Capitolo 32

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Giorno dell'evasione, ore 20:57. Il trio di fuggitivi stava attraversando una zona verde, appena dietro l'abitazione dei Di Dio.

Era il primo momento in cui non vi erano persone accanto a loro. Simone ne approfittò per chiedere – Posso provare a ricapitolare il piano? Per assicurarmi di aver capito bene.

Sia Dario che Lucia annuirono.

- Allora, l'idea principale è stata quello di evadere in maniera silenziosa, così da non essere rintracciati dalle forze dell'ordine. Per renderci ancora più invisibili, abbiamo causato un'evasione di massa, salvando allo stesso tempo il boss Lamantia. Adesso stiamo andando a casa di Dario per recuperare delle cose sue.

Dario lo interruppe segnando "Stiamo andando da me a recuperare la mia attrezzatura da supereroe, mica i miei peluche!"

- Si, scusa. Dicevo, stiamo andando da Dario a recuperare dell'attrezzatura utilissima. Passeremo la notte là e per le 10 ci avvieremo verso il dormitorio di Lucia, sfruttando la manifestazione di domattina per non essere visti durante il tragitto.

- Esatto – commentò Lucia – tranne per il fatto che partiamo alle 9.

"Sei sicuro di avere un ritardo mentale?" chiese Dario, sorpreso dalla sua esposizione.

- Credo di sì. È una vita che la gente mi dice che sono speciale e che ci arrivo dopo alle cose. E poi non ho capito la Verità, quindi... - e abbassò lo sguardo.

- Forse hai un disturbo dell'attenzione o qualcosa del genere – commentò Lucia, ricordando una delle poche cose apprese a lezione - Ti hanno mai fatto una diagnosi in questi anni?

Simone rifletté un po' – Ehm... in realtà no.

- Ti hanno mai dato un insegnante di sostegno?

- No... avrebbero dovuto?

Lucia fu sorpresa dalla risposta, ma si trovò zittita da un gesto di Dario. Il giardino posteriore della casa era davanti a loro. I tre lo attraversarono e si diressero verso la parte anteriore, sicuri di trovare un agente a sorvegliarla.

Enrico Encomiato era di turno quella sera. Data la sua influenza, si era autoassegnato l'incarico di sorvegliare la residenza Di Dio quattro volte a settimana, con la consapevolezza che il supereroe si trovasse bloccato all'istituto. Purtroppo la radio lo aveva avvisato della fuga e la sua mente nuotava da mezzora nel terrore più assoluto. Aveva la schiena contro il muro e la pistola tra le mani, senza sicura e puntata in ogni direzione.

- Buonasera agente! - esclamò Lucia, non appena i tre furono balzati da dietro l'angolo.

Enrico riconobbe il volto di Risonanza, ma non fece in tempo a sparare: la ragazza era già nella sua mente. Si sentì spossato e si sedette a terra – Che... che volete da me?

- Tu non ci hai mai visto, capito?

L'agente annuì in un misto di terrore e serenità.

- Per tutta la notte non entrerai nell'edificio, capito?

Annuì ancora, sentendo il terrore svanire dalla sua mente.

- E domattina dirai all'altro agente che questa notte non è successo nulla, capito?

- Sissignora! - rispose lui rialzandosi. Sorrise e aprì loro la porta d'ingresso.

Lucia sorrise a sua volta e i tre vi entrarono.

Dario deglutì alla vista del soggiorno. I suoi occhi si fecero lucidi nel vedere le macchie di sangue ancora sul muro. Il perimetro di gesso a terra aveva la forma di sua madre, mentre quello sul divano gli ricordò suo padre.

Lucia lo vide sbiancare e gli fece un gesto spontaneo, come a chiedere "tutto bene?"

Lui non rispose, né si mosse in alcun modo. I suoi occhi rimasero fissi sulla sagoma sul pavimento. Simone vide i suoi denti tremare e lo abbracciò istintivamente. Sentendosi stretto tra le braccia del ragazzo, Dario iniziò a piangere. Il primo movimento che fu in grado di fare fu quello di rispondere all'abbraccio.

Lucia guardò frustrata la scena. Fosse stato uno qualunque dei suoi amici, lo avrebbe risollevato di morale con i suoi poteri. Dario però ne era immune e lei avrebbe dovuto consolarlo da essere umano, cosa che non era abituata a fare. Rimase lì a guardarli, fino a quando Simone smise di accarezzargli i capelli. Sciolse allora l'abbraccio e lo confortò con dei segni a lei ignoti.

"La mia stanza è al piano di sopra. Prima porta a sinistra dopo le scale" segnò lui "Recupero il materassino gonfiabile dallo sgabuzzino e vi raggiungo"

I due si avviarono su per le scale, mentre Dario passò dietro a quel macabro divano, per raggiungere la porta del ripostiglio.

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