- Capitolo Diciassette -

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La fortezza gli parve da subito diversa

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La fortezza gli parve da subito diversa. Era come se ci fossero più finestre aperte, e più luce. Ma forse era Devjm che vedeva tutto meno grigio, ora.

Era riuscito a convincere Brenta a restare a casa, dopo aver parlato a lungo con lei, sia delle sue intenzioni, sia dei suoi sospetti, sia di ciò che avrebbe fatto. La ragazza lo aveva convinto – non avevano bisogno né di rubare, né di elemosinare. Tuttavia, instaurare dei buoni rapporti con Lady Kaetyun sarebbe stato sicuramente redditizio, e se Devjm poteva sfruttare il suo collegamento a Lord Vyde per il bene, allora doveva farlo.

Il giovane venne accolto infatti in veste di Ideev. I mercenari dell'ovest erano ancora ammessi alla fortezza, anche perché nessun altro poteva farsi da portavoce per quella che era la situazione al di là delle Montagne.

Una delle guardie, che indossava un'armatura identica a quella dei Sakrum, gli comunicò che l'avrebbe accompagnato fin da Lady Kaetyun, per motivi di sicurezza.

Devjm annuì, e sorrise – sarebbe servito ben più di un singolo soldato, per fermarlo.

Il giovane Ladro si prese del tempo per osservare ciò che lo circondava. Era decisamente più luminoso. L'effetto era dato, oltre che dalle finestre aperte e dalle tende scostate, proprio dai colori dei drappi e della tappezzeria in generale. Al posto dei tappeti blu scuro con rifiniture dorate, ora il pavimento di pietra del pianterreno era lasciato per la maggior parte scoperto.

A ogni decina di passi si poteva notare un nuovo piedistallo, sul quale si trovava un vaso pregiato o una statua finemente scolpita.

Le tende pesanti erano state rimpiazzate con drappi azzurri e bianchi, più leggeri. Doveva trattarsi dei colori della casata nobiliare di Lady Kaetyun, poiché la guardia indossava un mantello bianco con un orlo di quel medesimo azzurro chiaro.

La nobildonna doveva aver già rinnovato tutti gli interni, e forse aver addirittura portato con sé le proprie guardie.

Inoltre, sembrava che non fosse l'unica a essersi insediata alla fortezza. Infatti, mentre Devjm e la guardia salivano le scale, incrociarono un uomo in carne, dalle mani flaccide e piene di nei, e soprattutto di anelli – forse era il marito della Lady.

«Perdonatemi, signore.» disse Devjm, anche se era lui a essere stato urtato dal nobiluomo panciuto.

«Sta' più attento a non sbarrare la strada, la prossima volta.» sbuffò l'altro.

Devjm chinò il capo un'altra volta, per mostrare rispetto, mentre tentava solo di nascondere una smorfia disgustata. Il nobile agitò una mano ingioiellata nell'aria, e riprese la sua discesa.

«Chi era quell'uomo?» domandò Devjm, curioso, mentre lui e la guardia continuavano a salire. Voleva sapere quanto fosse grave il furto che aveva commesso – l'anello dorato adornato con quell'enorme pietra rosso scuro aveva da subito attirato la sua attenzione.

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