Capitolo 19

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"Fermati!" cerco di oppormi alla sua ira ma è come se parlassi ad un muro.

Continua a camminare di corsa verso la sua auto, trascinandomi con sé.

Più cerco di tirarmi indietro, più la sua presa sul mio polso si fa salda.

Arriviamo davanti alla sua Range Rover nera parcheggiata poco distante dal locale.

Mi apre lo sportello intimandomi di entrare.

Mi blocco.

"Sali" dice con una voce che non gli avevo mai sentito prima.

Faccio segno di no con la testa.

"Non farmelo ripetere un' altra volta"

Faccio un passo indietro pronta alla fuga.

Sarà anche più muscoloso di me ma questo non significa che sia più veloce di me.

Credo di avere qualche chance di sfuggire alla sua collera se lo colgo alla sprovvista e sfreccio via dalla sua visuale.

So che in realtà non riuscirei a scappare dall' atleta prodigio qui di fronte però non per questo devo obbligatoriamente smettere di fantasticare su una visione utopica in cui riesco a scappare dalle sue grinfie.

Blake emette un sospiro frustrato.

Si poggia le mani sui fianchi e china il capo indietro.

Anche se non è il migliore dei momenti, non posso fare a meno di accorgermi delle vene tirate sul suo collo che minacciano di esplodere da un momento all' altro.

Emette un altro sospiro guardando il cielo per poi guardare me.

Batte con la lingua sulla guancia e mi trafigge con il suo sguardo ferito.

Proprio così, il suo sguardo non è furioso o arrabbiato  ma è decisamente ferito.

Mi si spezza il cuore a sapere di essere io la causa della sua sofferenza ma ormai non posso farci più nulla.

"D'accordo, fa pure come desideri" pronuncia amaramente queste parole chiudendo lo sportello del passeggero e dirigendosi il volante.

Avrebbe potuto urlarmi contro, sarebbe stato meglio.

Invece lui e il suo dannato autocontrollo hanno deciso di puntare sul mio senso di colpa.

Prima che metta in moto salgo in macchina di mia spontanea volontà  e mi metto la cintura di sicurezza.

Blake non proferisce parola.

Inserisce le chiavi nel quadro di accensione e parte a tutta velocità.

Il silenzio è come una tortura alla quale lui non sembra cedere.

"Avrei dovuto parlartene" gli dico cercando di porre rimedio a tutto quello che è successo.

Batte nervosamente l' indice sul volante aumentando ancora di più la velocità.

Non mi risponde.

Detesto quando anziché cercare di confrontarsi con me preferisce rinchiudersi nella sua corazza di cemento armato allontanandosi da tutto e tutti.

Finge che il problema non esista oppure finge che semplicemente sia io a non esistere in questo momento.

"Era necessario?" interrompe i miei pensieri con fare inquisitorio.

"Potevi uscire con chiunque Ellie, ma hai davvero ritenuto necessario uscire  proprio con il mio migliore amico? Doveva per forza essere Kade?" mi urla addosso con fare stizzito.

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