Capitolo 65

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Piezo sbloccò la Violetta con lo smartphone, aprì il portabagagli e tirò fuori una tavola da snowboard dall'aspetto futuristico. Lo chiuse e corse lungo il marciapiede fino a posizionarsi sotto i cavi dell'alta tensione.

Poggiò la tavola a terra e vi salì sopra, accendendola coi suoi poteri. Alzò la mano verso i cavi e si lanciò in aria generando un campo magnetico. Atterrò su uno dei cavi e, una volta trovato l'equilibrio, tese le braccia in direzioni opposte.

Il gioco di correnti tra le braccia e il cavo, generò una forza magnetica in avanti. Piezo si guardò intorno e, una volta localizzato il quartiere, iniziò a surfare lungo la rete, facendo un salto acrobatico ad ogni palo.

Abbassando lo sguardo sulla città, la vide totalmente congestionata dal traffico. Rifletté sul fatto che il Professore avesse fatto rafforzare la rete elettrica soltanto per permettergli di spostarsi in questo modo. "Uno dei suoi gesti di affetto, mascherati da ottimizzazioni" pensò, ma non era quello il momento di chiedersi se Galvani fosse soltanto il suo capo o anche la sua figura paterna, "Erika sta rischiando la vita, smuoviti!"

Il dormitorio era a poche decine di metri da lui. Una finestra del primo piano aveva la luce accesa, delle ombre si muovevano rapidamente al suo interno. "Tre persone!" e intensificò le correnti, spingendosi via dai cavi e verso l'edificio. Si piegò su se stesso, sfruttando il momento acquisito per rivolgere la tavola verso la finestra. Una delle ombre lo vide piombare contro il vetro e si scansò. L'altra fu travolta dalla tempesta di schegge e colpita alla schiena dallo snowboard.

Piezo abbassò gli occhi e guardò il ragazzo a cui aveva appena rotto la schiena. "Non è Simone!" realizzò pensando alla descrizione fattagli da Giona, e intensificò la corrente nella tavola, fino a farlo morire d'infarto.

Erika sferrò un calcio a Delia – PERCHÉ HAI UCCISO IVAN?

- Perché era controllato da Lucia? - rispose confuso il surfer.

- Hai letto il dossier del Professore, idiota? - bloccò il pugno della sua amica – Lucia agisce come una droga: le sue vittime possono essere disintossicate! - e la mandò al tappeto con una testata.

- Ah, e quindi? - disse ripiegando la tavola – Guarda in che stato ti hanno ridotto! - e la attaccò magneticamente alla sua schiena, come fosse uno zainetto.

- Sono vittime, Piero! - e legò i polsi e le caviglie della vampira con dei cavi elettrici.

- E io che ne sapevo? Da come me l'ha detto il Professore, pensavo fossi in pericolo di morte!

Erika respirò profondamente. "Ha ragione" e abbassò lo sguardo verso il cadavere di Samuela.

Piezo seguì i suoi occhi – Era una tua amica?

- Lucia è un mostro! Non puoi capire l'orrore di vedere una persona cambiare carattere come se avesse un interruttore, diventare un animale solo perché lo vuole la sua mente malata!

- Ma tu sei a posto, giusto? Niente interruttore?

Erika annuì.

- Perfetto! Allora andiamo, prima che il Trio ritorni.

- Si, qualcuno potrebbe aver avvertito Dario e Lucia.

Quella frase insospettì Piezo - Come Dario e Lucia? Sofista non è con loro?

La spia si fermò di scatto e corse verso la scrivania, alla ricerca di un paio di cuffiette.

Piezo sfilò le sue dalla tasca – Punk rock?

- Assolutamente – sorrise e indossò un paio di cuffiette rosa appena trovate.

Protetti dalla musica, i due attraversarono la porta sfondata e si avventurarono per il corridoio. "Se non ti ha attaccato, si sarà chiuso a chiave da qualche parte!" segnò lui.

Erika rimase sorpresa dal fatto che lui sapesse il linguaggio dei segni, ma "Non è il momento!" si disse e aprì di scatto la porta davanti a sé. "Vuota!" e andò alla successiva.

Piezo fece lo stesso dall'altro lato. "Vuota!" e passò avanti. "Vuota!", "Vuota!", "Chiusa a chiave!" e toccò la spalla di Erika. La ragazza estrasse subito i grimaldelli e iniziò a scassinare la serratura. Una volta aperta la porta del bagno, fece un passo indietro e lasciò entrare Piezo.

Simone era rannicchiato all'angolino della doccia. Nonostante fosse terrorizzato, si alzò e urlò la Verità con tutta la voce che aveva in corpo. L'impassibilità dei suoi nemici lo fece piombare ancora di più nel panico. Si guardò intorno confuso, afferrò il bocchettone della doccia e lo puntò verso Piezo, bagnando sia lui che se stesso.

Il ragazzo elettrico scoppiò a ridere, si abbassò e poggiò la mano sulle mattonelle bagnate. La corrente emessa raggiunse istantaneamente Simone, facendogli perdere i sensi.

- Non l'ho ucciso, non ti preoccupare! - disse togliendosi le cuffiette – Il Professore lo vuole vivo, lo so.

Erika lo guardò con sufficienza e ripose le cuffiette in tasca. "Perché non è venuto ad attaccarci?" si chiese insospettita "Perché si è nascosto qui?" e si avvicinò al corpo del ragazzo – Piezo! - esclamò, recuperando dalla doccia uno smartphone.

La schermata mostrava una chat Telegram aperta. "ERIKA SI È LIBERATA! STA AMMAZZANDO TUTTI! AIUTO!" riportava l'ultimo messaggio – 10 minuti fa?

La ragazza annuì, si chinò su Simone e lo caricò in spalla – C'è ancora una coinquilina: coprimi le spalle mentre usciamo da qui!

I due attraversarono il corridoio indisturbati e si diressero verso la scalinata. A metà discesa, videro un'ombra uscire dalla cucina. Piezo si fermò di scatto, pietrificato dal suo volto – Giada!

La ragazza però non si accorse nemmeno di lui. Ignorò la presenza del suo primo amore, del ragazzo a cui aveva rovinato la vita anni prima, concentrandosi soltanto su di Erika. Vederla libera aveva attivato i meccanismi di difesa di Lucia, rendendola niente di più che un cane da guardia.

Piezo intuì la cosa, ma non volle credervi. Non volle accettare che i poteri di Lucia l'avessero influenzata a tal punto – Giada! Sono io, Piero!

La ragazza continuò ad ignorarlo e si lanciò ringhiando su di Erika. Piezo la mandò indietro con un calcio, settando al minimo la corrente.

- Perché non l'hai stordita? - gli urlò la spia.

- Voglio parlarle! Non può essere che...

- Invece sì Piero! Lucia ha distrutto l'anima a tutti loro! Non è il momento di parlarle!

Giada si rialzò e risalì urlando la scalinata.

Piezo si guardò intorno - GIÙ! - Erika si abbassò e i chiodi dei quadri si staccarono dalla parete, volando verso di Giada. La principessina si ritrovò inchiodata al muro per la maglietta. Erika rimase sconvolta dalla precisione di quell'attacco, con cui Piezo l'aveva immobilizzata senza ferirla.

- La Violetta dovrebbe essere arrivata. Vai ad avviarla e lasciami due minuti con lei: devo parlarle!

- Un minuto! – controbatté correndo verso la porta.

Piezo annuì ed Erika uscì dal dormitorio con Simone in spalla.

Il ragazzo portò il volto a pochi centimetri da quello di Giada e la guardò dritta negli occhi – Davvero non mi riconosci?

Lei esitò un attimo, respirò affannosamente e riprese a ringhiare.

Continuarono a guardarsi negli occhi per una decina di secondi – Giada, sono Piero!

La ragazza non smise di ringhiare. Quella fuga era un pericolo per Lucia e non c'era spazio nella sua mente per altro: bisognava proteggere il suo leader, la sua divinità!

Gli occhi di Piezo si fecero lucidi. Vedere la sua prima e unica ragazza in quello stato lo aveva distrutto. "Erika aveva ragione!" pensò "Lucia è un mostro!" e uscì dal dormitorio, cercando di ignorare i suoi ringhi.

La Eco lo stava attendendo appoggiata allo sportello della Violetta. Fu sul punto di urlargli "Hai visto?", ma il suo sguardo cambiò vedendo il suo collega sconvolto. Senza dire una parola, lo abbracciò ed entrambi iniziarono a piangere.

Una folata di vento improvvisa interruppe quel momento di liberazione. Alzarono lo sguardo al cielo e tutte quelle emozioni si convertirono in paura – Risonanza!

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