Capitolo 30

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13 maggio, la mattina dopo l'evasione. Samuela Serra guardava inquieta lo schermo del suo smartphone. I suoi occhi erano fissi sul numeretto rosso all'angolo dell'icona degli SMS. Nessuno inviava più SMS, per cui sapeva benissimo da chi potesse provenire. Centinaia di criminali erano evasi miracolosamente e, la notte stessa, un numero sconosciuto l'aveva contattata al di fuori di Telegram. Deglutì pensando all'unica persona capace di tutto ciò.

Mancavano pochi minuti alla ripresa del seminario e la tensione l'aveva portata a graffiare i bordi della sedia con le unghia. Sospirò profondamente, abbassò la tendina e, dopo ore di esitazione, toccò la notifica:

Ricordi quando alle medie ti limonasti il mio fidanzatino? Ricordi che da allora mi devi un enorme favore? Dopo la manifestazione, al dormitorio XOXO

Samuela ripose il telefono tremando. La mano mancò la tasca e le cadde a terra. Nel recuperarlo notò due gocce cadere sul pavimento. Due studenti si erano voltati verso di lei a causa del rumore, se ne accorse e si asciugò gli occhi prima di ritornare sulla sedia.

"È stata lei!" pensò con orrore "Ecco come si spiega Risonanza cattivo, ecco come si spiega il fallimento di tutte le misure di sicurezza!", sistema che lei conosceva benissimo. In quanto studentessa in ingegneria elettronica, aveva fatto un tirocinio sui sistemi di allarme e cattura dell'istituto e sapeva bene che nessun essere umano normodotato avrebbe mai potuto eluderlo. Ma lei sì! A Lucia sarebbe bastato influenzare una guardia per sbloccare tutto, lasciando Risonanza ad occuparsi del resto.

"E adesso sta arrivando!" rifletté "La manifestazione finirà fra meno di un'ora: fra meno di un'ora lei sarà a casa nostra!" e fu assalita dal panico. Non poteva lasciarla in preda alla polizia, DOVEVA aiutarla. "Lucia è la mia migliore amica!" si rispose "Non importa se è una terrorista, non importa se ha ucciso centinaia di innocenti: le amiche si sostengono sempre!"

Si alzò di scatto, prese la borsa e attraversò la hall correndo. "Tanto ormai ho firmato, i CFU me li danno lo stesso" e si lanciò verso l'uscita, sbattendo contro un professore.

I suoi occhi gelidi la trapassarono - Signorina Serra, sapevo di essere noioso, ma non pensavo al punto da far scappare via i miei studenti.

Samuela raccolse i quaderni dal pavimento e si rialzò – Scusi professor Galvani, ma c'è stata un'emergenza al dormitorio e devo andare subito!

Giona si sforzò il più possibile di mantenere un'espressione neutrale – Vada pure, farò finta di averla vista seduta tra gli auditori anche durante la seconda parte – e forzò un sorriso.

- Grazie mille! - rispose affannata e volò via.

Il Professore continuò a guardarla insospettito. Sapeva perfettamente quale fosse l'emergenza, ma non era il momento. Il suo impero aveva appena subito una pesante sconfitta e non era ancora pronto al contrattacco. Era invece il momento di concludere quello stupido seminario.

Rientrò allora in aula e si avviò verso il computer per riaprire la presentazione. Non appena la slide corretta apparve sul telo, indossò il microfono e si diresse verso la lavagna. Il suo passo era veloce e il suo volto visibilmente nervoso.

- Vedo che siete rientrati tutti, per cui proseguiamo con il seminario – e indicò con un gesto del braccio la miriade di formule alla lavagna – Durante l'interludio matematico della prima parte, vi ho mostrato per sommi capi come ottenere l'hamiltoniana dell'oscillatore armonico quantistico per il moto oscillatorio degli ioni di un cristallo. "Tutto molto bello professor Galvani, ma che diavolo vuol dire?" mi vorrebbero chiedere alcuni di voi. "Perché abbiamo fatto tremila passaggi matematici spaventosi?" e la risposta è sempre la stessa in fisica: perché così è più semplice! In un metallo abbiamo un numero inimmaginabile di atomi che oscillano, ognuno attorno al suo centro, ognuno con il suo moto. È impossibile predire tutte queste traiettorie, per cui è necessario cambiare approccio. Grazie a questa hamiltoniana, abbiamo infatti scoperto un modo nettamente vantaggioso di trattare il problema.

Giona tornò al proiettore e avanzò con le slides – Questi operatori definiscono i fononi, delle particelle di suono (quasi-particelle per l'esattezza). Piuttosto che immaginare atomi che oscillano e si scambiano energia tramite onde e vibrazioni, possiamo interpretare il solido come un gas di fononi. So che può sembrare strano a voi ingegneri, ma in questo contesto, il suono si comporta come se fo... - e la presentazione si chiuse inaspettatamente.

Il Professore sferrò un pugno alla cattedra e sussurrò una bestemmia. Tutti, studenti e colleghi, si stupirono della sua reazione. Giona Galvani era conosciuto come un cinico calcolatore. Lui era gelido ed efficace, potente e senza cuore. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo andare in escandescenze per un bug di Linux.

- Scusate – disse sistemandosi gli occhiali – oggi non è giornata - e provvedette a riaprire la presentazione – Dicevamo... in questo contesto, il suono si comporta come se fosse composto da particelle senza massa. Ed è qui che tutto diventa facile: noi sappiamo come si comporta un gas ideale! Possiamo quindi smetterla di fare calcoli e usare le formule già note per derivare tutte le proprietà del materiale che derivano dalle vibrazioni del reticolo. "Ma si può fare lo stesso ragionamento anche per gli elettroni?" si staranno chiedendo quelli ancora svegli tra voi. La risposta è ovviamente sì...

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