Samuela aprì la porta del ripostiglio - Erika? Sei sveglia?
La prigioniera strizzò gli occhi, accecata dalla luce del corridoio. Il rancore la portò a non rispondere.
Vedendola reagire alla luce, Samuela accese la lampadina dello stanzino e chiuse la porta – Adesso va meglio?
Erika annuì.
- Ti ho portato la cena – prese una sedia e si sedette davanti alla ragazza – Pane integrale, seitan affumicato, zucchine piastrate senza olio e datterini bio – sorrise e glielo avvicinò alla bocca.
Avendo polsi e caviglie legate, la ragazza allungò il collo e diede un morso al panino, facendo cadere a terra un paio di pomodorini. "Piastrate senza olio un corno!" pensò, ma ingoiò comunque, non essendo in condizione di rifiutare del cibo.
- Com'è? - le chiese in tono affettuoso.
- Buono – mormorò masticando il secondo boccone, deglutì e domandò – Il gala è oggi, giusto?
Samuela fu sorpresa da quell'osservazione. La sua amica aveva passato quasi due settimane in uno stanzino buio ed era comunque riuscita a contare i giorni – Sì, questa sera lei non verrà a torturarti. Non sei felice? - e le sbatté un'altra volta in faccia quel sorriso falso.
- Felicissima! - esclamò sarcastica.
L'amica sospirò – Sai che dobbiamo obbedirle, vero Erika?
- Certo che lo so, ero con voi quando vi ha lavato il cervello!
- Non ci ha lavato il cervello! - corresse lei – Io posso pensare che quello che faccia sia sbagliato, posso pensare che sia pazza, ma mi fa stare male. Io sto bene quando seguo i suoi ordini, quando la proteggo, quando penso sia una brava persona.
- Sempre? Anche quando lei non usa i suoi poteri? - e addentò l'ultimo pezzo del panino.
- Dopo che lo fa un po' di volte sì, rimane nella tua testa per sempre – e abbassò lo sguardo.
Erika deglutì il boccone, pensando che non avrebbe mangiato per altre 12 ore – Siete i suoi cani di Pavlov in pratica.
Samuela non rispose, ma il suo sguardo lo fece per lei. Un'aura depressiva le aveva avvolto la mente, la stessa aura che le aveva indotto Lucia quando le si era opposta – È ora che vada – si alzò e ripose la sedia all'angolo.
- Aspetta Samu!
La ragazza si fermò e si voltò verso la prigioniera.
- Ho ancora fame. Lì, a terra sotto lo scaffale, ci sono le gallette di ieri. Potresti...
- Si, certo! - e si diresse verso la piccola confezione accanto alla parete.
"Perfetto!" pensò Erika "Adesso devo tenerla ferma tra me e lo scaffale per qualche secondo!"
Samuela si chinò per prenderlo, ma il pacchetto le si accartocciò tra le mani – Ma è vuoto...
- È stata Lucia a farti tentare il suicidio!
Quella frase la paralizzò. Il suo respiro accelerò e la confezione di gallette cadde dalle sue mani.
- Ha scaricato su di te il dolore della sua rottura, amplificandolo.
Samuela sentì come una lama nel petto. L'aver sempre sospettato fosse stata lei, unito alla sofferenza dello stare pensando male di Lucia, la resero incapace di muoversi. Rimase per alcuni secondi lì, semichina tra lo scaffale ed Erika, in grado soltanto di lasciar scendere una lacrima lungo la sua guancia.
"È il momento!" si disse Erika e, avendo allentato il nodo del piede sinistro, sbilanciò la sedia contro l'amica. Attraverso un movimento perfettamente calcolato, la sedia ruotò, gettò Samuela contro lo scaffale e cadde con lo schienale contro il pavimento. La cagnolina di Pavlov cercò di tenersi in equilibrio, fallì e trascinò con sé diverse bottiglie di acido solforico. L'acido iniziò a spargersi a terra, bagnando il volto di Samuela e i polsi di Erika, legati dietro la sedia. Una volta che il cotone fu intaccato, la prigioniera si liberò rompendo le funi. Slegò le caviglie e corse via dalla stanza, lasciando la sua amica a terra agonizzante.
"5 giorni fa ha detto che il mio smartphone è in camera sua!" e si diresse verso la stanza degli ospiti.
"È aperta, perfetto!", vi entrò, provò a chiudere la porta a chiave, ma un braccio gliela sbatté contro.
- TRADITRICE! - le urlò Samuela, con metà volto sanguinante. Le mosse di Erika avevano attivato il meccanismo di difesa di Lucia, trasformandola in un animale da combattimento.
- Scusa Samu! – le disse, scansando i suoi attacchi – Non ho avuto scelta! - e chiuse la porta a chiave, bloccando un eventuale aiuto da parte degli altri inquilini.
"Sarà anche manipolata, ma non sa proprio combattere!" pensò Erika, schivò il suo ultimo attacco e la mandò a terra con un colpo solo. Guardando il suo sguardo corrotto, sfigurato e pieno di dolore, la calciò in testa, facendole perdere conoscenza.
Prese il cuscino dal letto e si posizionò sopra di lei. "Ormai è andata, la sua mente non esiste più" e iniziò a soffocarla. Le sue mani stringevano un cuscino, da un lato bagnato dal respiro affannato di Samuela, dall'altro dalle lacrime della sua amica.
Dopo alcuni minuti, Erika lo sollevò. Guardò con orrore la sagoma insanguinata del mezzo volto dell'amica e lo gettò via con disgusto. Senza perdere altro tempo, iniziò ad aprire tutti i cassetti della stanza in cerca dello smartphone.
"Eccolo!" si disse aprendo l'anta del comodino, ma già dei pugni martellavano sulla porta, cercando di rompere la serratura.
Avviò in un attimo la chiamata e in pochi secondi una voce rispose – Pronto?
- Professore! La tecnica ha funzionato! Lucia non c'è, tutti sono stati manipolati e stanno cercando di uccidermi!
- Mando subito rinforzi! - disse Galvani senza esitazione, e chiuse la chiamata.
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Trio Omega
Science Fiction🏆 Wattys 2022 Winner 🏆 Istituto Correttivo di Wisteria. Il crimine ha vinto e il vigilante Risonanza (Dario Di Dio) è stato incarcerato. Proprio nel momento in cui la sua carriera da supereroe sembra essere giunta al termine, Dario incontra la ter...