Capitolo 16

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Aspiro il fumo della sigaretta mentre per l'ennesima volta in questa giornata guardo il mio telefono suonare.

È Christopher.
Ma non ho alcuna intenzione di rispondere a lui.

"Dovresti rispondere credo che papà abbia bisogno" guardo mia sorella contrariato.
Non capisco ancora come lei riesca a chiamarlo in quel modo o come lei possa aver dimenticato tutto.
Aver accettato le sue scuse.

"Perché lo chiami in quel modo?" "perché è mio padre" "non si è mai comportato come tale" "ma è pentito e si è fatto perdonare" "una parola come 'ti voglio bene' può cancellare tutti i periodi in cui sei stata di merda per lui? quando ti sentivi sola e avevi bisogno di un padre lui dov'era? a scopare, preferiva scopare le donne nel suo ufficio che passare tempo con sua figlia " "sei sempre così arrabbiato con il mondo drew che non ti rendi conto che abbiamo solo una vita io ho deciso di non lasciare spazio al rancore e agli errori passati, voglio vivere senza più odio rabbia perché non ci provi anche tu?" "perché non sono come te" "o perché forse hai paura che nostro padre possa spezzare ancora le tue barriere e getterti ancora nella spazzatura e nel dimenticatoio" "stai zitta non ho paura di Christopher e smetti di associarmi a lui come figlio" "lo è, sei suo figlio e dovresti accettarlo" "come dovrei accettare le sue scuse? Amanda non ho tempo devo studiare torna a farti i cazzi tuoi" lei sbuffa e si siede sul letto di Daniel.

Realmente non devo studiare, ho avuto tempo di farlo dopo le lezioni e ora la mia è solo una scusa.
Ho l'ultima lezione fra qualche ora.

Il tempo di una scopata e di una doccia.
Per calmare i miei pensieri.

Poi mi fissa mentre afferro dalla tasca posteriore dei jeans il mio quaderno dove disegno.
Ultimamente mi sembra di non riuscire a separarmene.
L'ho abbandonato per troppo tempo e ora che ho ripreso abitudine non smetto di disegnare per urlare la mia rabbia attraverso i disegni.
Per esprimermi.

"Sei tornato a disegnare" constata.
"Non dovresti studiare?" "ho del tempo libero"
"e per quale ragione stai con me?" "perché passiamo poco tempo assieme e mi manca mio fratello" risponde.
Ma io ignoro le sue parole da grande stronzo quale sono.
"Ok, puoi startene qua a fare un cazzo con me ma non parlarmi di Christopher non mi va" "non è una cosa che deve andarti prima o poi dovrai affrontare il discorso" "prima o poi, non adesso ti ho detto che non mi va" le rispondo seccato perché voglio fare quello che voglio e non dicerto quello che dice lei.

Odio quando le persone si impongono su di me.
Odio essere contraddetto.
Odio che si discuta di scelte che riguardano me e solo me.
Perché la mia dignità non appartiene a nessuno, perché non voglio più sottomettermi a nessuno.

Cerco di non pensare al mio pugno serrato per cercare di calmare la mia rabbia.
Provo a ricordare che quella che ho davanti è mia sorella.
Aspiro il fumo della sigaretta ancora fra le mie dita e mi do un contegno tornando a essere indifferente.

"Tu non vorresti mai che qualcuno a cui tieni ti perdoni per una cosa che hai fatto tempo fa?" mi volto verso Amanda.
"Stai cercando di dirmi qualcosa?" "no-" "non voglio perdonare Christopher me ne fotto del fatto che sia pentito, attribuisco parte della colpa su tutto quello che è successo a lui, perché se non ci avesse abbandonati tua madre non avrebbe mai dovuto scopare michael e noi non lo avremmo mai conosciuto, io non avrei la sensazione delle sue mani su di me e magari Sam sarebbe viva e tu e Astrid senza dei dannati traumi infantili" rispondo con una calma apparente.
Che non mi appartiene.
Perché dentro ho troppa rabbia.
"Christopher ha preso la sua decisione, si è rifatto una famiglia dimenticandosi di quella che aveva già, la verità è che non gli è mai importato un cazzo di noi e non gli importerà mai, ci ha abbandonato e ha preferito fare un'altra figlia con un altra donna quindi non lo considero mio padre " rispondo e aspiro il fumo di quella sigaretta che man mano si consuma fra le mie dita.
"È iniziato tutto per Christopher che si scopava le sue segretarie e mamma che iniziava con dei tranquillanti, non riesco a guardare Christopher negli occhi e perdonarlo perché nella mia testa non riesco a smettere di pensare al fatto che tutto è iniziato per colpa sua" amanda scuote la testa.
"È facile attribuire la colpa a Christopher, ma non è andata come pensi" "senti da che pulpito, tu che hai sempre attribuito la colpa a me" ghigno mentre spengo la sigaretta e torno a disegnare sul mio quaderno.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora