Capitolo 19

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26 aprile, tardo pomeriggio. Dario fissava assorto la finestra dietro alla dottoressa Novena. Il supereroe era stato assegnato alla psichiatra fin dal primo giorno di reclusione, ma quella fu la prima volta che Nora vide il suo sguardo totalmente spento.

La dottoressa fece un gesto con la mano per attirare la sua attenzione. Gli occhi lucidi del ragazzo ruotarono allora verso di lei. "So che è difficile, ma hai bisogno di aprirti, fidati!" gli segnò.

"Perché non me?" segnò lui in lacrime "Perché quel codardo non ha affrontato me? Perché sono morti per colpa mia?" e si asciugò gli occhi con le mani.

Nora gli si avvicinò e gli passò un pacco di fazzoletti. "Non sei responsabile delle scelte degli altri. Piezo è un omicida e non sei tu il responsabile delle sue azioni"

"Si, ma se non fossi diventato Risonanza, loro non..." e prese un altro fazzoletto.

"Capisco che è ancora troppo presto per smaltire questo senso di colpa" commentò lei, un po' rassegnata. "Per oggi limitiamoci ad esternarlo, a sfogarci. Te la senti di raccontarmi l'incontro di ieri al Vetro?"

Dario non voleva parlarne. Non voleva rivivere quella sensazione di atrocità. Non voleva rivedere lo sguardo devastato di sua zia Deborah. Sapeva tuttavia che era la cosa migliore da fare. Sentiva di dover condividere quel dolore per potersene liberare un giorno.

"Ieri sera, mentre ero nella mia cella a conversare con Lucia, una guardia è venuta a chiamarmi. Era la prima volta che qualcuno veniva a visitarmi al di fuori degli orari standard e lo sguardo del secondino mi diede un bruttissimo presentimento. Il Vetro era vuoto. Io e mia zia eravamo le uniche persone a parlare tra quelle pareti di plexiglas. Aveva gli occhi lucidi e le sue mani tremavano. 'Qualcuno è entrato a casa vostra ieri' mi segnò 'I tuoi genitori...' e scoppiò a piangere", una goccia iniziò a scorrerle sulla guancia.

La dottoressa lo guardò con compassione, aspettando che fosse in grado di continuare il racconto. In quei pochi mesi di reclusione, non le era mai capitato di vederlo così devastato. Era naturale dopotutto: Dario era stato bullizzato da quasi tutti i suoi coetanei e ripudiato dalla società, se non sotto la maschera di Risonanza. Le uniche due persone che lo amavano veramente erano state appena uccise. Adesso era totalmente solo in un mondo a lui ostile.

"I suoi gesti divennero quasi incomprensibili quando iniziò a raccontarmi i dettagli. Qualcuno ha decapitato mia madre e causato un infarto a mio padre, Nora! È stato un mio nemico, non un ladro qualunque!"

"Probabilmente sì, ma questo non vuol dire che sia colpa tua, Dario" e gli sorrise.

Lui non rispose. Iniziò invece a pensare a tutti i criminali che aveva fatto fuori nell'ultimo anno. Pensò a tutti i loro contatti, a chi tra loro fosse in grado di compiere un omicidio del genere.

"A chi stai pensando?" segnò lei.

Lo sguardo di Dario si fece tetro, "Chiunque esso sia, lavora per Galvani!"

"Il Professore non autorizzerebbe mai una vendetta del genere" controbatté lei, difendendo l'idolo che le aveva dato quel posto di lavoro.

"Stai dicendo che lo avrebbe fatto in maniera intenzionale? Avrebbe fatto rotolare la testa di mia madre lungo il vialetto per un suo qualche scopo superiore?" e si chinò verso il tavolino per prendere un fazzoletto.

"No, voglio dire che sicuramente non è opera sua, Dario. Lui ti vuole dalla sua parte, ricordi?"

"Non passerò mai dalla sua parte dopo questo!" e lanciò via il fazzoletto umido.

"Infatti! Pensi che lascerebbe mai qualcuno dei suoi uomini distruggere il suo disegno? Per una banalissima vendetta poi?" e gli lanciò l'ennesimo falso sorriso.

Dario si alzò nauseato e i suoi gesti si fecero taglienti "Non esiste che un criminale indipendente o rivale rischi una mossa del genere! Nessuno sarebbe così folle da mettere Galvani contro di me, dato che lo scopo di questa reclusione è quello di farmi unire all'Organizzazione. Lui è l'unico abbastanza potente da distruggere i suoi stessi piani, perciò SMETTILA DI DIFENDERLO CON QUESTA STUPIDA PROPAGANDA! Giona Galvani è il re dei criminali di Wisteria, non il nostro santo patrono!" e uscì dallo studio sbattendo la porta.

Nora abbassò lo sguardo e lo coprì con le sue mani. Le avevano comunicato del coinvolgimento di Piezo e aveva fallito nel tamponare le ferite nei piani di Giona. Estrasse lo smartphone e inviò un messaggio a Dessi: "La situazione non è riparabile, preparatevi per lo scenario B."

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