- Capitolo Venticinque -

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Al cambio della guardia, a mezzanotte, Clood prese il posto di Jylan

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Al cambio della guardia, a mezzanotte, Clood prese il posto di Jylan.

«Va' a dormire, ora.» gli consigliò, premuroso.

«Sì, sì, sì...» gli assicurò Jylan, fiacco, mentre aveva intenzione di dirigersi alla più vicina locanda e annegare di nuovo il suo dolore nel vino.

Clood aspettò che si fosse allontanato e non potesse vederlo o sentirlo, poi si accovacciò davanti alla cella, estrasse dei pezzi di pane da una tasca e li distribuì ai prigionieri. Raccoglieva le briciole del pane che spezzava con le mani nel mantello, poi le rovesciava nella mano e dava ai prigionieri anche quelle.

Faceva ciò che poteva, eppure non era abbastanza. Diede uno sguardo alla cella che era stata di Lyrja, e vi vide il suo fantasma.

Solo dopo, quando i suoi occhi ormai abituati all'oscurità distinsero meglio i contorni, si rese conto che si trattava della principessa Aera.

«Oh, Altezza! Mi dispiace... Non credevo che Vi avrebbero portata qui tanto presto.» si scusò. Non aveva cibo per lei.

«Quindi tu sapevi tutto dei piani di quel pazzo.» ragionò lei, fulminandolo con lo sguardo, riconoscendo Clood come la guardia che l'aveva adagiata sul letto ed era stata al suo fianco, identificandolo come un traditore.

Il soldato abbassò gli occhi, colpevole.

«Puoi avere il mio.» giunse una voce dall'altra cella.

Era una ragazza pallida e fragile, vestita di bianco. I capelli lunghi, lisci e biondi le cadevano sulle spalle, e nella posizione in cui si trovava, in ginocchio protesa verso la cella di Aera mentre allungava il braccio, le punte dei capelli arrivavano a toccare il pavimento sudicio. Sembrava sul punto di spezzarsi, o di sgretolarsi e svanire nel vento.

«Idiota!» la fermò un'altra, quella con cui Aera aveva parlato, l'ombra, «Sei più bianca di un lenzuolo e più magra di un ramoscello secco!» la rimproverò, «Tieni il mio, piuttosto.» si rivolse ad Aera, porgendole il pezzo di pane.

La giovane ringraziò, e lo prese tra le mani. Poi lo spezzò a metà, e ne porse una parte all'altra ragazza.

«Hai un accento strano, per essere la principessa di Lanth...» commentò l'ombra, «Come diavolo parlano, al Palazzo Reale?» scherzò, poi.

Aera sorrise e spiegò di essere cresciuta nella Valle Verde. «Anche per questo non sono stata istruita quanto avrei dovuto, e sono caduta con tanta facilità nella trappola che mi è stata tesa da Tizho.» si colpevolizzò.

«No, quella è colpa mia.» intervenne Clood, facendosi carico di ogni responsabilità.

Aera lo guardò storto, di nuovo. «In effetti, non hai tutti i torti.» disse, una freccia che centrò in pieno il cuore del soldato.

«Per favore, lasciatemi spiegare.» cominciò allora a dire Clood.

Rivelò tutto quanto. Disse di essere un Amter; ufficialmente una guardia Imperiale, che portava però un bracciale d'argento che lo identificava come appartenente al piccolo esercito privato del dottor Tizho.

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