Capitolo 24

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Mi sveglio con il mio ricorrente mal di testa post serata.
Potrei dire di non ricordare le stronzate fatte, ma mentirei.
Mi volto verso micol che ancora dorme nel mio letto.
Lei apre gli occhi stanchi e mi guarda.
Io le sorrido.
"Dormi è presto, io vado a fare una doccia" annuisce chiudendo di nuovo gli occhi.

Mi alzo e entro nelle docce comuni fregandomene un'altra volta di quel coglione del mio coinquilino che continua a ripetere stronzate.

Mi sembra di stare mandando a puttane la mia vita, più di prima.
Di non star concludendo niente di importante e di essere di nuovo in quel loop infinito di merda con le solite stronzate che mi circolano in testa e con meno voglia di continuare di prima.
Non ho voglia più di rimanere in un mondo che per me non ha niente da offrire.
So che forse dovrei conquistare quel qualcosa e smettere di fare stronzate come rovinarmi con l'alcool.
Ma non ci riesco.

Mi sento patetico se penso di avere diciotto anni e di non aver concluso un cazzo.
Ma mi consolo pensando che almeno sono all'università e che anni fa nemmeno pensavo di arrivare a diciotto anni.

Sospiro e mi lascio andare sotto il getto ghiacciato della doccia che mi porta alla realtà.
In questi momenti sono come mia madre, in coglione che non smette di piangersi addosso.
E odio essere così.

Mi pulisco compulsivamente con il bagnoschiuma il corpo cercando di levare di dosso le tracce di alcool della sera prima e le tracce immaginarie che quello stronzo ha lasciato addosso al mio corpo e alla mia anima.

Mi sono svegliato sudato con i residui di una nottata di merda e con la puzza dell'alcool che mi sono scolato la sera prima.
La sensazione delle sue mani su di me e quell'ansia costante che mi opprimeva il petto e mi accellerava i battiti non mi ha lasciato in pace per tutta la notte e probabilmente sarà così per il resto della giornata.

Mi sento sporco.
Mi sento così sporco e sbagliato da sfregare con irruenza la spugna contro la mia pelle.
Così forte da arrossarla e procurarmi graffi per via della troppa forza che uso nello sfregare la spugna contro il mio corpo.
Ma nemmeno così riesco a sentirmi pulito o giusto.
Continuo a sentirmi sporco.
Continuo a sentirmi sbagliato.
Afferro la bottiglia di bagnoschiuma e ne metto in grandi quantità sopra la spugna.
Continuo a sfregarla contro di me perché spero che tutto quel bagnoschiuma possa levare quella sensazione di sporco.
Spero che possa levare i ricordi.
Ma la mia faccia si trasforma in sofferente quando mi procuro fastidio alla pelle perché quello che spero accada non accade.
I miei respiri diventano più accelerati mentre le mie mani continuano con quel movimento irruento e veloce.
Mi prende il panico mentre le immagini di quell'incubo continuano a perseguitarmi.
In un momento di lucidità penso di starmi facendo solo del male, ma nella mia mente malata e contorta io mi sto facendo del bene.
Perché anche se il mio corpo pensa il contrario la mia mente crede che io possa davvero cancellare tutto con del semplice bagnoschiuma e una spugna.
Crede che se io mi procuro del male ora toglierò quello che lui mi ha fatto in passato.
Continuo così per quello che mi sembra un tempo infinito e incalcolabile.
Sento perfino la porta delle docce comuni aprirsi, e penso al fatto che forse ho fatto tardi e che le prime persone del college si siano svegliate e abbiano iniziato a entrare nelle docce.
Ma continuo ancora fregandomene se per una volta è entrata un'altra persona oltre a me.
La ignoro e non mi volto nemmeno a guardare chi cazzo sia.
Probabilmente penserà che sono uno psicopatico del cazzo e mi guarderà storto ma me ne fotto perché io ora penso solo alle sue mani.

Avevo bisogno di una doccia fredda per ritornare alla realtà dei fatti e per ripulirmi cercando di levarmi dalla testa le immagini di un ennesimo incubo.

Sento delle mani avvolgermi da dietro e con il panico del momento abbasso lo sguardo e stacco quelle mani avvolte alla mia vita da me.
Mi allontano di colpo e mi volto verso quella persona.
"Va tutto bene, drew sono io, va tutto bene" guardo lei con il puro panico che mi avvolge.
Ma poi la vedo avvicinarsi a me e abbracciarmi di nuovo nonostante il fatto che io ora sia nudo, nonostante il getto dell'acqua sia ancora aperto e ora scorra anche su di lei che invece era vestita.
ami accarezza nei punti arrossati e graffiati dalle mie stesse mani.
Il suo inconfondibile profumo di lamponi mi invade e mi lascio andare contro di lei mentre provo a riprendere il controllo di me.
Mi ignetto nella testa la sua immagine, il suo volto e il suo sorriso.
Mi costringo a pensare solo a lei e non a lui.
E inevitabilmente mi sento più calmo.
Riprendo il controllo dei miei respiri e le mani che prima creavano del male ora sono avvolte a un corpo esile e provano in tutti i modi a non tremare.
A non farle male.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora