Capitolo 55

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- Scusate il ritardo! - disse Piezo, chiudendo la porta dell'ufficio di Galvani.

Il Professore e l'agente Dessi erano seduti alla scrivania e lo invitarono ad accomodarsi. Il ragazzo ansimava per la corsa e la sua maglietta nera era inzuppata di sudore.

- Vedo che le prove ti stanno tenendo occupato – commentò pungente Danilo – Mi aspetto un concertone all'h-bar!

L'agente era infastidito dalla posizione privilegiata di Piezo. Non si sarebbe mai aspettato che Giona gli perdonasse l'insubordinazione e lo mettesse a suonare in una rock band. "Ma in fondo è lui IL Professore, non io!" si disse "Sicuramente lo avrà fatto per un qualche motivo psicologico, o per ottimizzare la forza dell'Organizzazione" e tornò a concentrarsi su quell'incontro.

Piezo finse una risata, quindi si rivolse verso Giona – Per cosa ci ha convocati qua, Professore?

- Oggi devo discutere con voi alcuni punti importanti della nostra strategia contro il Trio – e sistemò i fogli sulla scrivania, prendendo il primo plico e allineando gli altri – Iniziamo dalla "purificazione" del Pokerubo. Danilo?

Dessi sorrise, fiero di aver versato tutto quel sangue – Come ordinato, ho ingannato Lamantia, convincendolo a rivelarmi tutto quello che sa del Trio – e gli consegnò due fogli – Questo è il report della conversazione. Successivamente, io e i miei uomini abbiamo ucciso tutti i membri dell'ala del boss lì presenti.

- Sopravvissuti?

- Uno, Alberto Aragona. Come da te richiesto, Giona.

Il Professore annuì soddisfatto.

- Posso chiedere dov'è adesso? - domandò l'agente incuriosito.

- È ancora nella Singolarità. Stiamo sistemando la "parte legale" per riaffidargli il suo ristorantino.

- Anche il gelido Professor Galvani ha un cuore allora?

- Soltanto per chi lo merita – e sorrise.

Piezo fu sorpreso da quella mossa – Scusate, ma la morte del boss non provocherà un'instabilità all'interno dell'Organizzazione?

Giona accennò ad una risata – Tentacoli così piccoli ricrescono all'istante. Certo, non eliminarlo sarebbe stato molto più conveniente, ma ormai Lamantia era stato manipolato. Lucia aveva corrotto la sua mente, portandolo a tradire tutti i suoi compagni: non potevamo lasciare metà di Via Libertà Ovest nelle sue mani! Eliminare tutti i suoi uomini è stata la mossa più sicura.

Gli sguardi dei due sottoposti furono convinti dalla risposta.

- Andiamo al secondo punto – e voltò due pagine del plico – Sono passati sei giorni dall'ultimo report di Erika. Dobbiamo iniziare a pensare a un piano B.

- Sei giorni! - esclamò Piezo – Questo vuol dire che è stata manipolata?

- O uccisa – aggiunse Dessi.

- O catturata. Aspetteremo altri dieci giorni, dopo di che attueremo un'operazione di recupero. Lo scenario peggiore è che essa sia stata manipolata. In quel caso saremmo costretti sia ad ucciderla che a rigettare il modello del "campo empatico".

Gli occhi dell'agente si riempirono di rancore – Mi offro volontario, Giona! Non vedo l'ora di riempire quel mostro di buchi!

- Assolutamente no – rispose con la massima freddezza – Sei stato influenzato già due volte e non hai modo di difenderti da Risonanza.

- Risonanza è stato avvistato più volte in giro per Wisteria. Farò in modo di non...

Giona lo gelò con lo sguardo – Ho detto di no, Danilo. Lucia ha il potere di controllare le emozioni della gente: potrebbe aver manipolato una ventina di individui e averli inviati a sorvegliare Risonanza. La sua lontananza non significa nulla per noi. Se Erika non si sarà fatta sentire, manderemo Piezo, protetto dal cappellino.

- Ricevuto! - rispose il ragazzo.

- Perché invece lui può andare? - chiese Dessi irritato.

- Perché ha il superpotere dell'elettricità, Danilo! Che ti prende oggi?

"Giona ha ragione, calmati!" si disse l'agente – Scusa, giornata stressante. Se abbiamo finito, vado a riposarmi un paio d'ore.

Galvani annuì e Dessi si avviò verso la porta. Sospirò e si scusò nuovamente, poggiando la mano sulla maniglia.

- Danilo?

- Si?

- Sei sicuro di non avere qualche residuo dell'influenza di Lucia? - e lo guardò dritto negli occhi, cercando di anticipare la sua risposta.

Dessi evitò il suo sguardo – No Giona, sono soltanto un po' stressato. A più tardi – e chiuse la porta dietro di sé.

Galvani rimase alcuni secondi a fissarla, turbato dalla risposta dell'agente, quando il ragazzo ruppe il silenzio chiedendo - Posso andare anch'io?

Il Professore notò il suo sguardo abbassarsi – Hai qualcosa da chiedermi, Piezo?

Il suo volto si riempì di imbarazzo – Abbiamo provato molto col gruppo e... vorrei chiederle se... insomma... le andrebbe di venire ad ascoltarci... qualche volta?

Giona sorrise, pensando al rapporto tra Piezo e Marilena. Lo "Spirito Blu" assisteva ad ogni concerto del ragazzo, cercando di sostituire al meglio la mancante figura materna. Adesso che quella figura era stata spalmata su una parete, nessuno gli avrebbe più fornito quel supporto – Certo Piero! Ti va se vengo adesso? Ho un'oretta libera.

Gli occhi del ragazzo si illuminarono – Sì, adesso va bene. Al momento sappiamo suonare soltanto "Facciamolo sul sangue del mio amore" nel Mondo Quantistico, ma...

- Quella canzone va benissimo. Sentirò il resto poi all'h-bar – e si alzò invitando Piezo a guidarlo verso la sala prove.

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