Capitolo 49

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Che cos'è un padre per un figlio?
Me lo chiedo da quando sono nato.

Non ho mai saputo darmi una risposta concreta.
So però la quantità esatta di volte in cui l'ho immaginato.

Per la maggior parte della mia vita ho desiderato una famiglia.
Un posto sicuro dove stare.
Delle figure genitoriali che mi amassero.

Dicono che il padre sia una figura essenziale nella crescita di un figlio e io ho sempre immaginato sia così.
Non posso dire di esserne sicuro.
Non sono esperto in questo, ma ho molti punti di vista che forse sono persino da idioti.

Forse ho solo e sempre sognato un padre sapendo che mai avrei potuto averlo.
L'ho idealizzato nella testa perché non so cosa significhi esserlo e nemmeno possederlo.

Mi sono fatto troppe illusioni.
Troppe aspettative.
Mi sarei aspettato amore, presenza, sentirmi ascoltato e magari anche capito,avrei voluto che mi trasmettesse valori.
Desideravo cristopher fosse un padre e basta.
Che non significa per forza fare cose insieme.
Anche se spesso sopprattutto quando guardavo gli altri bambini giocare al parco con i loro padri o quando vedevo i padri dei miei amici venirli a vedere giocare le partite, immaginavo di voltarmi verso gli spalti e di vederlo.
Magari ancora vestito da lavoro e magari nemmeno che fosse concentrato sulla partita ma anzi,con l'aria assorta dal telefono che suonava continuamente.
Mi è sempre bastato poco.
La sua unica presenza.

Mi immaginavo di vederlo nei suoi soliti gesti abituati di quando si toccava la barba curata e assorto si guardava intorno.
Ma mi immaginavo fosse lì,a vedere la mia partita,mi importava solamente che fosse presente.
Non è mai stato così,non mi ha mai visto giocare.
E la mia è sempre stata solo immaginazione che poi ho incanalato e trasformato in rabbia.

Ero arrabbiato e confuso,non sapevo che cosa avessi fatto di male.
Mi chiedevo perché gli altri avessero padri presenti e che guardavano le cazzo di partite fieri dei loro figli e io no.
Nemmeno l'ho ancora capito onestamente.

Perché non so cosa vuol dire essere padre,ma so che cosa non fare se mai in un universo parallelo io dovessi diventarlo.
So come non voglio fare sentire mio figlio, cioè come mi sono sentito tutta una vita.

Per me non è questione di presenza fisica,non solo almeno.
Ho sempre immaginato significasse tenere a mente il proprio figlio.
Fargli sapere con una minima cosa che lo ami come credo un padre debba fare.
Che anche se non fisicamente tifi per me a quella partita del cazzo.
Gesti futili per chiunque se lo si vive ogni giorno,ma importanti per persone che mai hanno avuto la possibilità di averli.

Molto probabilmente  attribuisco a cristopher come la maggior parte dei miei problemi il fatto che io sia sempre i distaccato emotivamente.
Dal fatto che spesso ho difficoltà ad avere rapporti duraturi e ho fin troppi problemi di fiducia nei confronti degli altri.
Lo attribuisco a lui nonostante magari è colpa mia se sono così.
Ma le mie abitudini e i miei problemi mi accompagneranno ingenerando un circolo vizioso fatto da schemi  disfunzionali fino a quando non troverò soluzione.
E non credo succederà presto.

L'assenza di una figura paterna ha causato troppi problemi, di adattamento, così come  di comportamenti distruttivi.
E sinceramente forse addossare tutte le colpe su cristopher aiuta.

Mi sento così tanto peso adosso che scaricarlo su di lui mi fa sentire sollevato.
Nonostante io sappia che quello che ha seminato ha raccolto.
Perciò io non sono tanto diverso da lui.

Avrei voluto solo che mi abituasse e aiutasse a tutto questo.
Avrei avuto  bisogno di un confronto continuo con il mondo esterno.
Avevo bisogno di confrontarmi attraverso i miei genitori  e trovare in loro una base sicura,dove potere avere una certezza e sicurezza che non ho avuto.
Avrei voluto fossero presenti ma mi hanno solo generato ansia e troppo male.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora