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Jisung passò tutta la mattinata nella caffetteria e solo verso l'ora di pranzo decise di tornare in camera, sperando con tutto il cuore di non trovare il maggiore. Prese il telefono, le chiavi e uscì dal locale.

Raggiunse la sua stanza, aprì piano la porta e si guardò intorno per capire se l'altro fosse presente, fortunatamente non era lì. Rilasciò un sospiro di sollievo ed entrò chiudendo la porta dietro di sé.

Poggiò le chiavi e il telefono sulla sua scrivania, si tolse la maglia per stare più comodo, mise la sua playlist preferita e iniziò a disfare le valigie.

Aprì il suo armadio e successivamente la valigia, che era poggiata sul letto, prese dei vestiti e iniziò a riporli nel mobile nella maniera più ordinata possibile. Sistemò quelli sui ripiani e canticchiando iniziò a sistemare anche quelli da appendere.

Finito con i vestiti passò a sistemare la scrivania: ci mise il portatile, il suo block-notes per i testi, vari pennarelli e la sua amata busta piena di snack per la concentrazione, come li definiva lui.

Una volta sistemato tutto sorrise soddisfatto, si buttò sul letto e alzò il volume della musica, sistemò il cuscino per stare comodo e chiuse gli occhi rilassandosi.

Slow Down dei Chase Atlantic era la sua canzone preferita. Ogni volta che andava in discoteca si ritrovava a ballare molto sensualmente a ritmo di essa, attirando tutta l'attenzione su di sé.

Per molti, la sua scelta di trovare qualcuno di diverso ogni sera con cui divertirsi era qualcosa di non comune, fuori dal normale, ma a lui piaceva. Si sentiva bene ed era l'unico momento nelle sue giornate in cui non si sentiva diverso e piccolo messo a confronto con il resto del mondo.

Poco dopo la porta venne aperta rivelando la figura del maggiore, il minore lo ignorò continuando ad ascoltare la sua amata playlist, immerso nei suoi pensieri.

"Moccioso, abbassa quella musica. Non esisti solo tu qui dentro," lo guardò di traverso sedendosi sul letto.

"Mettiti le cuffie se ti dà fastidio," rispose indifferente giocando al telefono.

"No spegni. Dobbiamo discutere di alcune cose."

"Se non volessi?"

"Quanti anni hai? Cinque che fai i capricci?" Lo derise.

Jisung sbuffò facendogli il medio e spense la musica. Poggiò il telefono sul comodino e si mise seduto a gambe incrociate, "di cosa dovremmo discutere?"

"Di regole," lo guardò serio.

Menomale che ero io quello infantile.

"Non abbiamo superato da un po' l'età delle regole?" Risi.

"Sono regole di convivenza. Mi sembra che entrambi non siamo felici di questa situazione," osservò prendendo una penna e un foglio.

"Questo mi sembra scontato."

"Esattamente. Quindi, per poter vivere al meglio," fece le virgolette "questa convivenza ho pensato di creare delle regole."

"Sentiamo," lo guardò interessato. Ogni tanto dalla sua bocca usciva qualcosa d'intelligente.

"Innanzitutto nessuno dei due deve invadere la privacy dell'altro. Se uno dei due vuole portare qualcuno qui lo deve dire così l'altro potrà lasciare la stanza-"

"Dovrei lasciare il mio comodo letto e dormire in qualche stanza a caso per far scopare te?" Lo interruppe bruscamente.

"Esattamente e io farò lo stesso. Sempre ammesso che tu non sia ancora vergine," lo derise.

i hate you ~ minsung ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora