Capitolo 47

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La mano di Riccardo bloccò la porta della stanza. La aprì e trovò Simone sul letto, rannicchiato, col volto coperto dalle mani. La chiuse dietro di sé e si andò a sedere accanto a lui – Mi dispiace, avrei dovuto dire qualcosa.

Il ragazzo non rispose.

- Purtroppo fanno sempre così e sapevo come sarebbe andata a finire. Mi dispiace non aver fatto nulla per fermarli. So che la tua intelligenza è una grande insicurezza per te – e gli accarezzò la spalla.

Simone si scoprì il viso, attraversato dalle scie delle sue lacrime – Grazie – tirò su col naso e si sedette accanto a lui.

- Purtroppo qua siamo tutti persone false. Noi ragazzi pensiamo soltanto all'intrattenimento, a quanto una storia sia degna della nostra attenzione. Racconti il tuo passato pieno di avventure e traumi: storia interessante, tutti ti amano! Mostri una tua debolezza: sfruttiamola per divertirci! Questa è la mentalità di Wisteria.

- Tu però non hai riso.

Riccardo abbassò lo sguardo - Perché so che vuol dire non essere accettati, so che vuol dire essere derisi per quella che è la propria... mentalità.

Gli occhi rossi e lucidi di Simone incontrarono i suoi – Mentalità...?

- Si... nel senso... - ma non riuscì a completare la frase, sentendosi annegare in quegli occhi. Il suo respiro era accelerato, e la sua mano si era poggiata istintivamente su quella del ragazzo.

Simone lo tirò verso di sé e lo baciò. Riccardo non oppose resistenza e si lasciò trascinare dalla sua lingua, ritrovandosi disteso sul suo amico. In tutta la sua vita non si era mai sentito travolto da una passione del genere. Quel momento gli sembrò molto più vivo di qualunque cosa avesse mai provato con una ragazza, più vivo di ogni festa a cui avesse mai partecipato. Ma quello non era il momento di riflettere su quello che stava facendo: era il momento di cavalcare quella sensazione, era il momento di cavalcare Simone.

La lingua della Verità iniziò a scendere lungo il collo, le sue mani umide lungo i fianchi. Nonostante fossero avvinghiati da meno di un minuto, Simone non riuscì a trattenersi e spinse la sua mano ancora più in profondità.

Il tocco intimo delle sue dita umide, risvegliò il ragazzo da quella sensazione estatica. Si alzò di scatto e spinse l'altro contro il letto. Il suo volto si riempì di disgusto e iniziò ad indursi dei conati di vomito.

Simone fu preso dal panico - Scusa, non volevo affrettare...

I suoi occhi si fecero lucidi - COME HAI POTUTO ABUSARMI IN QUESTO MODO?

- Abusarti? Ma pensavo...

- Pensavi cosa? Che fossi un pervertito come te? A me piacciono le ragazze!

- Cosa? - esclamò Simone, alzandosi di scatto dal letto – Non è vero! Abbi il coraggio di rifiutarmi almeno!

- Non sei tu a dovermi dire se e vero o meno! Io sono sempre stato etero, le cose che fate voi mi disgustano!

Simone ricordò della manifestazione dei Patriarcieri e capì la situazione del ragazzo – Era palese che prima ti piacesse, smettila di mentire a te stesso!

Riccardo fu irritato dalla sua insinuazione – Ah, quindi adesso riesci a capire una cosa del genere? Dov'è finito il tuo ritardo?

Gli occhi della Verità tornarono lucidi – Dov'è finito invece il discorso di dieci minuti fa? Quello sul non essere derisi per la propria "mentalità"?

- È proprio questo quello a cui mi riferivo! Tu, i miei amici, le mie ex... tutti volete convincermi che io sia gay! A me fa venire il vomito immaginarmi con un maschio, a me fa venire il vomito pensare a quello che stavamo per fare!

Simone abbassò lo sguardo, lasciando cadere alcune lacrime sul letto – Sei il più falso di tutti. Pensavo di piacerti, invece mi disprezzi come gli altri!

Riccardo cercò di reprimere il senso di colpa, costringendosi a rimanere in silenzio e a distogliere lo sguardo da Simone.

- Perché allora sei venuto qui? Perché mi hai dato tutte queste attenzioni se ti faccio così tanto schifo?

Il suo ego fu messo alle strette, scavò nelle loro conversazioni e rispose difensivamente – Perché la filosofia è la mia passione. Sono stato con te nella speranza di scoprire qualcosa sulla Verità.

- Soltanto per questo? - e lo guardò dritto negli occhi – Veramente?

Riccardo sentì il suo cuore accelerare. Dentro di lui stava nascendo il sospetto che Simone avesse ragione, ma non poteva accettarlo. Non poteva accettare di essere quello che i suoi ideali odiavano, quello che la sua famiglia disprezzava. Guardò il ragazzo dritto negli occhi e annuì, mentendo sia a lui che a se stesso.

- Capisco... - mormorò Simone, sentendosi percorrere da un'ondata di risolutezza. "Non sono più il ragazzo spaventato di 15 anni fa!" pensò "Non l'avrà vinta come Marcello!", si alzò e si incamminò verso di lui.

L'omofobo era ancora in preda alle palpitazioni – Aspetta, che vuoi fare? Non ti azzardare a toccarmi!

- Non ti preoccupare, voglio soltanto darti quello che hai sempre voluto. Voglio darti quello per cui ti sei degnato di parlare con un essere schifoso come me – respirò profondamente e gli sussurrò – Dio è...

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