Capitolo 12

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Sospiro e infilo la felpa nera per poi prende la mia roba e uscire dalle doccie comuni.
Mi passo una mano fra i capelli ancora bagnati e con poca voglia dovuta alle troppe poche ore di sonno mi appoggio alla macchinetta del caffè.
Il mio corpo e la mia attenzione al mondo esterno ne risente.
Non ho chiuso occhio per gli incubi che mi perseguitavano.
In questo periodo sono più frequenti del solito, sono più agitato e più irascibile.
Ho la testa da un'altra parte e non penso a niente se non a quello.
Sono tornato a soffrire di attacchi di panico che si erano placati.
Mi sento quasi come se quella sera fosse successa due giorni fa.
Non ne ho parlato con nessuno, perché penso che questa situazione posso affrontarla da solo.
Senza l'aiuto di nessuno.
Non voglio aiuto.
Me ne sto zitto e fingo ce ogni cosa vada bene nonostante io mi sia stancato di fingere.

Mi guardo intorno indifferente e sbuffo verso il mio compagno di stanza che mi si avvicina.

Non ha ancora capito che deve smetterla di rompere il cazzo?
"Andrew hai il sonno agitato lo sai? " lo guardo irritato
"Che problemi hai con il sonno? dovremmo passare altri anni nella stessa stanza e se il tuo svegliarti di notte in quel modo persiste ne risentirà pure il mio sonno" inarco un sopracciglio e guardo quel ragazzino che ancora non mi conosce.
"Ti disturbo il sonno?" gli chiedo e lo vedo annuire "a me disturba la tua presenza" "ma-" "fatti una Sega e stai zitto cazzo" lo spintono via da me perché giuro che se quello prova un'altra volta a sfiorarmi il suo naso dovrà ricostruirlo un cazzo di chirurgo plastico.
E no, non sto scherzando cazzo.
Il mio livello di sopportazione è minimo già di suo, ma la mattina è quasi inesistente.
Bevo il mio caffè ignorando quel coglione che continua a ripetere che per studiare ha bisogno di concentrazione e che se non riesce a dormire non potrà mai essere concentrato.

Cazzi suoi.

Mi allontano da lui non appena riconosco un caschetto moro aggirarsi in mezzo alla marea di studenti che cerca la propria aula.

Mi infastidisce vedere che difianco a lui c'è quel coglione di cui non ricordo nemmeno il nome.
Lui le dice qualcosa e lei ride, mi infastidisce anche questo sapere che lei ride per una battuta non mia.

Sono un coglione lo so.

Scanso quelle matricole troppo basse e allegre per il loro primo giorno.
Mi faccio spazio fra loro ignorando le urla di quel ragazzino che continua a richiamare la mia attenzione su di lui, cosa che ovviamente non succede.
La mia attenzione al momento è su di lei.

Afferro la ragazzina per un polso facendola voltare verso di me.
Il suo sguardo dapprima confuso si trasforma in felice quando mi riconosce.

Io la guardo inarcando un sopracciglio e lei si concentra su quello.
"Fa male?" prova a toccarlo con le dita ma prima che possa farlo io mi allontano.
"Ti sei persa?" "stavo cercando l'aula con Erin" "cosa ti aspetti da quel coglione? state andando nella direzione opposta" lei aggrotta le sopracciglia "tu non hai lezione?" alzo le spalle "ehi! io sono qua" ignoro il coglione difianco a lei.
La prendo per la vita mettendola vicino a me per evitare che tutti questi adolescenti in preda agli ormoni e all'agitazione la urtino.
Lei mi segue e io la guardo.

" sei agitata" constato io "certo che lo sono!"mi risponde ovvia e io non aspettavo altro da lei perché ho imparato a conoscere ogni lato di quella ragazzina impertinente.

Alzo gli occhi al cielo "anche io" risponde il tizio.
Eric? boh.
"Non te l'ho domandato" lo dioeguo con uno sguardo.
Lei mi guarda "tu no?" "perché dovrei?" "non hai paura?" "no" non mi faccio prendere dall'ansia per certe cose.
"Mag e am?" "mi hanno scritto un messaggio, hanno già trovato la loro aula io sarò l'unica imbecile che non arriverà in tempo e farà la figura della stupida entrando in ritardo" la guardo gesticolare con quelle piccole mani e parlare a vanvera mentre si fa prendere dal panico.
Io la prendo sotto la mia spalla avvucinandola al mio corpo "troppa poca fiducia nei miei confronti" "cosa?" "la tua aula" rispondo facendo un cenno verso di essa.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora