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Smut

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Changbin si liberò dalla presa di Minho e corse nella direzione in cui i due erano andati, ritrovandosi in un lungo corridoio caratterizzato da grandi porte munite di targhette che riportavano la scritta vip e illuminato da luci a led viola.

Rallentò guardandole una a una, pensando a come il suo ragazzo avesse ceduto il proprio corpo a quei maiali schifosi in una di quelle stanze.

Strinse i pugni sentendo il sangue ribollirgli nelle vene, sospirò e continuò il suo cammino cercando di udire la voce del suo ragazzo o del suo amico.

Quando giunse alla fine la sentì provenire da dietro una grande porta color bordeaux che riportava la scritta vip e il suo nome. Sospirò e bussò.

Jaemin gli aprì la porta, nemmeno il tempo di dire qualcosa che il grigio prese parola.

"Non voglio vederti."

"Invece ora parliamo," ribatté.

"Non ho niente da dire."

"Invece io credo tu abbia molto da dirmi."

Jaemin si intromise, "vi lascio soli. Avete molto di cui parlare e io non voglio essere messo in mezzo," detto questo uscì lasciandoli soli.

Changbin entrò chiudendosi la porta alle spalle, diede un'occhiata in giro e rimase sorpreso dalla quantità di accessori erotici presenti lì dentro.

Per un momento si chiese se il minore fosse veramente d'accordo a essere legato e torturato con quei giocattoli o se lo facesse solo per avere più soldi.

Ripensò poi alle condizioni in cui Felix si presentò dopo essere stato con il suo ex e il pensiero che fosse successo più di una volta anche in quel locale gli procurò una stretta al cuore mentre la rabbia cresceva sempre di più.

Scosse la testa e portò l'attenzione al suo ragazzo, seduto sul grande letto matrimoniale, le gambe al petto, il viso a guardare il pavimento e un'espressione arrabbiata.

"Felix," richiamò la sua attenzione.

Silenzio.

"Felix parliamo," continuò.

Lo ignorò.

Sospirò innervosito, "ti prego, stammi a sentire."

Continuò a ignorarlo e ciò fece perdere al maggiore quella poca pazienza che gli era rimasta.

Si avvicinò a lui sollevandogli il viso con prepotenza in modo che i loro sguardi fossero collegati.

"Lasciami," cercò di liberarsi dalla presa del maggiore ma invano.

"Voglio delle spiegazioni," lo guardò serio.

"Che spiegazioni dovrei darti? Questo era il mio lavoro prima che la tua scenata di rabbia mi facesse licenziare," scostò la sua mano e si alzò.

"Tra tutti i lavori esistenti dovevi proprio scegliere di esibirti in un nightclub e vendere il tuo corpo al miglior offerente?"

"Non vendevo il mio corpo Changbin, ero consenziente."

"Consenziente a farti fare le peggio cose da quei maiali in calore? Sei serio?"

"Sì Changbin, si chiama lavoro e quando lavori si dà il caso che fai tutto ciò che ti venga chiesto senza importi," lo guardò.

"La piccola differenza tra un lavoro normale e questo è che non devi fare sesso con chiunque per ottenere soldi."

"Qui vieni pagato molto più che in un semplice bar o supermercato. Con i clienti giusti facevo molti soldi a sera, soldi che mi servivano ma che ora non potrò più fare a causa tua."

i hate you ~ minsung ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora