Capitolo 10

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Col volto privo di emozioni, ma pieno di sangue e frammenti del brillante cervello di Ludmilla, Giona proseguì lungo il corridoio. Una volta arrivato all'ingresso principale, vide un ragazzo dai capelli rossi seduto accanto al pilastro.

Il ragazzo fissava il vuoto e si voltò a guardare il Professore con lo sguardo intriso di disperazione.

- Tu sei Simone, il bidello? - chiese Giona, cercando di reprimere la sua tempesta interiore.

- Sì - disse lui - Lei è il professore con cui la Leone era andata a prendere un caffè, giusto?

Giona si sedette accanto al ragazzo – Sì. Sai che tutto questo è colpa tua, vero?

- Io non capisco professore! - e scoppiò a piangere – Non capisco nulla di tutto ciò che è successo! Che vuol dire che Dio è...

Galvani tirò un ceffone a Simone e, scandendo lentamente ogni parola, gli gridò – NON RIPETERE MAI PIÙ LA FRASE CHE STAVI PER DIRE! Quella è la Verità sulla vita e l'Universo ed è così atroce che chiunque la senta si uccide all'istante!

Simone raggelò – Quindi tutti loro si sono uccisi perché...

- Sì, sei stato tu a farli uccidere! - disse lui prendendo un pacco di fazzoletti dalla tasca. Ne estrasse uno e iniziò a pulirsi il volto, consapevole che il sangue non sarebbe andato via del tutto.

- Ma... ma perché io sono vivo allora? Perché non l'ho capita?

- Probabile, anche se non si spiega perché tu non l'abbia capita – rispose lui, fissando afflitto quel fazzoletto oramai interamente sporco. Con le mani un po' incerte, afferrò un capello biondo che pendeva da esso. Una delle estremità era bruciata, l'altra grondava di sangue.

Simone ignorò del tutto il dolore del Professore e, ricordando le parole di sua madre in quel momento, commentò – Forse perché sono un "ragazzo speciale", perché non sono come gli altri?

- I tuoi genitori te lo dicevano spesso? - chiese Giona, gettando via il capello e ordinando a suo occhio di ripulirsi.

- Sì, dicevano spesso che ero speciale, che gli altri non sapevano apprezzarmi, che non era colpa mia se non capivo subito le cose – e sorrise.

Il professore si alzò in preda all'ira – Cioè, tu sei sopravvissuto alla Verità perché sei un ritardato?!

- Ehi, non c'è bisogno di off...

- Tu hai ucciso tutti i membri di un centro di ricerca, tra cui Ludmilla, perché sei un ritardato?!

- Ok, potrei avere un ritardo lieve, e allora?

- Complimenti! - gli disse cercando di trattenersi il più possibile – Hai il superpotere di uccidere la gente con la Verità, perché il tuo cervello è così scemo da non permetterti di capire una frase che anche i più idioti dei criminali sono stati in grado di comprendere!

Il suono delle sirene in lontananza fece sorridere Giona ed entrare nel panico Simone – E adesso che faccio professore? Sarò arrestato? Sanno che sono stato io a farli morire?

- Non ancora, ma farò in modo che lo sappiano, non preoccuparti.

- COSA? - esclamò rabbrividendo.

Giona lo guardò con freddezza negli occhi e gli disse – Tu hai ucciso Ludmilla e possiedi un potere in grado di mettere in ginocchio il mio Impero, un potere in grado di uccidere con poche parole una quantità inimmaginabile di gente. Proteggerò questa città e tutto quello che vi ho costruito assicurandomi che tu finisca in carcere e che rimanga lì fino alla fine dei tuoi giorni.

Simone iniziò a piangere, Galvani si abbassò eguagliando l'altezza dei loro volti e gli sussurrò – Potrei ucciderti adesso, anche davanti agli agenti, ma non lo farò. Sai perché?

Simone deglutì e fece no con la testa.

- Perché non sono un mostro vendicativo. Lascerò che tu sconti la giusta pena per aver ucciso tutta questa gente. So che non l'hai fatto apposta, ma è stata una tua scelta quella di leggere il Quaderno, quando Luciano ti aveva intimato di non farlo – si rialzò e aggiunse – Tuttavia, prova ad evadere coi tuoi poteri e mi occuperò personalmente di farti fuori, capito?

Giona si allontanò da lui e si avviò verso gli agenti, che erano appena scesi dalla volante.

Il sorriso di uno dei poliziotti scomparve vedendo il volto del Professore, ma fu costretto a ritornare in forma non sincera. Enrico Encomiato sapeva bene che volesse dire la sua presenza. In quasi 20'anni di servizio, ogni qualvolta che Giona si era trovato su una scena del crimine voleva dire una cosa sola: infangate le prove, qui non è successo nulla! Non poteva certo aspettarsi che quel giorno la situazione sarebbe stata esattamente l'opposto.

- Enrico! - esclamò Giona cercando di apparire il più sciolto possibile.

L'agente sbarrò involontariamente gli occhi vedendolo sporco di sangue – Professor Galvani, è sempre un piacere vederla!

Sentire quel nome fece gelare il sangue dell'altro agente, molto più giovane di del primo.

- Anche per me, oggi in particolare – rispose Giona.

L'agente Encomiato non era di certo conosciuto per le sue abilità di small-talk – Professore, non vorrei sembrarle scortese, ma vorrei subito sapere se tutto ciò è opera sua.

Galvani rise di gusto – Fortunatamente per lei no, non ho nulla a che fare con questa strage e preferirei che voi riferiate che oggi non sono mai stato qui, va bene?

- Sì, non si preoccupi. Per lei questo e altro.

- Anzi, vi indico subito il colpevole: quel ragazzo là – e puntò il dito contro Simone – Lui ha letto la Verità e a causa di un ritardo mentale non è morto, per cui imbavagliatelo per bene perché se doveste sentire quella frase...

- Moriremmo all'istante! – disse Enrico – Grazie per la dritta Galvani. Ci sono delle prove o dobbiamo costruirle?

Giona sorrise – Qualcosa c'è, ma è meglio essere sicuri, sai...

- Ottimo, buona giornata a lei.

- Arrivederci agente! - rispose lui e si avviò verso la sua bici elettrica.

L'agente più giovane si rivolse allora a Encomiato – Enrico, ma è giusto incolpare quel poveretto? Siamo sicuri che...

- Ssh! - gli intimò lui – Vuoi forse finire murato nei pilastri del Ponte Nuovo? Se il Professor Galvani dà un ordine, noi obbediamo. Punto!

L'agente recuperò allora le manette dalla volante e prese un fazzoletto da usare come bavaglio. "Sembra sia morta un sacco di gente qua" pensò tra sé e sé "Non sarà un problema fabbricare qualche falsa prova."

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