Capitolo 18

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"Drew!" ghigno avvolgendo la mia mano attorno alla sua natica.
"Che ti dicevo? il mio nome lo urli, saresti un ottima cheerleader" rispondo ironico mentre la faccio voltare.
"Che fai?" "ti scopo" "drew no-" "no?" chiedo mentre mi siedo sulla panchina dello spogliatoio e porto lei a sedersi su di me voltata di spalle.
Le palpo il seno coperto solo dallo strato di quel maglioncino.

Cazzo è così bello palparla.

Le mie mani grandi e che hanno sempre solo inflitto dolore ora toccano lei in modo rude e con desiderio ma avvolgono perfettamente il suo esile corpo.

"Se entra qualcuno?" chiede lei, ma sono troppo preso dall'infilare la mano sotto al maglioncino constatando che è senza reggiseno proprio come pensavo.
"Che cazzo te ne frega?" "potrebbero sospenderci! anzi tu potresti essere espulso soprattutto perché non ti volevano nemmeno in questo posto" risponde lei in ansia mentre si muove sopra di me.
Le metto le mani sui fianchi e la tengo ferma con una presa salda.
Respiro il suo profumo di lamponi per evitare di incazzarmi.
"Micol hai mai pensato perché il proibito attrae?" "no, Drew che c'entra? -" io la ignoro perché ormai micol è invasa dall'ansia dell'essere scoperta e dalleccitazione di provare qualcosa di nuovo.

Non le farei fare una cosa che non vorrebbe.
Ma la conosco abbastanza bene da sapere che al contrario di quanto dice non vede l'ora di scopare con me in un cazzo di spogliatoio.
Sembra innocente con quell'aria da bimba che tanto inganna, la realtà è che non si può dire che non è timida e anche un pó bambina, lo è.
Micol ha tanti lati, tipo matriosca e non perforza dev'essere negativo come paragone.

Ogni volta che impari a conoscerla scopri cose di lei che nessuno si sarebbe immaginato, cose che nessuno apparte me sa.

E cazzo questa cosa mi eccita.

So che non lo ammette ma le piace quando le faccio scoprire cose nuove.
Appoggio il palmo della mano sul ventre piatto sotto al tessuto del maglioncino accarezzandolo piano.

"Fin dai tempi antichi, gli esseri umani sono sempre stati attratti da ciò che non era alla loro portata.
Il proibito ci attrae e sembra essere avvolto da un alone di irresistibile seduzione per noi.
In fondo è una manifestazione naturale, per dissetare la curiosità e conquistare la libertà" le dico..
Lei sussulta quando le mie dita le sfiorano il tessuto delle mutandine ormai bagnate solo per me.
E questo conferma la mia teoria, micol è un pó bambina e un pó donna.
Si eccita all'idea di fare qualcosa di non concesso con me, ma si preoccupa delle conseguenze.
Perché ha la testa sulle spalle a differenza di me che l'ho persa da tempo.

"Trasgredire non è un male" "ah no?" chiede lei fra i sospiri mentre io continuo con quella lenta tortura che le provoca le mie dita che la sfiorano appena.
"No, Se credi in dio sai che Adamo ed Eva non avessero raccolto il frutto proibito, non saremmo qui" le rispondo e la mia voce roca le provoca dei brividi lungo la schiena.
"Tu non ci credi a dio drew" "lo so" rispondo e continuo a raccontare.
"Percui anche Adamo ed Eva hanno trasgredito le regole, se loro lo hanno fatto perché noi non possiamo?" "Adamo sapeva le conseguenze, e anche Eva sapeva che probabilmente sarebbe morta perché ha morso la mela allora?" "Forse per curiosità o forse per stupidità, ma il proibito spesso supera la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, soprattutto se pensi che non si può davvero definire qualcosa di sbagliato" le dico.

Ma vorrei solo stare in silenzio e scoparla da dietro in questo momento.

"Che intendi?" " chi decide che una cosa è sbagliata? Giusto e sbagliato esistono, bene e male invece? Credo siano due cose differenti." le sussurro all'orecchio mentre lei mi pare su un'altro pianeta.
Ma continuo a parlarle perché so che le piace quando lo faccio
" È giusto che il pericolo attrae? Si, perchè il pericolo attrae qualcosa è giudicato morale e giusto se si adatta a uno standard, al contrario è immorale e sbagliato se si allontana da questo standard" "e chi stabilisce questo standard?" "questa società di merda" "e perché noi dovremmo dare retta alla società?" "ti sembra che io gli stia dando retta?" "non lo so dimmelo tu" "ho fatto così tante cose che la società considera sbagliate ma che io considero giuste perché ho sempre creduto che io possa essere in grado di decidere da solo se qualcosa è giusto o sbagliato e che non debbano dirmelo gli altri"
"hai un tuo pensiero e lo applichi anche se vai incontro alla società" "non sono l'unico o il primo a farlo, solo che ho capito che probabilmente questa società di merda non cambierà mai e che io come loro non voglio cambiare, percui continueró a fare le cose che loro considerano sbagliate, ad esempio scoparti da dietro in questo dannato spogliatoio prima che comincino gli allenamenti " rispondo.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora