Capitolo 50

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4:55 del mattino. Il cielo aveva iniziato a colorarsi di azzurro e una gelida brezza agitava i capelli di Risonanza. Erano passati mesi dall'ultima volta che era volato sul terrazzo dell'Alveare, il grattacielo più alto di Wisteria.

Prima dell'incarcerazione era solito salirvi nel cuore della notte, certe volte per schiarirsi le idee, altre per piangere. Da lì era in grado di vedere tutta la città, da lì tutti i suoi problemi sembravano svanire in lontananza. Ma non quella notte. Quella notte non aveva risposte, quella notte non riusciva a pensare ad un modo per risolvere la situazione, quella notte si limitò a fissare il biglietto insanguinato di Lucia.

Da oltre venti minuti sedeva sul bordo del terrazzo a fissare quel cartoncino. Ai suoi occhi appariva ormai come un rettangolo nero tra le luci della città, un'ombra sul futuro di Wisteria. Più volte aveva pensato di gettarlo giù, ma non ci era riuscito. Non era riuscito ad accettare la fine della sua alleanza con Lucia, non era riuscito ad accettare la fine della loro amicizia, non era riuscito ad accettare la morte dei suoi genitori.

Lo ripose nel taschino e tornò a guardare l'orizzonte. Il mare iniziava a distinguersi dal cielo e la spiaggia era già gremita di giovani da Via Libertà Ovest. Con la coda dell'occhio vide una ragazza sedersi sul bordo del terrazzo a pochi metri da lui.

Il suo sguardo era spento e rivolto verso il basso. Il suo atteggiamento non era ostile né aveva armi con sé, per cui Dario non la ritenne una minaccia e si limitò a guardarla. Aveva dei lunghi capelli neri, legati in una coda laterale bassa. Il suo volto bianchissimo e scarnito faceva risaltare i suoi grandi occhi verdi, sostenuti da due steli di lacrime di mascara. Indossava dei jeans scuri e una larga camicia a quadri, neri e gialli, sopra una magliettina nera. Una collana con un ciondolo a pentacolo e lo smalto scuro collocavano definitivamente quel look nello stile di Via Libertà Centro, nonostante lei fosse troppo carina per gli standard di quel luogo.

La ragazza notò che Dario la stava fissando e gli sorrise, cercando di sopprimere la tristezza di alcuni attimi prima.

Il supereroe rispose con un gesto della mano e un sorriso impacciato.

Essendo in costume, lei lo riconobbe e gli segnò "Io sono Claire, tu come ti chiami?"

Dario la guardò stranito.

"Cioè, lo so che sei Risonanza, ma qual è il tuo vero nome?"

"Dario" rispose un po' imbarazzato.

"E che fai qua da solo?"

"Questa vista mi aiuta a pensare. Ho fatto una scelta, ma non so se è quella giusta. Tu invece?"

La ragazza abbassò lo sguardo "Anche io devo compiere una scelta, ma so già qual è quella giusta. Soltanto non ho il coraggio di farla."

Dario fu incuriosito dalla risposta, "Come fai a sapere che è quella giusta?"

"Perché lo sento dentro!" e batté un pugno sul cuore "Non importa se la mia famiglia e i miei amici pensano che io sia pazza: sento che devo farlo! Soltanto... è difficile affrontare una scelta importante se nessuno ti sostiene."

"Sì, ma la tua è una scelta individuale, giusto?"

Lei annuì, "E quindi?"

"Quindi se sbagli, sarai l'unica a pagarne le conseguenze. La mia scelta invece è diversa: se sbaglio, sarà tutta la città a soffrirne!"

"Non è vero!"

Risonanza fu sorpreso da una risposta così decisa.

"Ogni azione ha delle conseguenze sugli altri, anche la mia. Se così non fosse, non sarebbe tanto difficile trovare il coraggio di compierla." e sospirò.

Dario accettò il suo commento e pose la propria situazione sullo stesso piano di quella della ragazza, "Se la tua scelta ha delle conseguenze sugli altri, come fai a sapere che è la scelta giusta?"

"Te l'ho già detto, lo sento!"

"Sì, ma come fai a sapere se quella scelta è una scelta da eroe?"

Claire continuò a non capire.

"Mi spiego meglio... la tua scelta è una scelta da buoni o da cattivi?"

La ragazza rise, "Si vede che sei un supereroe, Dario! Nel mondo reale non esistono i buoni, ma solo diverse frequenze di cattivi."

Il ragazzo non poté accettare quella risposta, "Secondo te, Risonanza lo farebbe? Risonanza te lo lascerebbe fare?"

"Beh, penso che tu lo sappia meglio di me, ma... sì, secondo me Risonanza approverebbe. Lui è... cioè tu sei un eroe grigio: sai che la scelta giusta è spesso sporca di sangue."

La mente di Dario andò subito al biglietto e la conversazione cessò in un susseguirsi di sguardi intensi.

"Adesso tocca a me!" segnò lei, interrompendoli. "Hai detto di aver fatto una scelta difficile, senza essere sicuro fosse quella giusta."

Risonanza annuì.

"Come hai fatto a trovare il coraggio? Come hai fatto a superare la paura di stare sbagliando?"

"Non l'ho mai superata." e sorrise amareggiato "In quel momento, non scegliere sarebbe stato peggio di ogni alternativa, così ho seguito il mio istinto."

"Quindi mi suggerisci di forzare un attimo in cui la scelta diventa inevitabile?"

"Potrebbe essere un modo, ma dipende dalla scelta in particolare. Non sempre è possibile farlo, o non sempre conviene."

Claire abbassò lo sguardo, pensando alla sua situazione. Si alzò poi di scatto, mantenendosi in equilibrio sul bordo e sorrise al ragazzo.

Dario si alzò di riflesso e, seguendo un suo gesto, si avvicinò a lei.

Non appena furono l'uno accanto all'altro, lei segnò "Grazie Risonanza, mi hai dato il coraggio di fare qualcosa che mi tormenta ormai da mesi."

L'eroe fu inquietato da quell'entusiasmo improvviso, per cui si limitò a rispondere con un sorriso un po' imbarazzato.

"Chiudi gli occhi!"

Dario esitò.

"Dai, chiudi gli occhi!" gli ripeté.

Li chiuse e, dopo alcuni secondi, sentì il respiro caldo della ragazza sul suo volto. Era accelerato e odorava di sigaretta. Sentì la sua mano accarezzargli la guancia, la spalla e poi tornare nel vuoto. Il suo respiro si allontanò e fu sostituito da una folata di vento laterale e dallo sbattere della coda sul suo volto.

Spaventato dalla sua intuizione, Dario aprì gli occhi di scatto. Si voltò verso sinistra e vide il corpo della ragazza affogare tra le luci della città. I suoi occhi erano lucidi e un sorriso le sfigurava il volto.

Dario la guardò piovere impietrito. "Era questa?" pensò "Era questa la scelta giusta a cui ti riferivi?" e nella sua mente iniziò ad echeggiare la domanda che le aveva posto poco prima: "Risonanza te lo lascerebbe fare?"

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