Mi sveglio presto, come sempre da anni.
Guardo la poca luce che entra dalla finestra e mi rendo conto che sta iniziando un'altra giornata di merda.Il cielo è grigio, fa schifo, odio tutto di Londra.
Odio Londra e odio la pioggia.
Forse sono solo abituato al sole di casa mia.
Forse sono solo uno che non sa darsi pace.Non lo so.
Ma so che quella che ritenevo casa mia mi ha provocato solo dolore e io non mi sento più di affibbiare quella parola a qualcosa perché ogni volta che l'ho fatto poi si è tutto trasformato in un casino.
Cammino verso il bagno , accendo l'acqua, mi sciacquo la faccia cercando di connettere il cervello.
Cosa inutile dato che comunque ho voglia di dormire.Alzo lo sguardo sullo specchio e guardo i lividi sul mio volto dovuti agli incontri che hanno ricominciato a far parte della mia vita.
Un'altra volta.
Ghigno, ormai non faccio quasi più caso al dolore alle nocche.
Sbuffo e mi guardo ingiro.
Prendo le mie cose sparse per la stanza e mi vesto di fretta.
In questo momento vorrei solo farmi una doccia.Aggrotto le sopracciglia mentre fisso i peluche sul letto di mia sorella.
E poi perché cazzo le ragazze hanno il bagno in stanza?
E perché io mi faccio tutte queste domande?"Che cosa stai facendo?" la sua voce mi fa alzare lo sguardo.
La vedo seduta sul suo letto nuda che con lo sguardo cerca probabilmente la mia maglia.
Cazzo adoro svegliarmi nel suo letto e vederla nuda la mattina.Sorrido.
Afferro il mio pacchetto di sigarette sfilandone una e mettendola dietro all'orecchio.
"Se cerchi la mia maglia, è addosso a me, ora ho lezione, e stasera devo andare nella vecchia casa di cristopher" divento subito serio.
Lei si alza e si avvicina a me."Non volevo svegliarti" le dico ma lei mi sorride e mi accarezza i capelli.
"Non fa niente, perché vai là? so che odi quel posto" "ti ho lasciato la colazione sul tavolo, sbrigati a mangiarla, altrimenti ci penserà Spencer" gli lascio un bacio sulla fronte.
"Hai da fare stasera?" "perché eviti le domande?" "tu rispondi" "no, l'ultima lezione finisce a ora di pranzo" "ti va di venire con me?" il suo sguardo si alza su di me sorpreso.
"Da cristopher? sei sicuro?" annuisco.
"Ho bisogno di te per non prendere a pugni il muro o meglio lui" lei annuisce.
"Ci vediamo dopo ragazzina" le mi sorride e mi saluta con un bacio mentre io esco dalla mia stanza con la voglia di tornare indietro e andare a prenderla sul letto.Mi sono sempre chiesto perché esistono le relazioni.
Non credo che mai riuscirò a capirle.
Tralasciando la filosofia di Platone, rimaniamo esseri nati soli e questo dovrebbe già essere una delle tante motivazioni del perché le relazioni non hanno senso.O comunque non ha senso dare un nome a tutto.
Perché questo costante desiderio di trovare qualcuno a cui dare buona parte di noi stessi?
Perché vincolarsi a chi prima o poi se ne andrà?
Perché essere costretti a reprimere il desiderio di avere altre possibilità solo perché si è legati a qualcuno da due stupide parole?Perché tutto deve avere un perché? una risposta? una ragione? non può essere qualcosa senza nulla? senza che debba essere attribuito un significato inutile a tutto?
Quelle due stupide parole rovinano tutto.Due stupide parole che non hanno senso cazzo.
Sono convinto che non si deve chiamare per forza un sentimento o un emozione amore per avere qualcosa di bello.
Micol e io ci apparteniamo, lei è mia e io sono suo eppure non ho bisogno di uno stupido nome per stare bene.
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Le stelle nei suoi occhi
Romancesequel di 'nel modo in cui brillano le stelle' consiglio la lettura del primo libro prima di iniziare questo. Andrew ha fatto promettere a Micol di andare avanti. Non sono mai stati soliti ascoltarsi. Sono sempre stati entrambi troppo testardi, fo...