Shoto non è qui" affermò sbattendo le palpebre e permettendomi di tornare alla realtà. Il colore dell'ambra riluceva quando veniva colpito dai raggi del sole e stranamente aveva lo stesso effetto su tutti. Ci incantavamo a guardarlo negli occhi e ci distraevamo da qualsiasi cosa stesse dicendo in quel momento.

"È rimasto in stanza, aveva anche lui un esame, ma non l'ha passato" confessò Kirishima, abbassando la testa come se si fosse reso conto di aver rivelato un segreto di una persona non presente.

"Mi dispiace" Denki si rattristò, ma il dubbio che si fosse abbattuto più per l'espressione del rosso piuttosto che dei risultati universitari di Shoto mi convinse che a Denki poco importava del bicolore. Ne fui felice. Almeno non avrei dovuto sopportare il biondo in compagnia di Shoto, anche perché non avrei mai permesso al bicolore di entrare in camera mia.

"Ha avuto un periodo molto pesante, non credo che sia riuscito a concentrarsi sullo studio" Kirishima spostò la tazzina ormai vuota e incrociò le braccia sul tavolo per nasconderci il viso. La fronte premeva contro l'avambraccio e del volto potevo vedere giusto l'attaccatura dei capelli.

Non capivo come mai si stesse preoccupando in quel modo per Shoto, in fondo erano solo compagni di stanza. Lo avrei capito solo dopo aver condiviso la camera per più di un mese con Kaminari. Tra coinquilini si crea un legame al pari di quello con un famigliare. Si dà vita a routine condivise, si imparano i ritmi e le abitudini dell'altro e si entra in sintonia talmente tanto che non si prende più in considerazione l'idea di vivere da soli. In quel momento, per Kirishima era come se un fratello stesse soffrendo e quindi anche lui stava male.

Mi immaginai Shoto chiuso in stanza a disperarsi così come aveva detto che avrebbe potuto fare Kirishima se non avesse passato l'esame. Ma ricordai che, in tutti gli scenari che si era inventato, Kirishima non era mai solo, c'era sempre lui al suo fianco o a passargli i fazzoletti o ad alzare la musica. In quel momento mi accorsi che Shoto era rimasto solo e che Kirishima era lì con noi. Non sapevo come mai, ma quel dettaglio mi fece provare sensazioni contrastanti. Un po' ero felice perché Kirishima aveva dato la priorità a noi, un po' mi dispiaceva perché Shoto, forse, nel fare quel discorso il giorno prima, aveva sperato di lanciare un messaggio al rosso facendogli capire di essere lui quello che aveva bisogno di qualcuno che gli portasse delle birre scadenti per ubriacarsi e dimenticare.

Mi trattenni dal chiedere se effettivamente il bicolore fosse rimasto solo o se qualche suo amico era andato a fargli compagnia. In realtà non mi interessava, volevo solo capire se Kirishima fosse consapevole che forse sarebbe stato il caso di stargli accanto, soprattutto se il periodo che stava passando non era dei migliori.

Lanciai un'occhiata oltre la vetrata del bar e vidi il fiume di studenti che camminavano spostandosi da un edificio all'altro. Alcuni andavano alla mensa, altri a lezione e altri tornavano al proprio dormitorio. Cercai di immaginare la mia vita lì, in quel posto, con quelle persone e con quella cassiera sempre in piedi a stampare scontrini.

Sarebbe stata una vita all'insegna dello studio, qualcosa che non avevo mai considerato troppo importante per il mio futuro, almeno non finché Kirishima non mi aveva parlato delle varie opportunità di lavoro che gli si sarebbero presentate una volta presa la laurea.

Vidi una ragazza rincorrere dei fogli che le erano volati via e un ragazzo fermarsi per aiutarla. Sembrava un mondo a parte, fuori dalla realtà che circolava per le strade oltre i cancelli del campus. Ero convinto di volerne far parte, mi piaceva l'idea di svegliarmi lanciando un cuscino in faccia a Denki, di scendere alla mensa ancora con la tuta e fare colazione con Kirishima prima di iniziare le lezioni e poi rivederli entrambi per pranzo. Ero pronto a vivere con tutto me stesso la vita che mi aspettava in quel posto, compresi i festini notturni e le litigate con i vicini di stanza.

Solo una cosa temevo: il dover vedere Shoto sempre in stanza di Kirishima. Pensai anche che avrei potuto chiedere il cambio di stanza per dividerla io con il rosso, ma a quel punto Shoto avrebbe potuto condividere la camera con Denki e nemmeno quello volevo che accadesse. L'unica opzione che avrei accettato sarebbe stata accaparrarci l'unica stanza con tre letti così da starci tutti insieme senza Shoto, ma quella era la stanza più ambita del campus perché aveva il bagno privato e non bisognava condividerlo con tutti gli studenti che avevano l'alloggio sullo stesso corridoio.

"Quindi partiamo per le nove?" sentii la voce di Kirishima e mi voltai nella sua direzione. Shinso se ne era andato perché aveva il turno al lavoro e loro avevano completamente cambiato discorso. Stavano organizzando la partenza per il week end che avevamo deciso di passare in campeggio, un bellissimo posto immerso nella natura sulle sponde di un lago poco conosciuto. Era l'ultimo fine settimana un po' più libero prima del mio trasferimento al campus e prima di riprendere tutte le lezioni a tempo pieno.

Avevamo deciso che loro due, Kirishima e Denki, sarebbero partiti prima per montare la tenda e organizzare le giornate, mentre io e Shinso li avremmo raggiunti poco più tardi perché lui doveva lavorare e io dovevo impacchettare le ultime cose.

"Voi per che ora pensate di partire?" mi chiese il rosso, mentre io cercavo sul cellulare la conversazione che avevo avuto con Shinso quando avevamo deciso l'orario della partenza. Finalmente trovai il messaggio e lo mostrai. Avevamo deciso di avviarci subito dopo il pranzo, speravamo di incontrare poca gente in giro e di poter andare un po' più veloci in autostrada.

"Allora ci incontriamo al campeggio, mi raccomando non fate cavolate, non correte troppo" sbuffai nel sentire quella raccomandazione, ma già lo sapevo che Kirishima lo avrebbe detto. Era una cosa che ripeteva spesso quando in macchina eravamo io e Shinso, i due meno raccomandabili alla guida. 

L'imperfezione della necessitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora