Capitolo 39

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Piezo fu condotto dal Professore in una piccola stanza, perfettamente cubica. Giona portò la mano affianco al suo occhio artificiale, che balzò automaticamente su di essa.

Al centro di una delle pareti vi era un pannello mobile. Il Professore vi si avvicinò e, non appena l'occhio fu ad alcuni centimetri dalla superficie, questo si aprì. Galvani inserì la sferetta in una cavità della stessa forma, causando l'accensione dell'iride viola.

- Il rescaling inizierà fra 30 secondi. Veloce, usciamo dalla stanza!

I due uscirono e le porte dietro di loro si chiusero automaticamente. Una spezzata di led viola si illuminò lungo la parete, connettendo l'ingresso ad un altro pannello mobile. La luce impiegò diversi secondi per percorrere tutta la spezzata, secondi in cui Giona sfilò dalla tasca una benda nera. La indossò sull'occhio mancante, catturando l'attenzione di Piezo con la vistosa h-bar viola su di essa – Che ne pensi?

- Bella, ma che centra con...?

- No, non la benda. Che ne pensi di queste? - e indicò le maschere all'interno della parete. Il pannello aveva rivelato una cavità rettangolare con all'interno due maschere bianche dal look minimalista. Avevano la forma di un triangolo rovesciato, curvato in modo tale da aderire al volto, ma non avevano cavità. Delle protuberanze nella parte superiore arrivavano a coprire le orecchie, per poi trasformarsi in un laccio magnetico, da legare lungo la zona occipitale.

Galvani le prese entrambe e ne porse una a Piero. Guardandole da vicino notò che l'intera superficie era avvolta da un reticolo di punti neri, la maggior parte dei quali era quasi del tutto invisibile.

- Il Collisore Multiversale è un dispositivo in grado di alterare il valore delle costanti universali in un volume ben definito. – spiegò il Professore – Giocando liberamente con i parametri è possibile alterare le proporzioni di forze e grandezze fisiche, in modo da rendere più rilevanti certi effetti o leggi. Lo scopo finale di questo oggetto è quello di utilizzarlo per "raggirare" i tempi o distanze scala dell'Universo e ottenere risorse quasi illimitate.

- Un po' utopico come progetto, non crede?

Giona rise del commento - Assolutamente si, ma infatti questo è il mio progetto finale, quello a cui punterò fra dieci o vent'anni. Al momento non ho ancora finito di studiare i set di parametri di questa mia creazione. Purtroppo non posso affrettare i tempi, dato che un'attivazione sbagliata potrebbe generare una singolarità inarrestabile. Al momento mi limito a creare degli spazi chiusi (e controllati) in cui la quantizzazione di alcune grandezze fondamentali diviene rilevante su scala macroscopica.

- E l'h-bar è un luogo del genere?

- Esattamente. Con un po' di creatività, ho settato diverse costanti in modo tale da creare un ambiente in cui la gente può sopravvivere e divertirsi edonisticamente.

Piezo lo guardò perplesso – Quindi l'h-bar è... un bar?

- Una discoteca tecnicamente.

- Ehm... perché?

- Perché la gente ricca e potente adora rischiare la vita per "divertirsi". In quella stanza tutto appare psichedelico e hai il costante rischio di diventare una vittima della fisica quantistica. Anche l'esclusività di un luogo del genere contribuisce ad attrarre quella casta: se può entrare solo l'elite, io voglio entrare!

La spezzata viola lampeggiò ed emise un suono di notifica.

- La stanza è pronta, indossa la maschera – ordinò Giona, indossando la sua.

Piezo lo fece, notando quanto fosse pesante. Rimase inoltre sorpreso dal fatto di riuscire a vedere l'esterno come se stesse indossando un paio di occhiali da sole.

Il Professore tornò al pannello e tirò fuori due bombole d'aria, passandone una al suo allievo.

- Mettila sulla schiena così, come fosse uno zainetto – e la indossò lentamente, spiegando come aprire e chiudere le fibbie. Concluse il tutorial collegando bombola e maschera con un tubo. Per motivi estetici, il tubo si biforcava in due tubicini, connessi alla maschera in corrispondenza degli zigomi.

Il ragazzo seguì le istruzioni – Ma è pesantissima! Come faccio a muovermi con quest'attrezzatura addosso?

- La gravità è più bassa là dentro, non preoccuparti – e portò le dita sul bordo sinistro della maschera.

Piero fece lo stesso e notò una serie di pulsantini. Giona premette il primo e lui a seguire. Le maschere si accesero, illuminandosi interamente di bianco. La superficie si rivelò essere uno schermo, che riportava il simbolo intermittente di una h-bar, come fosse una schermata di caricamento. Lo stesso simbolo era visibile dall'interno, proiettato nel loro campo visivo come realtà aumentata.

Dopo alcuni secondi, il simbolo sulle maschere smise di lampeggiare. Quello olografico invece scomparve, sostituito dalla scritta "Feynmask avviata correttamente. Inserire parametri di configurazione."

- La maschera è controllata dalla posizione della tua pupilla. Tieni premuto questo tasto per sbloccarla e guarda in basso a destra per fare spuntare una tastiera.

Piezo lo fece e una tastiera apparve all'interno del suo campo visivo.

- Inserisci 14D99 e premi invio.

Il sistema risultò molto intuitivo agli occhi del ragazzo, che riuscì ad inserire il codice in appena un paio di secondi.

La h-bar tornò a lampeggiare, accompagnata dalla scritta "Sto caricando il set 14D99. Il processo potrà richiedere qualche minuto."

Terminato il caricamento, il simbolo sulle maschere scomparve e fu sostituito da uno smile dinamico. Esso infatti rispecchiava l'espressione dell'indossatore, risultando concentrato e serio per il Professore, sorpreso e interrogativo per Piezo.

- Il tuo smile è blu, interessante – commentò Giona – Il software sceglie il colore automaticamente in base alle tue onde celebrali e ai movimenti del tuo volto. Definisce il tuo profilo durante il caricamento e vi assegna simbolicamente un colore. Il mio è un viola molto pacato, mentre il tuo è un blu elettrico molto acceso.

Un'altra scritta apparve all'interno del loro campo visivo – Professore, la maschera dice che possiamo entrare.

Galvani annuì e i due attraversarono la porta, ritrovandosi nell'anticamera della stanza cubica. Una fortissima corrente risucchiò l'aria, costringendoli a respirare dalle bombole. La seconda porta si aprì e Giona guidò Piero all'interno del cubo, indicandogli con un gesto di non parlare.

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