Capitolo 77

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Il Professore riaprì l'occhio, vedendo il volto sollevato del dottor Ortensi tra le luci del soffitto – Come ti chiami?

- Giona Galvani.

- Che professione fai?

- Professore ordinario al Dipartimento di Fisica e Complessità di UniWi, Uomo nell'Ombra di Wisteria e leader dell'Organizzazione.

- Perfetto, ricordi come sei arrivato qui?

- È proprio necessario, Otto? - chiese lui scocciato.

- Si Giona, ho inserito un ricordo latente. Il check della memoria è d'obbligo, mi dispiace.

Il Professore sbuffò – Ok, mi sono sottoposto volontariamente all'innesto della Verità.

- Per...?

- Per sconfiggere Lucia Lovato. Quanto ne hai ancora?

- Va bene, va bene! Sei a posto – si avvicinò al lettino e gli sfilò l'elmetto sensoriale dalla testa – Prova ad alzarti.

Giona si alzò senza problemi – Tutto a posto, solo un po' di nausea.

- È normale, ti passerà nell'arco di un paio di minuti.

Galvani si rimise il giacchino, sistemò la benda e si avviò verso la porta – Perfetto Otto, alla prossima allora!

- Alla prossima. E non dimenticare il cervello della ragazza!

Il Professore rise e uscì dal laboratorio salutandolo. Si diresse subito verso uno degli ingressi segreti della Singolarità, sperando di trovare Piezo ad aspettarlo nel suo ufficio.

"Menomale, è ancora vivo!" pensò aprendo la porta, ma i suoi occhi caddero subito sulla maschera nera, insanguinata tra le sue mani – Danilo? - mormorò.

Il ragazzo annuì – Nessuno di loro ce l'ha fatta.

Giona prese la maschera e passò le dita tra delle impronte di denti – Si sono presi a morsi?

- Sì, Lucia ha fatto breccia.

- Ma tu sei qui! E Risonanza?

Piezo sospirò – È vivo. Sono entrambi vivi.

- Lo so – e mostrò le due boccette. I liquidi rosso e blu si illuminavano ad intermittenza – In base all'intensità, direi che abbiamo poco più di 5 minuti.

- Capito, Piano V – le prese e le mise in tasca – Vado?

- Si, un attimo... – rispose il Professore, aprì un cassetto della scrivania e prese due boccette di cubellibre giallo e una busta da lettere. Mise una delle due in tasca e diede l'altra e la busta al ragazzo – Ricordi dove devi piazzarli?

- Certo.

- E hai preso l'Occhio dall'h-bar?

Annuì e si toccò la tasca.

- Perfetto, ascoltami bene adesso – e lo guardò dritto negli occhi – Usalo! Accetta il fatto che perderesti in uno scontro "classico" e non farti guidare dall'orgoglio.

Piezo deglutì, abbassò la testa e annuì nuovamente.

- No, guardami e promettimelo: affrontalo dove sei avvantaggiato.

Il ragazzo esitò un attimo, corrispose lo sguardo e disse – Lo prometto – e si avviò verso l'uscita.

- Capisco come ti senti – aggiunse Giona – ma non voglio che anche tu muoia oggi – e sospirò vedendolo uscire.

Si lasciò cadere sulla sua sedia girevole e si soffermò a guardare il suo ufficio. "Forse questa è l'ultima volta che siedo qui" pensò "Forse ho già detto addio ad Erika e a Piero... no! Saranno anche riusciti ad eliminare Dessi, forse riusciranno ad uccidere qualcun altro, ma il Piano non fallirà: io non fallirò!"

Carico di tutta l'autostima che fu in grado di raccogliere, si alzò di scatto. Afferrò la boccetta di cubellibre giallo e si diresse verso la stanza in cui avrebbe affrontato il suo nemico finale: Lucia Lovato.

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