- Capitolo Trentatré -

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«Maledetto!» Tizho si precipitò nelle segrete, nel cuore della notte, imprecando e inveendo contro Reyns

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«Maledetto!» Tizho si precipitò nelle segrete, nel cuore della notte, imprecando e inveendo contro Reyns.

A passi veloci raggiunse la cella di Aera, e si aggrappò alle sbarre, incolpandola. Il metallo riverberò sotto la sua stretta, facendola sobbalzare. «Tu e quella dannata spia! Voi due avete rovinato tutto!»

La giovane si allontanò dalle inferriate fino ad arrivare contro il muro opposto, freddo, ma non era questo il motivo per cui stava tremando. Era paura, terrore puro di ciò che Tizho sarebbe potuto arrivare a farle.

«Tutto questo è accaduto solo perché tu non sei morta! Diamine! Nemmeno trovare la perfetta sostituta è servito a qualcosa. L'ha riconosciuta...» borbottò ancora qualche offesa diretta a Reyns.

Aera invece si preoccupò per la sorte di colei che temeva essere la sua sostituta. «State parlando di Lyrja? Che le è successo? Dove si trova ora?»

Con la coda dell'occhio notò la figura di Clood, che era di guardia, come scosso da un brivido.

Tuttavia, Tizho non lo vide, e rispose, freddo: «È morta. È rimasta chiusa in questa stessa cella per giorni, con quegli stessi identici fiori. Si è ammalata, la poverina. Che ti aspettavi?»

Aera ebbe un colpo al cuore. Lyrja era morta, lei era la prossima, e quel pazzo ne parlava come se si trattasse di una delle tante gocce d'acqua cadute in una giornata di pioggia.

«E il mio ciondolo? Che fine ha fatto?» provò a chiedere.

Avrebbe tentato di ottenere più informazioni possibili. Se fosse morta, almeno se ne sarebbe andata con la soddisfazione di conoscere gli intenti del suo carnefice, e se invece fosse riuscita a scappare, avrebbe potuto fermarlo definitivamente, conoscendo la sua prossima mossa.

«Se l'è preso, quel maledetto.» rispose Tizho.

Fece una pausa, e sul suo viso si sfoderò un sorriso che spaventò ulteriormente Aera. «E ora sta girovagando per le strade di Evol, per tutti i sanatori, cercando te!» rise, «O almeno, questo è ciò che l'ho sentito dire all'Imperatore.» tornò a parlare con un timbro più serio, «Bene, vorrà dire che nei prossimi giorni molti più Amter si daranno da fare e setacceranno la città alla ricerca di quel dannato assassino. Clood,» si rivolse poi alla guardia, che fu svelto nell'asciugarsi le lacrime che aveva versato per Lyrja.

«Sì, signore?»

«Tu hai visto in faccia il ragazzo, mi pare di ricordare...» disse, non tentando nemmeno di nascondere il disprezzo che provava per lui e quanto poco approvasse il soccorso che aveva prestato a Reyns.

«Sì, signore.» confermò Clood.

«Allora ci sarai anche tu, domani mattina. Parti all'alba con una decina di uomini. Descrivi il ragazzo, disegna, se ne sei capace, e fammelo portare qui. Vivo. Chiaro?»

«Sì, signore.»

Non lo congedò, né gli fece alcun cenno, semplicemente tornò a rivolgersi ad Aera.

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