Capitolo 27

35 2 0
                                    

"Sei sicuro? non dovremmo avvertire gli altri? e con i tuoi?" "cazzo ragazzina, vado via da qua perché ne ho bisogno, sono solo due giorni, ho scritto un messaggio a Maggie, lo leggerà domani mattina, mia madre e Christopher possono farsi fottere" lei sospira.
"Senti se non vuoi farlo mi sta bene, ma decidi ora prima di salire sull'aereo" "non so io-" "non sei costretta, sono io quello che ha bisogno di staccare non tu" "vorrei drew ma non me la sento di lasciare l'università per due giorni, ho fatto tanto per arrivare fino a qua" lei gesticola in modo ansioso.
"Non devi giustificarti" "scusa drew -" "è ok, mic" le bacio le labbra.
"Promettimi che non farai nulla di stupido" "non ti ho mai promesso cose che so di non poter mantenere" ride.

"Dove pensi di andare?" "non vado a new york senza di te" "torni a los Angeles?" alzo le spalle.
"Ho solo bisogno di due giorni, quella città la odio, ma so che ho troppe cose da sistemare" "senti io-" "non ho problemi a andare da solo, a stare lontano da te si, ma sono solo due giorni" "mi dispiace drew-" "promettimi che quella che non farà nulla di stupido sei tu" "te lo prometto"
Metto il borsone in spalla e la bacio.

"Mi sto fidando Micol" lei annuisce "chiama daniel ti verrà a prendere lui, io vado a comprare i biglietti, ci vediamo fra due giorni ragazzina" le mordo il labbro mentre la bacio fino a quando non ne esce un po' di sangue.
Mi guarda male e alza gli occhi al cielo mentre capisce le mie intenzioni.
Poi mi volto e me ne vado.

Mi allontano da lei con la consapevolezza che avrei voluto che lei stesse con me questi due giorni.
Perché se ho bisogno di tatuarmi non è mai un buon segno.
Vuol dire che i miei pensieri già poco positivi di suo quando sono calmo ora sono nettamente meno positivi del solito.

Vuol dire che quel periodo sta tornando.

Non solo che lei mi manca di più del solito.
Ma che ho bisogno di aiuto che però non avrò alcuna intenzione di chiedere.

Speravo intuisse che avevo bisogno di due giorni per noi due.
Ma cazzo non posso chiederle di capire uno come me, perché non ho dato nessun segno di aver bisogno d'aiuto.
Avrei potuto supplicarla ma non sono il tipo.
Nella mia vita quando sto male ho sempre avuto la necessità di isolarmi dal mondo, mi bevo qualche birra o mi fumo qualche sigaretta per tenermi occupato.

Ma penserò sempre a cose che non dovrei pensare.
La mia mente penserà inevitabilmente a quella cosa che cerco sempre di evitare.
Ho sempre preferito la solitudine ma da quando l'ho conosciuta non riesco a fare a meno della sensazione di calma che mi scorre nelle vene con lei accanto.
Perché è meglio di fumarsi una canna o di bere fino a stare male.
Perché lei non fa male fa solo bene.
E un pacchetto di cerotti sopra a una emorragia che forse non servono a molto ma che provano a tenere in vita me.
Lei ci prova e questo conta.

Pago il biglietto e mi siedo su quella cazzo di sedia di metallo.

Al momento vorrei che Micol non avesse girato i tacchi e che fosse rimasta.
Perché l'ansia inizia a prendersi gioco di me.
Sbuffo, forse avrei solo bisogno di fumare ma so che non posso percui cerco un modo migliore per liberare la tensione e mi metto a scarabocchiare qualcosa sul mio quaderno nero fino a quando non sento l'annuncio allautoparlate.

Sospiro e mi dirigo verso il volo.
Accendo per gli ultimi secondi il telefono prima di metterlo in modalità aerea.

"Ricorda di chiamare" faccio un mezzo sorriso e spengo il telefono.
Chiudo gli occhi fino e metto una cuffietta nella speranza di dormire tranquillo e di svegliarmi una volta arrivato.

Mi sveglio e non so per quale cazzo di strano motivo ho dormito bene.
Forse nemmeno il mio cervello riusciva più a resistere.
Scendo dall'aereo e mi passo una mano fra i capelli aspettando un taxi.
Cazzo non mi mancava per niente questo posto di merda, ma so che sto meglio qua che a Londra.

Le stelle nei suoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora