- Capitolo Cinquanta -

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Aera irruppe nella stanza del sanatorio

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Aera irruppe nella stanza del sanatorio.

I medici di Lanth, al suo seguito, entrarono, mentre lei restava appoggiata alla porta aperta, ansimando, stanca per la lunga corsa.

Il suo sguardo venne catturato da Geka, che piangeva, china sul letto vuoto. La giovane si voltò verso la principessa, gli occhi pieni di lacrime – i medici erano davvero arrivati tanto presto, ma non era felice, non poteva essere felice, non riusciva a essere felice. Non senza Elenar al suo fianco.

Aera le si avvicinò e la abbracciò, senza dire una parola, consapevole di ciò che quel silenzio significava. Geka era stata al suo fianco fino alla fine, ma Elenar non aveva tenuto duro abbastanza a lungo.

No, non era colpa sua. Se c'era qualcuno da incolpare per quella sfortunata serie di eventi, quello era Tizho, e per la perfetta ironia dei tempi, gli Dei.

Aera prese a odiarli, dentro di sé, ma anche a temerli. Se erano arrivati a uccidere una creatura innocente come Elenar, significava che non si sarebbero fermati di fronte alla più pura delle anime, che tutto ciò che le era stato raccontato sul fatto di dover fare del bene per aspettarsi del bene era una bugia, e che lei stessa, l'umanità intera, tutti quanti erano solo una miriade di pedine in un gioco di cui nemmeno sospettavano.

Significava che la giustizia non esisteva.

I medici attorno alle due ragazze abbracciate avevano cominciato a somministrare gli antidoti a tutti i malati del sanatorio. Venne il turno di Aera, e poi quello di Geka; la prima applicò la pomata alla sua stessa gamba, mentre la seconda si lasciò massaggiare la coscia destra da uno dei medici di Lanth.

«Non è giusto...» mormorò Geka, «Elenar dovrebbe essere qui con noi. Perché proprio lei se n'è andata? Lei che non aveva colpe...»

«Forse proprio per questo,» rifletté Aera, «Forse la Lefsan l'ha colpita così duramente proprio perché Elenar era perfettamente innocente.»

Geka guardò Aera con occhi spenti, senza comprendere, e la principessa spiegò. «La Lefsan porta la Morte, l'oscurità. Elenar non aveva nulla di oscuro, dentro di sé, e l'impatto con quel buio, tutto quel nero, è stato fatale per lei. Non è morta perché era troppo debole. È morta perché era troppo pura.»

Geka abbracciò Aera, di nuovo, e le lacrime ricominciarono a rigare il suo volto.

Aveva ragione. Era così che era andata. Aveva bisogno di trovare una ragione alla morte di Elenar, e quella sembrava la più plausibile, o forse semplicemente la meno dolorosa. Per questo motivo decise di credere alle parole di Aera – perché, a differenza della verità, non facevano male.

I medici cominciarono i loro arrangiamenti su chi sarebbe andato a est e chi a ovest, chi sarebbe salpato per Wekeon, chi per Nyhaem, chi sarebbe rimasto con la principessa. Era un gruppo ristretto, ma sarebbe stato abbastanza.

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