Capitolo 38

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Giona fissava divertito lo schermo del suo tablet. "Cupido arcobaleno tra i Patriarcieri", "Ardore Wisterico o Ardore Bisessuale?", "Forbici batte carta, ma anche frecce!" e decine di altri titoli del genere infestavano la rete. Nonostante il Trio fosse suo nemico, quella bravata aveva giocato pesantemente in favore del Partito Progressista. Oltre ad essere stata divertentissima, ovviamente.

Non appena ebbe saputo dello scandalo, il suo primo pensiero fu quello di raccontarlo a Piero. Di raccontargli che la sua tanto odiata madre era stata umiliata pubblicamente dai poteri della Lovato. Ma non sarebbe stato corretto nei suoi confronti: Giona aveva promesso di non riferirgli alcuna notizia riguardante i suoi genitori. "Loro non hanno mai chiesto di me, neanche per sapere se sono sopravvissuto all'intervento! Se i miei genitori non hanno la curiosità di sapere se il loro unico figlio è ancora vivo, io non voglio sapere nulla di loro!" e ricordò i suoi occhi lucidi pieni di disprezzo.

Quel momento di scrolling fu interrotto da Piezo stesso. Il ragazzo aprì la porta di scatto - Sono pronto!

- Davvero? - e gli lanciò un sorriso di sfida.

- Sì, è da un mese che studio elettromagnetismo e meccanica quantistica. So tutto ormai!

Il Professore rise – Strano... io studio queste cose da anni, eppure non so quasi nulla.

- Sa cosa intendo! So abbastanza da capire intuitivamente come funzioneranno i miei poteri nell'h-bar. Non penso abbia senso perdere altro tempo a studiare, quando posso sperimentarli direttamente sul campo, no?

- Ok.

- Ok? - esclamò sorpreso.

- Sì, ho esaminato di nascosto i tuoi quaderni la settimana scorsa e mi sembri abbastanza preparato. Anche i professori che ho incaricato di seguirti me lo hanno confermato.

Piezo fu destabilizzato dalla risposta. Già nei corridoi aveva preparato un discorso lunghissimo con cui convincerlo a lasciarlo allenare. Galvani non era solito ritenere qualcuno preparato nelle sue materie, sembrava tutto troppo facile – Qual è la trappola?

- La trappola è che in principio ti ho imposto di studiare più del doppio di quello che ti sarebbe servito realmente – e rise – Ci sei già cascato, mi dispiace. Adesso sei più che preparato per affrontare l'h-bar.

- Ah... allora quando posso...

- Adesso. Faremo la prima sessione assieme, dopo di che ti lascerò proseguire con i miei post-doc.

Piezo ebbe un brivido di insicurezza – Adesso adesso?

- Sì, lascia che ti aggiorni un attimo sulla situazione con la Lovato e poi andiamo.

Seguendo un gesto di Galvani, il ragazzo si accomodò sulla sedia di fronte a lui.

- Secondo te Piero, perché non abbiamo mai lanciato loro un attacco frontale? In fondo abbiamo sempre saputo dove si trovassero. Perché non ti ordino di andare al dormitorio e ucciderli tutti?

Il ragazzo abbassò lo sguardo – Perché perderemmo, perché non sappiamo come sconfiggere la ragazza.

- Esatto, il nostro obiettivo è quello di riuscire a prevedere e a neutralizzare i suoi poteri. Il nostro vantaggio è la posizione: loro non sanno dove ci troviamo e, finché sarà così, saremo noi a decidere quando e dove combatterli.

Piezo iniziò ad essere intrigato da quel discorso.

- L'h-bar è il luogo più adatto per sconfiggerli. È un luogo in cui noi sapremo combattere, ma loro no. E lo scontro avverrà soltanto quando avremo raggiunto due condizioni: Erika (o un suo sostituto) ci avrà confermato che la nostra strategia anti-Lovato funziona, e tu sarai riuscito a padroneggiare i tuoi poteri nell'h-bar.

- Capito, quindi io sconfiggerò lì tutti e tre quando saremo pronti?

- No, tu sconfiggerai Dario, mentre Danilo si occuperà di Lucia. Per quanto riguarda la Verità, basta silenziarlo a inizio combattimento. Non è una minaccia di per sé, ma un'arma usata dagli altri due.

- Va bene - rispose con sguardo deciso – Alla fine è Dario che voglio.

Giona fu turbato dall'arroganza di Piero. Sapeva bene che, nonostante il range inferiore dei suoi poteri, Dario era molto più forte del suo pupillo. Il suo sorriso ricambiò la determinazione del ragazzo, ma i suoi occhi rimasero preoccupati per la sua incolumità. Soltanto nell'h-bar sarebbe stato possibile batterlo.

- Ah, un'ultima cosa! - esclamò il Professore, quindi segnò "Come va invece lo studio della lingua dei segni?"

Piezo impiegò un paio di secondi per decifrare i suoi gesti, poi rispose "Bene. Ma è proprio necessario che la impari?"

I suoi gesti furono lenti e incerti, ma comprensibili. "Comunicare con il nemico è fondamentale, Piero. Un buono scambio diplomatico può evitare decine di combattimenti.", quindi si alzò e disse – Perfetto, andiamo.

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