Capitolo 12

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- Bella rilassata la doccia oggi, eh Lucì! - esclamò Marta, vedendo la sua amica rientrare in cella.

- Scusa ma un tipo ha provato a stuprarmi e una guardia l'ha ucciso.

Il volto di Marta non fu sorpreso, né preoccupato, bensì seccato – Di nuovo?! È tipo la terza volta sta settimana che ammazzano qualcuno per stupro. Ma che c'ha la gente?

Lucia sorrise – Siamo in un istituto, Marta. La gente viene qui anche per questo, sai!

La donna sospirò – Eh, già. Benvenuti al Istituto Correttivo di Wisteria, amori! Qua abbiamo la bonazza che legge le emozioni, il verginello sordo che grida alla gente, e tantissimi stupratori! Che meraviglia, oh!

Risero entrambe di gusto, anche se con un po' di amarezza.

- È stato il Dessi, non è vero?

Lucia annuì.

- Quello è un pazzo, lo sai? Dice sempre che fare il giustiziere gli pesa sulla coscienza, ma poi è il primo a farti saltare le cervella se fai una mezza cosa sbagliata – disse Marta, quindi a bassa voce aggiunse – Lo sai che lavora per il Professore?

Era l'ennesima volta che Lucia sentiva nominare quel personaggio – Ma si può sapere chi è questo Professore di cui parlate tutti?

- Come chi è? – esclamò lei – Il professor Giona Galvani, l'uomo più potente di Wisteria! Gira voce che controlli così tanti politici e poliziotti che è il capo di tutto qua. Gli stai sulle palle, bam! Sei morta!

- Ma io lo conosco! - esclamò Lucia – È stato il professore di Fisica II di Samuela! Ha preso 20 all'esame dopo aver bocciato almeno 3 volte. Ora che ci penso, Samu mi aveva chiesto di influenzarlo durante il terzo tentativo, ma non ci sono riuscita. La sua mente era come una fortezza, ci credo che è un super-cattivo!

- Quindi è lui la tua nemesi, super-Lucia?

La ragazza rise – Non sarebbe male come inizio. Il malvagio professorone come primo nemico ci sta, dai.

- Primo nemico? Qua la pischella è ambiziosa! - e risero entrambe.

Un uomo attraente sulla cinquantina si avvicinò alla cella, appoggiandosi alla grata, aperta in quel momento – Ehilà raggio di sole! Posso intrufolarmi nella vostra esilarante conversazione?

Marta arrossì – Ma certo, Alberto. Sei sempre il benvenuto nella mia cella – fece un sorriso malizioso e aggiunse – e anche nel mio letto, quando vuoi.

- Wow, l'atmosfera si fa bollente qua dentro! - esclamò Lucia.

L'uomo rise e si rivolse alla ragazza – Comunque io sono Alberto, piacere. Tu devi essere Lucia?

- L'unica e sola – rispose lei – Tu invece devi essere il "bonazzo" di cui Marta parla continuamente, giusto?

- Beh, lo spero! - rispose ridendo.

- Posso chiederti come sei finito dentro?

L'espressione di Alberto si fece più seria – La polizia sostiene che io abbia rapinato una serie di negozi, solamente perché hanno trovato parte della refurtiva nel mio ristorante. Ristorante che ovviamente non è più mio adesso. Poi hanno trovato un bel po' d'erba che avevo messo da parte per una festa e mi hanno dato dello spacciatore.

- Ma è orribile! Cioè, ti hanno condannato così, senza uno straccio di prova?

Alberto rise amaramente – Lucia, guardami! Non mi hanno condannato perché sono sicuri che sia stato io: mi hanno condannato perché non sono bianco. Pensi che avrebbero accusato di rapina il gestore di un ristorante in Piazza Millepetali? No, hanno arrestato me, perché gestisco un ristorantino in periferia con metà del personale di colore. Non nego che sia stato uno dei miei dipendenti a rapinare tutti quei negozi, ma il solo fatto che io abbia attaccato verbalmente gli agenti, li ha portati ad arrestarmi.

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