Capitolo 49

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Le parole di Lamantia echeggiavano ancora nella mente di Dario. "Tu e il Professore avete gli stessi ideali, tu e Piezo la stessa mentalità... è veramente possibile?" si chiese, pensando poi a Lucia.

La ragazza era infatti la sua più grande preoccupazione. Il bagno di sangue dell'evasione gli tornò alla mente. "Posso ancora considerarmi un supereroe con un'alleata del genere? Riuscirò a fare la cosa giusta, senza perdere la mia umanità?"

Sentendosi logorato dai quei pensieri, iniziò a guardarsi intorno, alzando lo sguardo verso il cielo stellato. Erano quasi le tre e mezza e mancavano alcuni minuti per raggiungere il dormitorio. A differenza di Lucia, Dario aveva scelto di non prendere i mezzi al ritorno. Non avendo alcun motivo per rientrare subito, aveva preferito camminare per schiarirsi le idee. Decise inoltre di prendere strade più isolate, dato l'incidente col gruppo di ragazzi.

Purtroppo la sua idea gli si era ritorta contro. Il consiglio di Lamantia aveva fatto leva sulle sue insicurezze riguardanti l'intero piano. Non riuscì a smettere di pensare alla pericolosità di tutta l'operazione, alla pericolosità del Trio. Quante persone avrebbero dovuto uccidere per uno stupido desiderio di vendetta?

Neanche l'ipotesi opposta aveva senso ai suoi occhi. Come avrebbe mai potuto allearsi con Galvani? Come avrebbe mai potuto combattere al fianco di Piezo?

Quel fiume di dubbi e insicurezze continuò a travolgerlo fino al dormitorio. Aprì la porta e trovò il salone vuoto, ma la luce era accesa. Smartphone, occhiali e altri oggetti personali erano sul tavolino, come se i loro proprietari avessero lasciato la stanza in modo improvviso.

Temendo un attacco, Dario corse su per le scale, trovando ancora luci accese. La porta della loro stanza era aperta e schizzata di sangue. Un ombra si muoveva su di essa, "L'attacco è ancora in corso!" e accelerò il passo.

A pochissimi metri dalla porta, riconobbe Lucia in quell'ombra. Il suo corpo si paralizzò, i suoi battiti accelerarono. Intuì cosa avrebbe trovato all'interno di quella stanza ed ebbe il terrore di entrare.

"Questo non è il sangue di sei persone, non è abbastanza" pensò "Posso ancora salvarli!", superò quel momento di esitazione ed entrò.

Quell'immagine fu la perfetta realizzazione delle sue paure. Lucia era in piedi davanti al cadavere di Riccardo, con le scarpe in una pozza di sangue. Tutti i suoi amici erano inginocchiati davanti a lei, intenti a guardarla con degli occhi senza vita. Dai loro gesti, intuì stessero imitando dei cani e le stessero abbaiando festivamente.

Lei rideva, persa nel suo delirio sociopatico. Rideva dando loro ordini. Rideva nel vederli abbaiare e mostrare la lingua. Rideva fino a quando non ebbe visto gli occhi lucidi del suo ultimo amico.

Il branco fu dominato dal silenzio. I ragazzi ripresero atteggiamenti umani ed uscirono dalla stanza. Soltanto Simone rimase paralizzato all'angolo.

Le mani di Dario tremavano, incapaci di alzarsi e commentare quella scena.

Il suo volto pieno di disprezzo, risvegliò Lucia da quella trance sanguinaria – Dario, posso spiegare... - ma stava mentendo. Non aveva idea neanche lei di quello che le fosse preso, e questo pensiero iniziò a spaventarla.

Risonanza non si mosse e la guardò intensamente negli occhi.

- Dario, per favore! Non so cosa mi sia preso!

Il ragazzo continuò a non rispondere. La totale mancanza di espressività nel suo volto non era però dovuta a disprezzo o indignazione, ma all'impossibilità di accettare la scena davanti ai suoi occhi. Dario non riusciva ad accettare la fine di quell'avventura. Perché questa sarebbe dovuta essere la reazione a quel bagno di sangue. Lucia si era appena palesata come una folle omicida e lui avrebbe dovuto eliminarla, Risonanza avrebbe dovuto eliminarla.

- SIMONE, ALZATI! - urlò, costringendo il ragazzo ad avvicinarsi a lei e a segnare tutto quello che avrebbe detto – Dario, ascoltami! Non volevo farlo, non volevo fare il lavaggio del cervello ai miei amici!

Quelle parole lo irritarono. "Davvero? Come non volevi uccidere tutta quella gente al carcere?"

Simone tradusse a Lucia con una voce priva di ogni emozione.

- Per favore, credimi! Non volevo! Non so cosa mi sia preso! Appena ho visto il sangue... non lo so, credimi! Ho sentito delle voci... dei pensieri che mi hanno costretta a farlo!

Dario non rispose.

- TI PREGO, CREDIMI!

"Non riuscire a controllare i tuoi poteri non rende questo perdonabile. Risonanza non si allea con la gente come te, Risonanza la elimina!"

Gli occhi di Lucia si fecero lucidi e iniziò ad avvicinarsi al supereroe – Per favore, sei l'unico in grado di aiutarmi! Sei l'unico che io non possa manipolare! - e lo abbracciò, piangendo sulla sua spalla – Ho bisogno di Risonanza, ho bisogno di qualcuno che mi possa fermare!

Dario comprese i suoi singhiozzi dalle mani di Simone e ne fu indignato. Fu indignato dalla sua debolezza interiore, ma soprattutto fu indignato da se stesso. Il grande Risonanza non poteva affiancarsi a lei, non poteva salvare la città alleandosi con una forza tanto distruttiva. O forse sì? Dario sapeva che Lucia non stava mentendo, sapeva che lei non aveva il totale controllo dei suoi poteri, sapeva che l'aver assorbito la mentalità di tutti quei criminali l'aveva influenzata parecchio. Risonanza aveva il dovere di salvarla? Aveva il dovere di salvare lei e la città da quella forza distruttiva?

Ma che sarebbe successo se avesse fallito? Che sarebbe successo se avesse continuato quell'alleanza e distrutto Wisteria al suo fianco? Tutti avrebbero etichettato Risonanza come un mostro, tutti avrebbero etichettato Dario come un mostro.

"C'è soltanto una persona che sa quello che devo fare!" pensò, afflitto da quel dubbio. Scaraventò via Lucia, facendola cadere sul cadavere di Riccardo, e si incamminò verso il borsone accanto al suo letto.

Lucia si rialzò dalla pozza di sangue e vide Dario spogliarsi, rivelando il costume sotto la felpa. Il ragazzo aprì il borsone ed estrasse i vari accessori, equipaggiandoli all'outfit. Tirò fuori il suo zainetto da combattimento, già contenente cibo, acqua e altri strumenti, e vi mise il materiale di Lamantia.

La ragazza lo raggiunse e gli afferrò il polso – Ti prego, non lasciarmi da sola con me stessa!

Il supereroe tirò via la mano e indossò lo zaino.

- HO PAURA, DARIO! TI PREGO! - gli urlò, ma era troppo tardi. Ormai il suo moralismo aveva eclissato la sua umanità. Lei era un mostro ai suoi occhi. Decise allora di tentare un'ultima mossa e sfilò un biglietto dalla tasca, porgendoglielo – Questo è l'invito al gala della Fiamma. Se dovessi ripensarci... se volessi tornare per me... o anche se volessi soltanto il mio aiuto per vendicarti dei tuoi.

Dario accettò quel biglietto sporco di sangue e lo mise in un taschino della sua cintura. Non riuscì a spiegarsi perché lo fece. Forse a causa del dubbio, o forse a causa del legame emotivo stretto con Lucia, non se la sentì di precludere ogni possibilità di ritorno.

Risonanza si fermò di fronte alla finestra e si voltò verso Simone, segnandogli un messaggio per Lucia, quindi saltò via e si mise in volo con un urlo carico di tristezza e indecisione.

Lucia corse da Simone – Cosa ha detto?

- Ha detto che ha bisogno di stare con l'unica persona che sa qual è la cosa giusta da fare, ha bisogno di stare con Risonanza.

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