Capitolo 52

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«Cristopher?» domando, uscendo dal bagno con solo un asciugamano bianco che mi copre.

Non so nemmeno come io sia riuscito a farmi convincere di fare la doccia in questa casa.
Forse perché ha la vasca.
Non avrei dovuto accettare l'invito,
so che così facendo sono costretto a parlare con lui.
Ma astrid insisteva, e io avevo voglia di un bagno.

Ignoro i miei pensieri avvicinandomi a lei con passi lenti,ma sicuri.
Mi squadra da capo a piedi.

Che pensi mentre mi guardi in quel modo?
Che cos'è che ti piace di me?

Perché io non riesco a trovare nemmeno una ragione plausibile.
Niente che possa convincermi di meritarti.

"È uscito poco fa con le tue sorelle, le ha accompagnate all'ospedale"  si dondola sui talloni, con le labbra che mi urlano in tremila lingue diverse che vogliono essere morse da me.

Sono come attirato dalla forma della sua bocca carnosa.
Ne disegno con gli occhi i contorni.
Saprei disegnarla persino a occhi chiusi, tante sono le volte che l'ho sognata.

"Stavo mangiando una torta al cioccolato vuoi un po'?" non mi chiedo nemmeno dove l'abbia trovata quella dannata torta,ma so che è l'ultimo dei miei pensieri in questo momento.

"Preferisco assaggiarla in un altro modo" scherzo, inclinando il capo di lato per far scontrare perfettamente le nostre lingue.
Mi perdo nel sapore dolce della sua bocca, stringendole i fianchi con le mani per spingerla verso di me.

"Dovresti parlare con cristopher sai? sembra preoccupato " sussurra, staccandosi per riprendere fiato.
"Perché proprio io?ha altre due figlie "  rispondo contrariato perché non volevo staccarmi dalle sue labbra paradisiache.

I baci che ci concediamo sono sempre unici.
Non vuoi mai staccarti per paura di rovinare l'emozione di quel momento, perché non è da me provarne.
Per poi staccarsi per accorgersi quanto in realtà sia ancora più intenso è quando ci guardiamo negli occhi subito dopo in cui si legge tutto quello che sentiamo.
Perché per comunicare io e lei abbiamo bisogno di guardarci.
Di sentirci,toccarci,sorriderci.
Le parole spesso sono soppravvalutate.
Amiamo la sensazione del contatto, del sentirsi addosso, dei nostri odori toccarsi e fondersi.
Ci capiamo meglio così noi.

Mi sposta i capelli dalla fronte,
accarezzandomela con tutta la tenerezza che la contraddistingue.

Sospiro "non sappiamo comprenderci io e cristopher,non abbiamo rapporti e per il momento  preferisco rimanere così.
So che non gli sta bene,ma lo deve accettare.
Non ha mai rappresentato l'idea di un padre per me.
E adesso che ci prova con tutto sé stesso io non voglio più sapere nulla di questo casino.
Mi basta sapere che siamo consanguinei, ma per me non cambia un cazzo.
Il fatto che mi abbia messo al mondo non c'entra se poi non ha saputo vivermi" "non vuoi nemmeno provare a parlare con lui?" "per dirgli cosa? sarebbero tutte stronzate.
Provo troppa rabbia ora, ho bisogno di provare prima a mettere a posto il casino che ho dentro.
E poi vediamo se è possibile riuscire a migliorare il resto" sorride
"certo,per prima metti te stesso" risponde.

Micol mi stringe il viso tra le sue mani, in modo da portarmi a guardarla di nuovo negli occhi.
"Rimango con te a aspettare che tu sistemi il tuo caos, non sei solo."
Chiudo gli occhi per qualche istante, abbandonandomi contro la sua fronte mentre le mie mani sono intorno al suo ventre.
La stringo forte a me in una presa salda per non lasciarla andare,per imprimere nella mia testa che lei per prima vuole restare.

Chissà se lo ha capito che per me è casa.
Forse dovrei proprio ripeterglielo.

"Ti stanno chiamando" osservo il messaggio di astrid.
"È mia sorella,dice che cristopher spera che io li raggiunga in ospedale" vuoto.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora