Capitolo 79

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Alcuni minuti prima, Piezo si fermò nello stesso punto tra le statue. Posò la busta a terra ed entrò nell'edificio della facoltà di Matematica, il più vicino sullo stesso lato della piazza. Scese al piano -1 e usò uno degli ingressi nascosti della Singolarità, incamminandosi verso la stanza designata per lo scontro finale.

La stanza era omologata per utilizzare l'Occhio del Professore, per cui era dotata di anticamera e pannelli per le maschere. Aprì il pannello in cui avrebbe dovuto inserire l'Occhio e lo sfilò dalla sua tasca.

Il piano era semplice: quantizzare la stanza, lasciare la maschera per Risonanza fuori dall'anticamera, aspettare l'arrivo dell'eroe, e colpirlo con un fascio letale al suo ingresso. Facilissimo, vittoria sicura al 100%!

"Ma io non voglio questo!" si disse stringendo l'Occhio tra le dita "Non voglio barare! Io voglio parlare con Risonanza, vedere la sconfitta nei suoi occhi! E soprattutto voglio sconfiggerlo senza trucchetti! Elettricità contro suono in un scontro alla pari! Anche rischiando la vita!"

Guardò ancora quel supporto vuoto e sbatté il pannello, "Mi perdoni Professore, ma questa è la mia battaglia: voglio decidere io come vincerla!" e ripose l'Occhio nella tasca.

Aprì l'anticamera e l'attraversò, senza attivare il cambio di gas. Entrò nella stanza cubica e si sedette a terra, poggiando la schiena contro la parete. La porta era dal lato opposto, fissa davanti ai suoi occhi.

Uscì le boccette rossa e blu dalla tasca e iniziò a giocarci, incantato dal loro brillare ad intermittenza. L'intensità aveva smesso di aumentare, "Sono fermi" ne dedusse "È qua sopra!" e tornò a fissare la porta.

Il soffitto iniziò a tremare e fuori dall'anticamera iniziò a nevicare intonaco. Un tuono fece alzare di scatto il ragazzo e una cascata di calcinacci gli lanciò il cuore in gola.

Tese le braccia verso il basso e iniziò a caricarle, "È lì, nella nebbia!" urlò nella sua testa "Quell'ombra, la vedi? Ha tossito! E adesso sta venendo verso di me!"

Fece un respiro profondo, "Colpiscilo dai!" e caricò ancora di più le mani, "No, che fai?" e le scaricò, "Che piacere c'è ad ammazzarlo così, devi godert... oddio!"

La mente di Piezo si annebbiò vedendo il volto di Dario uscire dalla nebbia.

Cercando di scandire al meglio le parole, gli gridò – Risonanza, finalmente ci...

Il supereroe lo ignorò e lo colpì con un'onda precisissima, che gli attraversò il petto e lo fece cadere a terra dal dolore.

Sentì come migliaia di aghi tra le vertebre dorsali. Provò a rialzarsi, ma il dolore era troppo forte. Alzò lo sguardo verso Risonanza, ormai a pochi centimetri da lui, e lo guardò dritto negli occhi – CHE COSA MI HAI FATTO?

Lui non rispose e lanciò un altro urlo, con stessa frequenza e bersaglio del precedente. Quel secondo attacco alleviò il dolore al punto da permettergli di sedersi. Sorpreso dal non essere né paralizzato, né ferito in alcun modo gli chiese ancora – CHE COSA MI HAI FATTO?

L'eroe continuò a non rispondere.

- Vedi che capisco la lingua dei segni! - e iniziò a caricare le mani per contrattaccare. Non appena la corrente uscì dal suo cervello, un forte bruciore si andò ad aggiungere al dolore inferto da Risonanza – NO! NO!

"Non hai più poteri adesso" segnò "La frequenza con cui ti ho colpito ha distrutto i tuoi cavi conduttori. Il secondo urlo li ha polverizzati per evitare ti tranciassero i nervi"

Piero provò ad alzarsi, ma non ci riuscì. Le onde di Risonanza non avevano danneggiato i suoi nervi, ma avevano distrutto la sua mente. Guardò il suo nemico in silenzio, in attesa del colpo di grazia.

Dario si trovò finalmente di fronte a quegli occhi, gli stessi che avevano visto sua madre morire. E in quegli occhi azzurri non vide la luce spietata di un fulmine, ma la luce di un led solitario. Come la spia di un climatizzatore la notte, lo sguardo di Piero annegava nel nero di Risonanza, nella sua forza e potenza distruttiva.

- CHE ASPETTI? - gli urlò – UCCIDIMI!

Il supereroe non si mosse.

- VUOI FORSE CHE TI SUPPLICHI?

La voce di Claire gli echeggiò in mente, "Risonanza lo farebbe?"

- HO UCCISO I TUOI GENITORI, SO CHE LO FARAI! QUANTO VUOI FARMI SOFFRIRE ANCORA?

Il respiro di Dario iniziò a tremare, "Come ti sei sentito?" gli chiese "Dopo che li hai uccisi, ti sei sentito bene? Libero? Soddisfatto?"

"Si!" stette per rispondere, ma "Perché mentire?" si disse "Che senso ha adesso?" - No, per niente. Ok, nel momento in cui l'ho fatto ero felice, ma non è cambiato nulla.

Dario non smise di perforarlo con lo sguardo, quasi implorandolo di continuare.

- Che vuoi sapere ancora? Vuoi che ti dica che ho sbagliato? BEH, HO SBAGLIATO! È stata Mari ad insegnarmi a non uccidere per vendetta, a uccidere soltanto per proteggere l'Organizzazione. E io cosa ho fatto? L'ho vendicata, scagliando te e la Lovato contro di noi, mettendo in pericolo tutti!

Gli occhi dell'eroe divennero lucidi.

- CHE ALTRO VUOI DA ME? UCCIDIMI!

Dario fece un respiro profondo e rispose con un cenno del capo, "No".

- Che vuol dire no?

"L'Organizzazione sta per cadere e non hai più i tuoi poteri: non sei una minaccia per me"

Piero si rifiutò di accettare un futuro da semplice civile. Tutta la sua autostima era stata costruita sulla sua utilità nell'Organizzazione. Senza poteri e senza la sua famiglia, non gli restava più nulla - Ma ho ucciso i tuoi genitori! Ho fermato il cuore di tuo padre, ho decapitato tua madre!

Le mani di Dario tremarono mentre gli segnò "In questi ultimi mesi, ho avuto il terrore di diventare come te. Di cedere alla violenza e diventare come i mostri che ho disintegrato sulle pareti. Oggi ho scoperto che sei tu ad essere come me, e che ucciderti adesso non sarebbe giustizia, ma la sconfitta finale di Risonanza"

- Ma io sono un assassino, Dario! Io ho ucciso...

"Molte meno persone di quante ne abbia ucciso io"

Il ragazzo fu sul punto di piangere - Ma... non puoi non...

"Questa è la mia ultima notte da supereroe" segnò con fierezza "e così voglio chiudere la carriera di Risonanza: con la morte di Piezo e la rinascita di Piero Pizzo" si voltò e uscì dalla stanza.

Nonostante il dolore, Piero si alzò di scatto e provò a correre in direzione dell'eroe – NO! Non puoi... - cadde dopo pochi passi e tese il braccio verso di lui.

Risonanza lo guardò con un sorriso sadico e narcisista, urlò sui calcinacci e volò su in superficie.

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